Pensieri e parole...

11 NOVEMBRE… SAN MARTINO!


San Martino di Tours è stato un vescovo ed anche militare romano di origine pannona, nel IV secolo. Originario appunto della Pannonia, l'odierna Ungheria, esercitò il suo ministero nella Gallia del tardo impero romano. L'antica leggenda religiosa cattolica riguardo l'estate di San Martino di Tours, racconta che Martino, durante il suo soggiorno in Gallia, nell’inverno del 335, tornando a casa, durante un forte temporale, incontrò, per strada, un mendicante. Vedendolo senza vestiti in mezzo alla tormenta, Martino si impietosì e gli donò la metà inferiore, rimanendo con una corta mantella. Poco più tardi incontrò un secondo pover’uomo, anch'egli sofferente per il freddo, al quale Martino donò l'altra metà.Dopo questo secondo episodio generoso, Martino era rimasto senza nulla per coprirsi, ed ecco che la sua generosità diede il “là” ad un miracolo: la tempesta infatti, si placò, il vento smise di soffiare ed arrivò il bel tempo. Non solo.Quella stessa notte Martino sogna Gesù, che gli rivela di essere lui il mendicante a cui ha donato il mantello. Un sogno premonitore che spinge Martino a deporre le armi e a convertirsi al Cristianesimo. Inizia così il cammino di fede che lo porta a diventare il vescovo di Tours nel 371 d.C.Ma cosa ha a che fare con noi questa storia?Non tutti sanno che la cosiddetta Estate di San Martino è direttamente legata alle celebrazioni del Samhain celtico. I punti in comune riguardano gli 11 giorni di festa; i contratti di affitto, rendite e locazioni in scadenza; l'inizio delle attività giudiziarie, delle scuole, delle elezioni, ecc. Poi c’era la divinazione, la questua di dolcetti e tanto altro.Infine, come dicono molti detti popolari, San Martino era giorno di precetto, in questo giorno si aprivano le botti per il primo assaggio del vino nuovo: "a San Martino, ogni mosto è vino" si dice e l'usanza di bere e festeggiare con il vino nuovo, leggero ma traditore, infatti per questo in Istria la festa si chiama "degli imbriagoni".Per tradizione il vino veniva solitamente abbinato alle castagne e alle oche. Il pasto era così composto perché l'oca, uccello migratorio, era facile preda dei cacciatori in questo periodo... ma anche perché era l'animale sacro del dio celtico Wigalois, cavaliere infero (leggi: morte = inverno) dalla corta mantella, proprio come San Martino...Nella religione celtica infatti, si venerava un dio cavaliere che portava una mantellina corta: il culto proveniva dalla Pannonia, terra celtica e patria di san Martino. Era considerato il cavaliere del mondo infero, colui che vinceva gli inferi, che trionfava sulla morte. Perciò (...) lo si considerava il dio della vegetazione che superava la morte attraverso la morte, e dunque  garante del rinnovamento della natura dopo la morte invernale: ne prova la funzione anche la ruota, attributo degli inferi, con cui è ritratto nei monumenti trovati in Bulgaria. Cavalca un cavallo nero, così come nera era la sua mantella. (...) la festa di san Martino di Tours, che si celebra l'11 novembre, è un Capodanno perchè si riallaccia al Samain celtico che durava una decina di giorni. Oggi questa funzione è meno evidente di un tempo, quando a San Martino cominciava l'attività dei tribunali, delle scuole e dei parlamenti, si tenevano le elezioni municipali, si pagavano le fittanze, rendite e locazioni, venivano rinnovati i contratti agrari oppure si traslocava (...). Infatti si dice pure “fare San Martino”… Giorno di precetto, era festeggiato con fiere, fuochi e banchetti innaffiati dal vino perchè "per San Martino ogni mosto è vino": leggero, ma traditore per chi lo scambi per acqua, sicché nell'Istria la festa è detta degli "imbriagoni".L'usanza di banchettare allegramente, conservata ancora oggi nelle campagne francesi, mentre è quasi scomparsa nelle italiane, è testimoniata da molti proverbi come quello piemontese che invita ad ammassare per l'11 novembre oche, castagne e vino: "Oca, castagne e vin ten tut pe' San Martin". Insomma, anche in questo caso le tradizioni moderne sono la testimonianza di un passato precristiano ricco e duraturo.