Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 05/01/2023

L’UE NON SI ARRENDE E TORNA ALLA CARICA: “Farina di grillo nei cibi, il via libera dell’Ue. La Lega: "Mangiateli voi".

Post n°1443 pubblicato il 05 Gennaio 2023 da scricciolo68lbr

Grilli a tavola bocciati da maggioranza italiani ma Ue autorizza polvere di grillo in pane, pizza, grissini, biscotti e molti altri alimenti e preparazioni.Farina di grillo si può usare come ingrediente nei cibi, il via libera dell’Ue. La Lega: "Mangiateli voi"

Esplode la ‘rabbia’ del Made in Italy, dopo la decisione della Commissione europea che ha dato il via libera all’introduzione sul mercato Ue della polvere parzialmente sgrassata di grillo domestico. Quindi pane e biscotti presto possono essere confezionati con questo nuovo alimento. La Lega ha subito tuonato: “Mangiateli voi". 

Il prodotto ottenuto dalla specie Acheta domesticus potrà essere commercializzato, si legge sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue, "per un periodo di cinque anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, 24 gennaio 2023, solo la società Cricket One Co. Ltd" a meno che "un richiedente successivo ottenga un'autorizzazione" dopo l'iter previsto dalle norme Ue. L'ok della Commissione è arrivato dopo il parere positivo dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel quale si conclude "che la polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) è sicura alle condizioni e ai livelli d'uso proposti".

L'ingrediente potrà essere utilizzato "nel pane e nei panini multicereali, nei cracker e nei grissini, nelle barrette ai cereali, nelle premiscele secche per prodotti da forno, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse, nei prodotti trasformati a base di patate, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere".

Via libera alla 'farina di grillo' anche "nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre e nelle minestre concentrate o in polvere, negli snack a base di farina di granturco, nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, nella frutta a guscio e nei semi oleosi, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne, destinati alla popolazione generale", viene precisato nel regolamento. 

La rabbia della Lega: "Non tutela il Made in Italy"

L'apertura dell'Ue alla farina di grillo solleva un polverone tra gli europarlamentari leghisti:  un affronto, questo il loro ragionamento, alle eccellenze del Belpaese. 

"Altro che tutela delle eccellenze, del Made in Italy e della dieta mediterranea: per Bruxelles la priorità sono gli insetti nel piatto, il cibo sintetico e il Nutriscore. Ma vi sembra normale?": è netto il  tweet della delegazione della Lega al Parlamento europeo.  "Mangiateveli voi!", si legge nell'immagine allegata al cinguettio che mostra un piatto di grilli. 

Filiera Italia: non è una scelta sostenibile e possono far male

"Mangi pure gli insetti chi ha voglia di esotico, ma è un gioco in malafede promuoverli per una dieta sostenibile in alternativa alla nostra" dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. "Nessuna riserva, ci mancherebbe altro, per chi voglia assaggiare "cibi" esotici, lontani dalla nostra cultura, sbagliato e diseducativo, però, presentarli come alimenti sostenibili da scegliere in alternativa alla nostra dieta perché meno impattanti sull'ambiente" precisa il consigliere. "Si tratta di affermazioni false - continua Scordamaglia - perché la nostra dieta non è solo di qualità, ma a basso impatto ambientale".

L'agroalimentare italiano a fronte del più alto valore aggiunto in Europa pari a 65 miliardi di euro, espressione della qualità prodotta, ha una emissione di CO2 ad essa correlata pari a un terzo delle emissioni francesi e a metà di quelle tedesche, per non parlare del confronto con altri continenti.

"Inoltre va considerato che molti insetti contengono numerosi elementi antinutritivi che ostacolano il normale assorbimento dei nutrienti, riducendone l'efficienza nutrizionale - dice ancora Scordamaglia - per non parlare delle sostanze chimiche contaminanti e causa di intossicazione, come quella avvenuta nel 2007 in California per consumo di cavallette importate dal Messico, sostanze spesso presenti in questi insetti, dato che molto spesso essi sono importati da Paesi con standard di sicurezza nettamente inferiori ai nostri".

E, conclude il consigliere delegato, "Basta proporre cibi sintetici o esotici lontani dalla nostra cultura come panacea green per l'alimentazione del futuro, la nostra dieta fatta di qualità, sicurezza, cultura, territori e sostenibilità è il modello ideale da valorizzare e proteggere".

 

 
 
 

MELONI... GOVERNO DI CONTINUITÀ E POCHE INNOVAZIONI!

Post n°1442 pubblicato il 05 Gennaio 2023 da scricciolo68lbr

"Meloni, più continuità che innovazioni. Ingessata da burocrazia, Colle, Ue..".Meloni, fase politica nuova o l'ultimo rantolo della vecchia? Parla Marcello Veneziani, intellettuale di destra, scrittore ed editorialista

Di Alberto Maggi dal sito Affari Italiani.

