Pensieri e parole...

River Deep – Mountain High, uno dei lavori migliori di Tina and Ike Turner!


Tina Turner scomparsa all'età di 83 anni il 25 maggio scorso, dopo una lunga malattia (come ha comunicato un portavoce della cantante nata il 26 novembre 1939 a Nutbush, vicino a Brownsville, nello stato del Tennessee e spirata in Svizzera, nei dintorni di Zurigo, dove risiedeva dal 1995), è stata una straordinaria interprete rhythm & blues che in giovane età si guadagnò l’appellativo di “regina del rock and roll ”. Dotata come poche di potenza vocale, energia, carisma e carica erotica esplosivi, Anna Mae Bullock – questo il suo vero nome – divenne dopo la separazione dal marito, nel 1976 (accusato di esercitare un'azione tirannica nei confronti della consorte, nonchè maltrattamenti, questo il motivo principale addotto dalle malelingue, ed anche e soprattutto perché sotto il profilo musicale la coppia non riesce più a esprimersi compiutamente), un simbolo di forza e di indipendenza femminile e la sua vita una parabola di riscatto e di affermazione individuale. All'età di dieci anni canta già nel coro della chiesa della sua città, dove il padre, Richard, è pastore. Nel 1956 i genitori si separano; Anna Mae e la sorella Alline vanno a vivere a St. Louis. Qui incontra il musicista Ike Turner. Insieme registrano Little Ann nel 1958 e nel 1960, accompagnati dalle vocalist The Ikettes, A Fool in Love che ottiene subito un notevole successo giungendo ai primi posti nelle classifiche internazionali. Tina e Ike si sposano alla fine del 1960 a Tijuana, ma il matrimonio viene invalidato perché Ike non ottiene il divorzio dalla prima moglie. Comunque Tina prende il cognome di Ike. Dopo una serie di insuccessi, nel 1971 Proud Mary raggiunge il quarto posto nelle classifiche e diventa uno dei capisaldi del repertorio di Ike e Tina.La sua rinascita (sia personale sia artistica), come da molti viene definita, avviene dunque più tardi, dalle ceneri del suo matrimonio, nel 1979 con l'incontro con Roger Davies, un manager australiano che la porta con sé a Los Angeles e la trasforma in una delle più grandi voci musicali di tutti i tempi. Nello stesso anno, oltre ad essere la vedette fissa del varietà del sabato sera della Rete 1 Luna Park, condotto da Pippo Baudo, viene per la prima volta chiamata al Festival di Sanremo come ospite straniera, onore che le spetterà ben altre tre volte (1990, 1996 e 2000). Nel 1984 ottiene la definitiva consacrazione con l'album Private Dancer, un successo da undici milioni di copie vendute che la rilancia come star internazionale. Nel 1985 partecipa a USA for Africa, un supergruppo di 45 celebrità della musica pop tra cui Michael JacksonLionel RichieStevie Wonder e Bruce Springsteen, cantando We Are the Worldprodotta da Quincy Jones e incisa a scopo benefico. I proventi raccolti con We Are the Worldvengono devoluti alla popolazione dell'Etiopia, afflitta in quel periodo da una disastrosa carestia. Il brano vince il Grammy Award come "canzone dell'anno", come "disco dell'anno", e come "miglior performance di un duo o gruppo vocale pop". Nel 1985 è nel cast di Mad Max - Oltre la sfera del tuono (con Mel Gibson), per la quale Tina Turner canta la canzone-tema del film We Don't Need Another Hero e One of the Living che lo apre, mentre la prima raggiunge il secondo posto in classifica. Il successo discografico prosegue nel 1986 con Break Every Rule, seguito da altri ottimi lavori come Foreign Affair (1989), Wildest Dreams (1996, in cui è contenuta la traccia Confidential, composta dai Pet Shop Boys) e Twenty Four Seven (1999). Nel 1986 riceve intanto una stella nella Hollywood Walk of Fame. Nel 2000 Tina Turner appare come guest star nella terza stagione della serie televisiva statunitense Ally McBeal. Il 9 gennaio 2010 viene premiata "Svizzera dell'anno" con lo "Swiss Award", il premio più importante assegnato in terra elvetica, nella categoria show. Nel 2013, dopo aver vissuto quasi vent'anni col compagno Erwin Back nel paesino di