CI RISIAMO. QUANDO ARRIVANO LE FESTE I FANATICI DEL GLOBALISMO CI PROVANO SEMPRE.Anche quest’anno come ogni anno da un po' di tempo a questa parte, riparte l'attacco e si registrano manifestazioni di intolleranza nei confronti delle tradizioni religiose del nostro Paese, indebitamente fatte passare per possibili lesioni di altrui convincimenti oppure azioni atte a non urtare la sensibilità altrui: stupidaggini! E c’è pure chi vuole la profanazione del Santo Natale, trasformandolo in "festa dell’inverno" oppure registriamo chi decide in autonomia, di sostituire in una recita natalizia (accade a Padova) Gesù con un anonimo «cucù». Costoro devono avere l’onestà intellettuale di ammettere che si tratta di una scelta propria e non scomodare altre religioni, perché con questi sistemi l’Italia conferma la sua debolezza nel difendere tradizioni che hanno valenza anche di natura culturale.Tuttavia, al di la delle buone intenzione o della malizia in certe scelte, quando in una scuola si arriva a cancellare dalla canzoncina di Natale, destinata ad un pubblico composto di bambini senza malizia, la parola Gesù sostituendola con «cucù» (la cometa viene giù non per annunciare Gesù ma per fare cucù), come è successo ad Agna, in provin-cia di Padova, significa che certi individui sembrano senza speranza. In nome di un malinteso multiculturalismo, in nome dell’accoglienza, in nome dell’integrazione, finiamo per dimenticare chi siamo. Io mi domando da anni: come si fa a dialogare con qualcuno sesmettiamo di essere noi stessi? Come si fa a integrarsi con qualcun altro se distruggiamo tutto quello che siamo? Se cancelliamo la nostra storia e le nostre tradizioni? Stiamo fa-cendo di tutto per tagliare le nostre radici. Eppure dovremmo sapere che le civiltà sono come gli alberi: senza radici, risecchiscono e muoiono.
CANCELLARE GESÙ NON SIGNIFICA INTEGRAZIONE E MULTICULTURALISMO!
CI RISIAMO. QUANDO ARRIVANO LE FESTE I FANATICI DEL GLOBALISMO CI PROVANO SEMPRE.Anche quest’anno come ogni anno da un po' di tempo a questa parte, riparte l'attacco e si registrano manifestazioni di intolleranza nei confronti delle tradizioni religiose del nostro Paese, indebitamente fatte passare per possibili lesioni di altrui convincimenti oppure azioni atte a non urtare la sensibilità altrui: stupidaggini! E c’è pure chi vuole la profanazione del Santo Natale, trasformandolo in "festa dell’inverno" oppure registriamo chi decide in autonomia, di sostituire in una recita natalizia (accade a Padova) Gesù con un anonimo «cucù». Costoro devono avere l’onestà intellettuale di ammettere che si tratta di una scelta propria e non scomodare altre religioni, perché con questi sistemi l’Italia conferma la sua debolezza nel difendere tradizioni che hanno valenza anche di natura culturale.Tuttavia, al di la delle buone intenzione o della malizia in certe scelte, quando in una scuola si arriva a cancellare dalla canzoncina di Natale, destinata ad un pubblico composto di bambini senza malizia, la parola Gesù sostituendola con «cucù» (la cometa viene giù non per annunciare Gesù ma per fare cucù), come è successo ad Agna, in provin-cia di Padova, significa che certi individui sembrano senza speranza. In nome di un malinteso multiculturalismo, in nome dell’accoglienza, in nome dell’integrazione, finiamo per dimenticare chi siamo. Io mi domando da anni: come si fa a dialogare con qualcuno sesmettiamo di essere noi stessi? Come si fa a integrarsi con qualcun altro se distruggiamo tutto quello che siamo? Se cancelliamo la nostra storia e le nostre tradizioni? Stiamo fa-cendo di tutto per tagliare le nostre radici. Eppure dovremmo sapere che le civiltà sono come gli alberi: senza radici, risecchiscono e muoiono.