Giorgia Meloni premier rappresenta l'inizio di una fase politica nuova o l'ultimo rantolo della vecchia politica?
"Presto per dirlo, ma il fatto che sia per la prima volta una donna, che per la prima volta sia un premier di destra e che si riaffermi con lei la politica dopo l’epoca dell’antipolitica (populisti e tecnocrati al governo) è almeno in partenza una forte novità".

 

Riuscirà la premier a rinnovare le istituzioni italiane?
"Anche qui le variabili sono troppe e le previsioni sono azzardate. Diciamo che è realistico aspettarsi un mix di innovazione e continuità. Il rischio è che le innovazioni siano solo contentini simbolici e la continuità sia più sostanziale. Per ora le aspettative del rinnovamento sono convogliate sul presidenzialismo, (più l’autonomia per i leghisti). Troppo o troppo poco, ma sarebbe un forte segnale di svolta".

Non teme che la burocrazia statale, spesso invisibile all'opinione pubblica, possa frenare l'azione di Meloni?
"Non solo la burocrazia. Meloni è ingessata da una serie di fasce, dalla burocrazia agli assetti istituzionali, dal Quirinale alle direttive europee, dalla linea Draghi all’affiliazione Nato a cui ha rinnovato la sua totale adesione".

Il rapporto con l'Europa è fondamentale. Come trovare equilibrio tra promesse elettorali e rapporto con Bruxelles?
"L’equilibrio con l’Europa passa da una correzione di tiro della Bce e da un riposizionamento dei rapporti di forza in seno all’Europarlamento e quindi alla Commissione: un’alleanza popolari-conservatori potrebbe infrangere l’attuale assetto consociativo e magari restituire i socialisti all’opposizione; ne avrebbero bisogno, dopo il Qatar-gate ancor più".

Meloni e Fratelli d'Italia sono il grande partito conservatore di massa che mancava in Italia?
"Non c’è dubbio che sono loro i candidati più attendibili, anche per una ragione di rapporti di forze, non certo Berlusconi. Mi pare fuori tempo l’idea di un nuovo Pdl conservatore. Poi, indubbiamente, c’è un’ala irriducibile della destra sociale che non si riconosce nella linea conservatrice soprattutto se, anziché avere i valori tradizionali come riferimento, inclina verso un liberalismo atlantico".

 
 
 

LE PRODUZIONI CINEMATOGRAFICHE ATTUALI, SEGNO DI DECADENZA SPIRITUALE AL PASSO COI TEMPI ODIERNI!

Post n°1441 pubblicato il 05 Gennaio 2023 da scricciolo68lbr

Dietro le quinte del mondo dell’industria cinematografica: per comprendere più a fondo la nostra società. I personaggi che popolano quel mondo incarnano l’avanguardia tronfia e decadente dello spirito di questo tempo. Un universo compatto che si autoalimenta, si incensa, si premia e che si crede forte e inattaccabile. È allora tutto perduto? Niente affatto! Un cinema libero e diverso è possibile, ma forse occorre uscire dai binari.

Comprendere il cinema “dal di dentro”, venire a conoscenza dei suoi meccanismi, individuare il tratto distintivo delle persone che lo fanno e lo alimentano non è solleticamento per gli appassionati o i curiosi. È invece essenziale per chi vuole “leggere i Segni dei Tempi” e capire come agire nella società. Se allora non siete dei semplici curiosi, vi chiediamo di seguirci in questa nostra descrizione perché giunti alla fine forse si apriranno per voi scenari nuovi e impensati.

Oltrepassato il mondo delle scuole di cinema, di cui già abbiamo tratteggiato le ombre, vi è la vera e propria industria cinematografica, composta dalle produzioni, ma anche dall’organizzazione dei Film Market, delle sessioni di Pitch, dei Film Lab, dalle selezioni e giurie dei festival, senza tralasciare quella sezione a latere composta dalle commissioni del Ministero, dalle Film Commission e dagli altri enti deputati ad erogare i fondi necessari per la realizzazione delle opere. Qui, l’omologata avanguardia che germogliava nelle scuole e accademie, trova la sua completa fioritura. Il mondo del cinema appare come una grande nave che solca i mari. Chi non ha avuto l’accredito per imbarcarsi deve accontentarsi di guardarla da lontano. All’interno dell’imbarcazione vi sono solo persone selezionate e l’ambiente è fatto su misura per loro, al riparo da ogni contaminazione esterna.

È bene sottolinearlo nuovamente. Qui non si tratta solo di dar credito e cavalcare le disinvolte ideologie che mano a mano si confezionano lungo gli anni, ma di conformarsi ad un unico tipo umano, l’unico deputato a creare “arte”, ovviamente il virgolettato è d’obbligo. Essere completamente plasmati dallo spirito di questo tempo, che è un bel composto di progressismo, fluidità sentimentale e assenza di radici, disprezzo verso qualunque forma di pensiero tradizionale, con una nota specifica verso il Cristianesimo e tutto ciò che da esso consegue, idolatria dell’istruzione accademica, individualismo, mito del costruirsi da sé, esaltazione del successo e dei riconoscimenti mondani, un intrinseco sospetto nei confronti dell’altro, insomma una fede cieca nelle strutture che regolano l’attuale società, la quale è per sua natura ovviamente migliore di tutte quelle che l’hanno preceduta e al contrario un’ostilità nemmeno troppo celata per tutto ciò che oggi è considerato anacronistico, tradizionale, virtuoso, “non scientifico”, marginale e insignificante; ecco è questo il panorama umano che affolla i saloni della nave.