Küsnacht, nei pressi di Zurigo, riceve la cittadinanza svizzera. Il 24 ottobre dello stesso anno, rinuncia al passaporto statunitense e alla doppia cittadinanza, mantenendo solo quella elvetica.Gli appassionati di rock la ricordano soprattutto nei panni dell’indimenticabile Acid Queennella versione cinematografica del Tommy degli Who; oppure per i memorabili duetti con artisti due fra molti altri, del calibro di Mick Jagger e David Bowie. Tina Turner duetta con molti altri personaggi celebri del panorama musicale. Sul palco come già detto, con Mick Jagger in Live Aid, uno dei più grandi eventi musicali della storia, si esibisce in concerti con Bryan AdamsRod StewartElton JohnDavid BowieBonoEric ClaptonBarry White e Mark Knopfler. Scrive anche una autobiografia che diventa subito un bestseller da cui nasce il film Tina - What's Love Got to Do with It diretto da Brian Gibson, con Angela Bassett e Laurence Fishburne, candidati entrambi al Premio Oscar. Tina Turner ha una serie di bronzi del pittore Jean-Joseph Sanfourche. Nel 2004 esce il doppio cd All the Best contenente tre inediti (Open Arms, Complicated Disaster e Something Special) che raccoglie le sue migliori performance dall'inizio della carriera; il lavoro contiene anche il brano Cose della vita, nel quale duetta con Eros Ramazzotti. Nel dicembre del 2005 Tina Turner ha ricevuto il Kennedy Center Honors per le sue performance artistiche, durante uno spettacolo al John F. Kennedy Center for the Performing Arts in Washington. La Turner si unisce quindi a un gruppo di artisti d'élite che comprende Aretha FranklinRay CharlesLittle Richard e Chuck Berry. Nel 2006 duetta con Elisa nella canzone Teach Me Again. Il grande pubblico la ricorda durante quei dorati anni 80 per la musica, in cui Tina divenne una star planetaria con pezzi come "What’s Love Got To Do With It", "Simply The Best", "We Don’t Need Another Hero" e "Typical Male" e con album come Private Dancer. Gli appassionati di Rock N' Roll la ricordano per l'album "River Deep – Mountain High", quello della consacrazione che uscì nel Regno Unito nel 1966 e negli Stati Uniti solo 3 anni dopo; e in cui Tina iniziava a liberarsi dal giogo di Ike tenendo testa a un altro maschio violento, predatore, psicotico e geniale come Phil Spector.Parliamo ora dell'album. River Deep – Mountain High di Ike & Tina Turner è stato lo zenith e il nadir di Phil Spector (1939-2021), il punto più alto e più basso della sua straordinaria carriera di produttorediscografico. Un volo d’Icaro troppo incauto ma inebriante, un sogno luccicante come il Titanic e destinato allo stesso drammatico naufragio. Eppure, nel 1966, Spector stava ancora sul tetto del mondo. Tra Elvis e i Beatles, il 1° rock and roll e la British Invasion, aveva costruito il suo regno e la sua fortuna di giovane milionario portando la musica nera aibianchi (prima della Motown) e costruendo «mini sinfonie per adolescenti». Crystals e Ronettes, i girl groups che aveva inventato, cominciavano però a incespicare; e i suoi ultimi pupilli, i Righteous Brothers di You’ve Lost That Loving Feelin’, lo avevano appena abbandonato. L’ebreo newyorkese di famiglia ucraina, covava desideri di rivalsa e un sogno ancora più grande: trovare un gruppo, o una cantante, capace di rivaleggiare con i 4 di Liverpool e di scalzarli dalle classifiche.Ha un’illuminazione quando una sera si reca al Cyrano’s, sulla Sunset Strip di Hollywood, per assistere a uno show di Ike & Tina Turner. Loro, i 2 afroamericani del Sud, sono insieme dal 1957 e sulla scena del nuovo r&b si sono già imposti come un duo irresistibile che soprattutto sul palco non teme rivali. Nel loro continuo peregrinare fra etichette discografiche stanno lasciando la Loma, marchio del gruppo Warner Bros., per la Kent, ma Turner è perennemente insoddisfatto e Spector non si fa certo spaventare da inghippi di quel genere: si offre di rilevarne il contratto e di ingaggiarli nella sua casa discografica, la Philles Records, così da poterne produrre e pubblicare