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FORMULA 3 - DIES IRAE

Post n°1421 pubblicato il 29 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

 

Febbraio 1970: top ten della rivista "Giovani". Tra i vari Morandi, Modugno, Ranieri e Sinatra, fa capolino il 45 giri di un anomalo terzetto di musicisti, già noti per essere stati il gruppo di accompagnamento di Lucio Battisti nel 1969.

Il disco, celebre anche per essere stato il primo 45 giri di un gruppo edito dalla "Numero Uno" (la casa discografica dello stesso Battisti) ha per titolo "Questo folle sentimento".
Il gruppo si chiama "Formula 3", loro sono: Alberto Radius, Tony Cicco e Gabriele Lorenzi.

Radius è già un rinomato chitarrista. Nativo di Roma, inizia la sua carriera (settemila lire al mese) con l'orchestra di Mario Perrone per poi unirsi ai napoletani Campanino (successivamente Big Ben). Appena maggiorenne poi, si ritrova a Milano a militare nei Simon and the Pennies. Questi ultimi però, chiudono brutalmente la carriera a Torino quando durante il concerto di capodanno, il cantante Simondeclama ubriaco una serie di insulti all'Italia di fronte al questore locale.

Rimasto disoccupato, Radius però non demorde e si ricorda dell'invito del vecchio amico Franz di Cioccio ritrovandosi prima nei Quelli e successivamente nella PFM in sostituzione del coscritto Mussida, venendo sbattuto via malamente al suo ritorno.

Infine, grazie all'impresario Franco Mamone e allo sponsor Amati (proprietario del club L'Altro Mondo di Rimini) che mette a disposizione due mesi di vitto, alloggio e impiantistica, assembla la Formula 3 con l'ex "Samurai" Gabriele Lorenzi che conosceva già ai tempi dei night clubs e il fratello del suo amico napoletano Ciro Cicco, Tony, un giovanissimo e biondissimo batterista prodigio, il cui talento lo porta nei primi anni '60 ad esibirsi nelle balere di mezza Europa.

Lorenzi, dal canto suo si distingue invece come ottimo tastierista rock-blues e che all'occorrenza si cimenta anche al basso.

I Formula 3, quando apparvero sulle scene, nel lontano 1969, destarono non poco interesse. L’Italia, era ancora un Paese abituato alle soavi melodie di Mina (solamente per citarne una) o alla musica leggera - che più leggera non si può - della banda dei “sanremesi”, che tra un ti amo e una melense melodia, si trascinavano oramai da tempo, sul Palco dell’Ariston. Forse per molti era già stata una vera rivoluzione Lucio Battisti.

Era tuttavia un periodo di grande cambiamento, di grande entusiasmo, e fortunatamente i talenti non mancavano. Qualcosa si avvertiva nell’aria. Molto prima dell'esplosione dei gruppi progressive nostrani, si stavano già muovendo dietro le quinte, tutta una serie di gruppi che rappresenteranno il traino per tutti coloro verranno dopo. Così accadeva che Battisti fosse il pianeta attorno al quale gravitavano, di volta in volta, i Dik Diki Giganti, i New Trolls, i CamaleontiRiki Maiocchi e molti altri. 

Rivoluzione, si diceva. I tempi erano maturi e non era troppo presto per pensare come Gabriele, Tony e Alberto. Di sicuro, qualcosa di nuovo, loro, l'avevano: erano solo in tre, per l’epoca un gruppo un po’ risicato, si, tanto più che mancava il bassista, ma loro pungevano musicalmente come fossero stati molti di più.

Alberto Radius aveva suonato con Battisti (ecco, di nuovo lui...), Gabriele Lorenzi aveva collaborato con i Camaleonti e poco più, Tony Cicco era un perfetto sconosciuto. Le svisate di Gabriele e la violenza di Tony erano inconcepibili (ed incontenibili) in Italia per quei tempi, e la chitarra di Radius era l'asse portante su cui poggiavano tutti i loro brani. 

Così, per il singolo di lancio, scelsero un pezzo di Battisti, “Questo Folle Sentimento”. In fondo, si dissero, loro avevano qualcosa in più rispetto gli altri e non c'era la necessità di scrivere canzoni, almeno non subito. E quel "qualcosa in più" in effetti, c'era: un'attitudine spiccata per l’hard rock, appena mitigata dalle melodie di stampo battistiano, arricchita dalla crescente onda progressive, che scelsero di cavalcare.

