Pensieri e parole...

CONFESSIONE SCOCK GUALTIERI: “ FIRMAI IL MES SENZA MANDATO”.


Certe volte ripenso a quel motto che spesso torna alla ribalta: "La sinistra ama così tanto i poveri, che ogni volta che sta al Governo fa di tutto affinché aumentino". Il fine settimana appena trascorso (oggi è il 13 giugno 2023), ha visto "rianimarsi" la discussione intorno al tanto decantato Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Venerdì scorso, infatti, sono arrivate le dichiarazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sembrano avere messo una pietra piuttosto pesante sopra la questione della ratifica parlamentare della riforma del trattato sul Mes. Parlando al Forum «L’Italia che verrà», organizzato da Bruno Vespa nella sua masseria di Manduria, il presidente del Consiglio non aveva usato perifrasi: «Il Mes è un tema che sarebbe stupido aprire adesso, per due ragioni. La prima è che non ho cambiato idea sul Mes, ma è una parte di una serie di strumenti che vanno discussi nel loro complesso». Frasi ambigue a mio parere modesto. che si contraddicono, ma procediamo con ordine. Non ha dunque senso «ratificare la sua riforma se non sai cosa prevede il nuovo patto di stabilità e crescita». Meloni aveva poi aggiunto di non essere «convinta sulla proposta della Commissione» relativa al nuovo patto di stabilità, arrivando poi a definire il Mes «uno stigma che rischia di tenere bloccate delle risorse in un momento in cui invece stiamo tutti cercando risorse: poi non verrebbe utilizzato da nessuno». E soprattutto, si tratta pur sempre non di regalie, ma denaro a prestito, che dovremmo restituire, ma se l'economia non cresce, come sarebbe possibile? È vero comunque, che l'Italia attualmente è l'unico Paese non in recessione, mentre Germania e Francia annaspano.Le parole di Meloni hanno provocato immediate reazioni e levate di scudi. Sabato il Commissario europeo Paolo Gentiloni , da Bologna ha affermato: «Non sono sicuro che una mancata ratifica renda l’Italia un Paese più forte, anzi forse è vero il contrario». Gli ha fatto eco poco dopo Romano Prodi, che nel corso dello stesso evento di Bologna ha fatto sapere che l’Italia sta ricattando l’Ue: «Quello che sta avvenendo sul Mes è una cosa surreale, perché è una scommessa a perdita zero: se non lo vogliamo usare, non lo usiamo. Viene usato per un ricattino, ma un ricatto di un Paese da solo contro 26 non funzionerà mai, perché non crei l’atmosfera per contrattare». Poi, domenica, Roberto Gualtieri,  ora sindaco di Roma ma all’epoca ministro delle Finanze del governo Conte II, parlando di Mes ospite di Lucia Annunziata ha detto: «Io avevo chiuso la trattativa, avevamo ottenuto anche delle cose importanti, l’Italia aveva firmato, quando ancora ero ministro fui proprio io che feci la trattativa, si era chiuso per fare questa ratifica, poi si è congelata. È una cosa di scarsissima importanza ma prima lo si ratifica meglio è». A Claudio Borghi, senatore della Lega da sempre contrario alla ratifica del nuovo trattato, le parole di Gua ltie r i non sono sfuggite, tanto che il parlamentare ha annunciato in merito un esposto in Procura. Secondo Borghi ricorrerebbero gli estremi previsti nell’articolo 264 del Codice penale, Infedeltà in affari di Stato: «Chiunque, incaricato dal governo italiano di trattare all’estero affari di Stato, si rende infedele al mandato è punito, se dal fatto possa derivare nocumento all’interesse nazionale, con la reclusione non inferiore a cinque anni». In un lungo tweet il senatoreha riassunto la questione. In sintesi, il Parlamento aveva impegnato il governo a non procedere nelle trattative sulla riforma del Mes con una mozione del 19 giugno 2019. A tale mozione non erano seguiti altri atti di indirizzo, ma all’Eurogruppo del 30 novembre 2020, invece, presente Gualtieri, come si evince dal comunicato dello stesso, veniva chiuso l’accordo sulla riforma del meccanismo europeo di stabilità. Secondo Borghi, le dichiarazioni di domenica di Gualtieri equivalgono a una confessione, dato che è soltanto dopo l’Eurogruppo del 30 novembre che il governo si precipita a farsi dare dal Parlamento l’atto di indirizzo per la firma dell’accordo, il 9 dicembre, in vista del Consiglio europeo del 10-11 dicembre. Ci vorrà tempo per capire come si svilupperà la vicenda e come si orienterà la Procura, ma la questione della mancanza dell’atto di indirizzo non è secondaria. Intanto, tutto fa pensare che in Parlamento il 30 giugno, data prevista per la discussione in Aula della proposta di legge di ratifica presentata dalle opposizioni, il provvedimento non passerà. Come arcinoto, l’Italia è l’unico Paese dell’eurozona a non aver ancora ratificato il trattato, che nella nuova versione affiderebbe al Mes anche un ruolo nel salvataggio eventuale delle banche. Da mesi le pressioni perché il Parlamento italiano ratifichi l’accordo giungono al governo da più parti, ma ora la posizione espressa chiaramente da Giorgia Meloni non lascia dubbi sul fatto che la maggioranza non intende procedere alla ratifica. In questa chiave, forse, va letta l’improvvisa giravolta di Federico Fubini, che sul Corriere della sera di ieri scrive «Il Mes può attendere». Mentre fino alla settimana scorsa sembrava che senza Mes l’Eurozona sarebbe precipitata nella barbarie, ora, secondo Fubini, la volontà di Ursula von der Leyen di ricandidarsi alla guida della Commissione europea la spingerebbe a corteggiare il partito di Giorgia Meloni. Dunque, sarebbe un momento tatticamente inappropriato, questo, per fare pressioni a proposito del Mes. Inoltre, improvvisamente, gli altri governi sarebbero sì infastiditi dal no italiano, ma lo considererebbero anche poco importante. Affermazione singolare, considerato quanto lo stesso Fubini andava scrivendo il 30 aprile scorso in merito alla necessità di ratificare il Mes: «Tutti però concordano che il confronto non parte se prima l’Italia non ratifica l’attuale riforma, in modo da creare più risorse per la gestione delle crisi bancarie».Tutti i governi, quindi, solo quaranta giorni fa giudicavano imprescindibile la ratifica italiana per poter definire gli interventi di salvataggio del settore bancario europeo, che sembravano urgenti. Forse è vero che il clima sta cambiando.