le prossime incisioni. La combinazione è potenzialmente esplosiva: Phil e Ike sono 2 teste caldissime, personalità ingombranti, dittatoriali e senza scrupoli abituate a calpestare chiunque ne intralci il cammino (ne sanno qualcosa la futura moglie di Spector, la Ronette Ronnie Bennett; e la stessa Anna Mae “Tina”Bullock in Turner: vessate, umiliate e maltrattate senza pietà).A Phil, comunque, interessa Tina, non Ike. Per il nuovo singolo ritagliato sulla sua voce è disposto a sborsare al marito 20.000 $ sull’unghia, purché non si faccia vedere in sala di incisione: venale com’è, Ike incassa soddisfatto e si dilegua per il tempo necessario (volando in Alaska, dice qualcuno). Sa di avere in mano la canzone giusta, Spector: l’ha scritta lui stesso assieme a Jeff Barry e a Ellie Greenwich, marito e moglie, anche loro ebrei newyorkesi e abituati a sfornare hit per il Brill Building, la fabbrica di successi musicali che sta sulla Broadway. Un giorno, in studio, i 3 si ritrovano insieme a improvvisare: Phil arpeggia la chitarra, Ellie martella i tasti del pianoforte e Jeff maltratta una percussione; ci metteranno 2 settimane buone a modellare una canzone dalla melodia potente e impetuosache solo una voce capace di attraversare i fiumi e di scalare le montagne è in grado di domare: quella di Tina, appunto.Lei ascolta il provino, ne è entusiasta («Finalmente posso cantare qualcosa di diverso dal rhythm & blues») e prima di andare in studio prende a frequentare con regolarità casa Spector per studiare nei minimi dettagli la sua interpretazione, 2 ore al giorno per 2 settimane consecutive. «Fu come mettersi a intagliare un mobile», dirà poi la ragazza del Tennessee pronta a tirare fuori tutto quel che ha in corpo e nell’anima per raccontare la storia di una donna che ama il suo uomo di un amore profondo e vertiginoso, lo stesso riservato all’unica bambola di pezza che ha posseduto da bambina; e che si dichiara disposta a seguirlo ovunque come un cucciolo (il testo, decisamente maschilista, riflette perfettamente la sua condizione di donna succube nei confronti di un marito padrone).Sarà un 45 giri deflagrante, un pop soul inaudito ed epico come una sinfonia wagneriana, pensa Spector che in studio, il 7 marzo 1966, assembla i suoi migliori musicisti ed erige altissimo il suo Wall Of Sound, il muro del suono rigorosamente monofonico per cui è famoso e che ottiene facendo suonare all’unisono i molteplici strumenti della sua orchestra. 21 strumentisti e 21 coristi, 2 (qualcuno dice 4) batteristi, altrettanti bassisti, 3 tastiere e 2 chitarre, tutti raccolti e assembrati ai Gold Star Studios di Los Angeles. Con il fido e altrettanto folle Jack Nitzsche a curare gli arrangiamenti e il meglio di quella che in seguito si sarebbe chiamata Wrecking Crew, la “crema” dei turnisti in città, pronta seguire le sue istruzioni: i batteristi Earl Palmer e Hal Blaine, affidabili e solidi come rocce; il tastierista Leon Russell, Barney Kessel e il “cowboy in strass” Glen Campbell alle chitarre e la bassista Carol Baye, che apre il pezzo con un riff memorabile ideato da Phil.C’è anche Darlene Love, leader delle Crystals e una delle prime star del firmamento di Spector, convinta di essere lei l’interprete prescelta come solista e disorientata dal caos che regna in studio: «Una gran confusione», ricorderà nella sua autobiografia. «Stavolta non era musica, ma frastuono. Nessuno, a parte Phil, ne era convinto». Session dopo session, take dopo take, spronata e continuamente interrotta da Spector («Devo averla cantata mezzo milione di volte», ricorderà in seguito la Turner a Rolling Stone) Tina si strappa l’ugola, fra strilli acuti e bassi profondissimi, per sovrastare quella fragorosa babele di suoni sovraccarica di echi, riverberi, sezioni d’archi e di ottoni. A notte fonda, nella penombra dello studio e con la cuffia in testa, è così stravolta e sudata da togliersi la blusa e restare in reggiseno davanti al microfono.La Love, però, non è l’unica a esprimere perplessità su