E così, dopo pochi mesi dall'ultima affermazione a 45 giri, fa capolino sugli scaffali il loro primo album l'album "Dies Irae" con tanto di splendida copertina in puro stile psichedelico e 37 minuti di musica intensissima.

 

Cosa significa Dies Irae? Dies irae è fra le maggiori liriche religiose del Medioevo - lat. dies irae è propr. “il giorno dell’ira” - per estensione, il giorno del giudizio universale. È una delle 5 sequenze del Messale di Pio V, usata durante la messa di rito romano per i defunti. È opera italiana del sec. XII-XIII, sorta, sembra, in ambiente francescano. Se ne considerò autore Tommaso da Celano, ma è certamente a lui anteriore. Nella prima parte l'inno esprime in modo drammatico e apocalittico il terrore dinanzi all'ultimo giudizio; nella seconda eleva un appello appassionato alla misericordia di Dio. La sequenza è scomparsa dal nuovo Messale di Paolo VI


Torniamo all’album: otto brani che non solo consolidano il definitivo spartiacque tra "vecchio e nuovo", ma che ribadiscono quanto fosse praticabile l'evoluzione del post-beat in un linguaggio "underground", moderno ed autoctono.

Alla fine, quando fu l'ora di riversare quell'inaudita energia su vinile, le canzoni erano pronte: quattro brani di Battisti, uno persino dei fratelli Bennato - che proprio allora cominciavano a muovere i primi passi - e altre due cover. Loro ci misero del proprio, e la novità fu subito chiara, quando uscì l'album.

L'LP si apre con il brano omonimo: sette minuti e mezzo "presi a prestito" da un vecchio 45 dei "Samurai" di Lorenzi ("Dies Irae", appunto), ed è' subito un terremoto timbrico con tanto di chitarre in larsen, percussioni pesantissime, tastiere barocche e cori tenebrosi.

Il tutto a far intendere che, anche se la Formula 3 veniva considerato un gruppo commerciale (per non dire fascista),i tre musicisti dimostravano di avere le idee ben chiare su come si sarebbe evoluto il rock negli anni a venire. 

Per capire di cosa sto parlando, basta ascoltare la title track: echi dei King Crimson di "Larks' Tongues in Aspic" (che sarà pubblicato tre anni dopo), bordate chitarristiche che si intrecciano alle atmosfere tetre imbastite dall'Hammond di Lorenzi, e Tony Cicco, il più indiavolato di tutti, che lo sarà per tutto il disco.

In un colpo vengono rivisitati e rivoltati con sfacciataggine i cavalli affermati “Non è Francesca”, “Questo Folle Sentimento” e “Sole Giallo Sole Nero”, quest'ultimo con una lunga coda strumentale nel finale. I classici del cantante capellone che ormai tutta la nazione ammira, non ci sono più, stravolti come lo erano stati, dalla foga di tre ragazzi che guardavano al suono duro d'oltremanica come ad un modello da seguire, quando non lo facevano per cantare un facile riempitivo come Walk Away Renee.

Il finale di "Dies Irae", brano che apre l’album, asciutto, corposo e pesante traccerà anche la strada per quello che sarà il capolavoro prog della Formula, "Sognando e risognando" (1972).

Il resto dell'album, composto principalmente da cover riarrangiate in chiave hard, ci fornisce ulteriori dimostrazioni di capacità creativa (vedi la stralunata versione di "Non è Francesca" di Battisti, l'assolo di batteria in "Sole giallo, Sole Nero" ecc.) mettendo di volta in volta in luce le indiscutibili e poliedriche capacità esecutive dei singoli musicisti che, tra l'altro, ebbero mano libera nella realizzazione degli arrangiamenti. 

Realizzato praticamente in presa diretta, "Dies Irae" ha stabilito a suo modo un "punto di non ritorno" della musica Italiana riuscendo a mutuarne perfettamente la tradizione melodica con le nuove pulsioni pop-rock pre-progressive. 

Comunque capeggia in tutto il disco, un'atmosfera specialeuna strana miscela di hard progressive mista a canzonetta italiana. Era appena l'inizio, il primo capitolo per un gruppo che si perse presto per strada, e che diede, forse, molto meno di quanto avrebbe potuto.

Loro, mai aderenti alle avanguardie politiche e conseguentemente snobbati dalla parte più trasgressiva dell'audience, ebbero comunque un preciso ruolo "a se stante" e seppero portarlo avanti più che dignitosamente, fino allo scioglimento (1973). 

Un album da suonare "a tutto volume", come caldamente consigliato sulla label del 45 giri "Se non è amore, cos'è?".

 

 

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