Pensieri e parole...

TINA TURNER SIMPLY THE BEST…


Per tutti gli anni Sessanta e Settanta è stata una delle grandi signore del rhythm and blues, titolo che non si acquisisce: ci nasci, perché hai il Sud nelle vene e un prodigio al posto dell’apparato fonatorio. Negli Ottanta è diventata la regina del pop, lavorando sodo su un repertorio easy listening di qualità ed esibizioni che ti lasciavano sbalordito. Tina Turner, morta a 83 anni nella sua casa sulle rive del Lago di Zurigo, è la donna che visse due volte della popular music americana, un fenomeno da 200 milioni di dischi venduti in giro per il mondo. E, accanto a tutte queste cose, è stata pure icona femminista.Sulla sua vita ci potrebbero fare un film, se non fosse che ce l’hanno già fatto: Tina - What’s Love Got to Do with It di Brian Gibson (1993). Una storia di riscatto dalla miseria attraverso il talento, affermazione dei diritti femminili, caduta, rinascita, con una domanda non troppo retorica sullo sfondo: che cosa c’entra l’amore con tutto questo?Dal coro Gospel al matrimonio con IkeNata nel Tennesse con il nome di Anna Mae Bullock, era figlia di un pastore battista, destino comune a quello di numerose altre signore del rhythm and blues. A dieci anni era già reginetta del coro gospel di Nutbush, poi succede che mamma e papà si separano e lei e la sorella si trasferiscono a St. Louis. È qui che, ancora 17enne, incontra Ike Turner, idoletto locale r’n’b che era sempre lì lì per sfondare senza riuscirci mai. Ne nasce una storia d’amore travolgente e una carriera - quella del duo Ike & Tina Turner - che superava i confini dei circuiti black music per andarsi a prendere il pubblico mainstream bianco. Gli anni Sessanta e Settanta sono contrassegnati da successi come A fool in love (1960), River Deep - Mountain High (1966), la cover soul di Proud Mary dei Creedence Clearwater Revival (1970) o ancora Nutbush City Limits (1973).Il divorzio e la rinascitaUna storia d’amore che diventa subito un matrimonio, che diventa presto triste vicenda di sopraffazione, manipolazione e violenze domestiche. Perché Ike è il padre padrone che possiede e gestisce carriera e vita privata di Tina, perché il matrimonio tra Ike e Tina è sì un brand, ma anche una gabbia che alla cantante - indubbiamente la più dotata musicalmente tra i due - starà sempre più stretta. Nello sguardo dei figli, quella piccola grande donna nera del Sud troverà il coraggio di lasciare il marito e ricominciare da zero.Perché la richiesta divorzio, datata 27 luglio 1976, è una fine ma anche un inizio. Perché Tina, dalla corte di Los Angeles, otterrà poco ma anche tanto: la possibilità di conservare il cognome Turner che fino a quel momento ne aveva accompagnato la carriera. E qui di carriera ne partirà una nuova, con singoli di successo come la stessa What’s Love Got to Do with It (1984), ma anche l’album Foreign Affair (1989), contenente hit memorabili come Steamy Windows, Look Me in the Heart e soprattutto The Best. Una carriera che è anche cinematografica, perché Tina, che nel 1975 aveva già vestito i panni della Acid Queen degli Who nel film di Ken Russell tratto dall’opera rock Tommy, dieci anni più tardi è la regina post-apocalittica di Mad Max. E cantando sentenzia: «We don’t need another hero». I suoi show di quel periodo, tra effetti speciali e robusti corpi di ballo dispiegati, sono le prime, mastodontiche produzioni live che da quel momento in poi caratterizzeranno la black music al femminile (vedi alle voci Beyoncé e Rihanna).Il ritiro in SvizzeraHa vissuto intensamente, Tina, tra sofferenze indicibili come quella di vedere i figli morire prima di lei, e successi (i 12 Grammy vinti, l’introduzione nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2021) che potrebbero riempirne addirittura tre di carriere. Dagli anni Novanta si era ritirata in Svizzera, acquisendo anche la nazionalità svizzera. Due anni fa aveva rilevato la sontuosa villa sul lago di Zurigo per 76 milioni di dollari. Gran parte di quella cifra arrivava dalla vendita dei diritti d’autore sul suo songbook a Bmg che le aveva fruttato 50 milioni di dollari. I soldi non le mancavano: secondo le stime, lascia dietro di sé un patrimonio da 250 milioni di dollari. Ma i soldi, per una come lei, valevano il giusto. «A volte bisogna lasciar andare via tutto, spurgarsi», diceva. «Se non siete soddisfatti di qualcosa... qualsiasi cosa vi butti giù, liberatevene. Perché scoprirete che quando siete liberi, la vostra vera creatività, il vostro vero io viene fuori». Solo così si rinasce.