quella registrazione che richiede infinite ripetizioni, sovraincisioni e missaggi. Barry nota che il singolo è sovraprodotto e che nel mix finale la voce della Turner risulta quasi sepolta. Sua moglie Ellie, dopo avere ascoltato l’acetato su un giradischi, è talmente infuriata che lo toglie dal piatto e lo fa volare per la stanza. Soprattutto, e a dispetto di George Harrison che lo definirà «un disco perfetto dall’inizio alla fine», è il mercato a dare un responso negativo su una produzione costata la cifra astronomica di 22.000 $, molto più del costo di un album ad alto budget dell’epoca: non in Inghilterra, dove anzi il 45 giri ceduto in licenza alla Decca raggiunge nel mese di giugno il N°3 in classifica procurando ad Ike & Tina un invito ad aprire il tour inglese dei Rolling Stones e aprendogli il mercato del pubblico rock; ma negli Stati Uniti, dove il singolo su marchio Philles annaspa al N°88 della Top 100 di Billboard prima di affondare. «Troppo mainstream per il pubblico black, troppo black per il pubblico mainstream», sentenzia Ike dalla sua postazione di osservatore esterno, mentre Spector accusa di boicottaggio i dj delle radio, forse risentiti da certi suoi precedenti commenti poco carini nei loro confronti (o forse dal suo diniego ad assoggettarsi alla consueta per quanto illegale pratica delle payolas, soldi e altre regalìe concesse in cambio di passaggi radiofonici).Può darsi invece che River Deep – Mountain High, poi interpretata dagli Animals di Eric Burdon e dai Deep Purple, dalle Supremes con i Four Tops e da Céline Dion, sia semplicemente troppo avanti sui tempi: momento chiave nel passaggio di Spector dal pop adolescenziale a quello adulto e nella fusione tra white music e black music, pop e rhythm & blues. L’album che ne prenderà il titolo (con Ike & Tina ritratti in copertina sullo sfondo di un cartellone cinematografico da Dennis Hopper, prima di Easy Rider fotografo in bolletta alla ricerca di opportunità nella Città degli Angeli) e che uscirà marchiato come “una storica registrazione di Phil Spector” è giustamente considerato, oggi, un classico della musica popolare del ‘900, pur essendo uno strano Giano bifronte: il vellutato rifacimento della ballata A Love Like Yours (Don’t Come Knocking Everyday) che Holland-Dozier-Hollandavevano scritto per Martha and the Vandellas; la coloratissima Save The Last Dance For Me, ripresa dal repertorio dei Drifters: la canzone fu registrata infatti, per la prima volta nel 1960 dai Drifters, con Ben E. King alla voce solista, e prodotta da Jerry Leiber e Mike Stoller, che aggiunsero un ritmo con sfumature latine e archi scintillanti; l’onirica e vorticosa Everyday I Have To Cry, una canzone scritta da Arthur Alexander e registrata per la prima volta da Steve Alaimo nel 1962; il rock and roll in cinemascope di Hold On Baby e il mix di sax e cori angelici di I’ll Never Need More Than This (altri 2 parti di Spector, Barry & Greenwich: il 2° incluso nella ristampa dell’Lp nel 1969) sono puro Spector sound; il resto, classico, asciutto r&b alla Ike & Tina Turner, con le voci delle Ikettes e diverse rivisitazioni di vecchi successi della coppia come I Idolize You, A Fool In Love e It’s Gonna Work Out Fine.Ma quando l’album uscì, nel settembre del 1966 in Inghilterra con ben 3 anni di anticipo sugli Stati Uniti, Spector si era già chiamato fuori, deluso dal flop del singolo che ha sempre considerato la sua migliore produzione in assoluto. Sarà un colpo mortale alla sua autostima e un innesco probabilmente cruciale di quel vortice di paranoia, rancoroso senso di onnipotenza e autoreclusione (interrotta solo da qualche altisonante e discussa produzione: il Let It Be dei Beatles, 4 dischi per John Lennon, l’All Things Must Pass di George Harrison, Leonard Cohen e i Ramones) che il 3 febbraio del 2003 lo porterà a rivokgere un colpo di arma da fuoco in bocca all’attrice e modella Lana Clarkson e a trascorrere in carcere gli ultimi 11 anni della sua spettacolare, romanzesca, tragica esistenza.