Pensieri e parole...

BIDEN E IL MISTERO DELLE CARTE SEGRETE TROVATE NEI SUOI UFFICI.


Era il 10 gennaio 2023. Il giorno in cui furono rinvenute le prime carte segrete. La Casa Bianca dovette correre ai ripari dopo l’ennesima gaffe del presidente Biden. Nella giornata del 9 gennaio, infatti, i media statunitensi pubblicavano la notizia secondo cui il numero uno degli Usa avrebbe tenuto in un proprio ufficio alcuni documenti classificati per due anni. Il periodo risale tra il 2017 ed il 2019, proprio quando Joe Biden aveva appena terminato il ruolo di vicepresidente degli States (Presidenza Obama) ed usufruiva degli uffici al Penn Biden Center, un think tank di Washington, quando era professore onorario della University of Pennsylvania.La scoperta è avvenuta grazie ai “suoi avvocati”, che hanno subito informato gli Archivi Nazionali, prendendo possesso del materiale e trasmettendo al dipartimento di Giustizia. Il procuratore generale degli Usa, Merrick Garland, ha incaricato il procuratore del distretto settentrionale dell’Illinois, John Laus, di esaminare i documenti ed i fascicoli rinvenuti, aprendo di fatto le indagini.Il caso risulta essere particolare per almeno due motivi principali. Il primo: la notizia è pervenuta al grande pubblico solo nella giornata di ieri, ma i fatti risalirebbero addirittura al 2 novembre scorso. Guarda caso, sei giorni prima dell’appuntamento elettorale di midterm, che ha visto resistere i democratici alla temuta onda rossa prevista dai sondaggi nazionali. Un arco temporale (forse) casuale, ma che si pone in linea continua con lo scandalo del figlio Hunter Biden, risalente alla campagna elettorale per le presidenziali 2020, prontamente censurato da Twitter (come ha rivelato Elon Musk nei Twitter Files) e rinvenuto solo dopo la vittoria di Biden padre contro il Tycoon.Il secondo aspetto è il cortocircuito politico, in cui l’attuale presidente Usa si è cacciato. Dopo la fine del mandato di Trump, infatti, i democratici contestarono al leader del Gop di non aver trasmesso alcuni documenti classificati agli Archivi di Stato, tenendoli nella sua casa in Florida. Ad agosto, inoltre, gli agenti della Fbi sequestrarono tutti i file in questione, aprendo un’indagine federale ancora in corso. Per Biden, quello fu un atto “irresponsabile”, ma che – come ieri si è scoperto – era già stato compiuto dallo stesso ex vicepresidente degli Usa, durante il duplice mandato di Barack Obama.E, a questo punto, il team di Trump ha deciso di seguire la strada più facile, quella dell’attacco: “Ci è stato detto per mesi – ha affermato il figlio di The Donald, Donald Trump Jr. – che questo era tradimento e motivo di impeachment e meritevole di pena di morte. Ma adesso ho la sensazione che non succederà niente”. Dopo qualche ora, è stato proprio l’ex presidente degli Stati Uniti, dalle colonne del suo social Truth, ad intervenire direttamente sulla vicenda: “Quando la Fbi farà un raid nelle molte case di Joe Biden, forse anche alla Casa Bianca? Quei documenti erano sicuramente non declassificati”.Successivamente al primo rinvenimento ne è avvenuto un secondo. Adesso Joe Biden fugge dalle domande dei mediasullo scandalo delle carte top secret trovate nella sua abitazione. E i Dem provano a fare quadrato ipotizzando complotti nei confronti dell’attuale inquilino della Casa Bianca. Intanto però, la Commissione Sorvegkianza del,a Camera chiede alla Casa Bianca di consegnare “tutti i documenti classificati recuperati”.Nonostante gran parte della stampa abbia dato la notizia un po’ sottotono, è una burrasca degna del film di Otto Preminger, “Tempesta su Washington”, quella che sta investendo la Casa Bianca. Una burrasca scatenatasi dopo che, l’altro ieri (giovedì 12 gennaio), il procuratore generale degli Stati Unit, Merrick Garland aveva annunciato la nomina di Robert Hur a procuratore speciale, per indagare sui documenti classificati, risalenti all’amministrazione Obama, che erano stati rinvenuti in un vecchio ufficio di Joe Biden a Washington e nel garage della sua abitazione privata di Wilmington.È in questo quadro che ieri il presidente della Commissione Sorveglianza della Camera, James Comer, ha domandato alla Casa Bianca di consegnare “tutti i documenti classificati recuperati dagli assistenti o dagli avvocati di Biden in qualsiasi luogo”. È sempre ieri, è stata avviata un’indagine del presidente della Commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan. Dall’altra parte, i Dem stanno stanno facendo quadrato attorno al presidente.In particolare il deputato Hank Johnson - noto per avere paragonato Donald Trump ad Adolf Hitler nel 2019 - ha ipotizzato che gli incartamenti classificati potrebbero essere stati messi apposta nel garage dell’inquilink della Casa Bianca.