Se vi capitasse di entrare in un ufficio di una casa di produzione, di una commissione selezionatrice di un festival o su un set, vedreste questo angoscioso spettacolo. Non sarebbero necessarie nemmeno parole o commenti, perché respirereste nell’aria che siete entrati nel “perfetto regno di questo mondo”. E se voi sapete di non appartenervi, o vi ritenete dei cittadini troppo imperfetti di tal regno, ecco che sperimentereste una strana sensazione di inadeguatezza e poi di nausea e capogiro e cerchereste di uscire di corsa per respirare aria più pulita. L’immagine che forse vi toccherebbe maggiormente sarebbe quella di un gruppo di persone che si riconoscono reciprocamente come tutti appartenenti alla “parte giusta”, che è riuscito a costruire un suo spicchio di mondo in cui vi è posto solo per loro, solo per quel particolare tipo umano. Stesso linguaggio, stesse movenze, stesse ideologie, stesse aspirazioni, stesso immaginario.

Guardiamo ad esempio all’iter di un’opera cinematografica. Se un ancor sconosciuto autore si presentasse ad un produttore con un progetto che non tocca nessun “tema caldo”, che non sposa nessuna ideologia, che rifiuta le comuni “regole” di scrittura e di drammaturgia, che non ha un linguaggio diretto, immediato e naturalistico, il cui senso generale non arriva dritto allo spettatore, ma al contrario si apre all’evocativo e ad una dimensione che potremmo definire spirituale, ecco che il cammino del suo progetto terminerebbe in quello stesso ufficio. Nel migliore dei casi dopo una breve e cinica conversazione. Certamente il giovane autore potrebbe cercare altri produttori maggiormente sensibili, ma scoprirebbe ben presto che la sua ricerca è vana: cambiamo i nomi, ma la sostanza umana e culturale è la medesima. Potrebbe certamente provare altre strade, come il presentare la sua sceneggiatura a qualche concorso, ma finirebbe per scoprire che anche tutte quelle giurie sono della medesima casata.

Se al contrario il suo progetto rispettasse molti, se non tutti, i canoni sopra esposti, allora inizierebbe il lungo percorso che potrebbe portarlo a divenire un film compiuto.

Il produttore presumibilmente parteciperebbe ai bandi della Film Commission regionale dove sono previste le riprese del film. Annesse alla sceneggiatura ci saranno le varie relazioni tecnico-artistiche, che, a detta di molti, nell’esito pesano sovente più del copione stesso. Come a dire che una confezione ben impacchettata e infiocchettata conta più del contenuto. Se il primo scoglio venisse superato, ovvero il progetto ottenesse i fondi regionali, il produttore si attiverebbe presumibilmente per ottenere i fondi del Ministero. Anche qui, per i contributi detti “selettivi” si devono allegare diverse relazioni, che saranno visionate dalla commissione. Oltre a questi però il produttore può contare su alcuni fondi che vengono erogati in forma “automatica”, come il cosiddetto Tax Credit interno che altro non è che un credito di imposta che può andare a coprire il 40% dell’intero budget del film. Ora, ammettiamo che anche la commissione ministeriale abbia valutato con successo il film, a questo punto il produttore per trovare i fondi restanti può rivolgersi alle banche per avere un ulteriore Tax Credit, questa volta denominato “esterno”, può cercare una coproduzione internazionale che gli permetterebbe di ottenere altri finanziamenti pubblici europei e del Paese dell’altra Casa di Produzione. Può cercare di vendere i diritti televisivi e siglare un accordo per la distribuzione nelle sale che gli garantisca un anticipo. Può inoltre cercare finanziamenti dal mondo privato attraverso sponsorizzazioni e meccanismi affini. Questo, in estrema sintesi, un comune percorso che le opere compiono prima di essere messe in produzione; un percorso che può durare anche due o tre anni.

Sì, se molti non ne erano a conoscenza, dobbiamo qui ribadire che la maggior parte dei film non pensati per i grandi incassi, sono interamente finanziati con fondi pubblici o ad essi assimilabili. Il produttore non si prende alcun rischio, ma inizia la produzione dell’opera solo dopo aver coperto interamente il budget preventivato.

Ovviamente, nel lungo tragitto che un’opera deve fare perché si arrivi realmente su un set, le persone deputate a stabilire se essa meriti o meno i finanziamenti sono tutte “uniformate” a quel tipo umano che abbiamo già delineato. Non vi sono corpi estranei nell’ingranaggio. Così anche dopo, quando l’opera cerca una proiezione ai festival prima dell’uscita nelle sale. Selezionatori, direttori artistici, giurie, tanto dei più piccoli e sperduti festival di cortometraggio, che dei maggiori e conosciuti festival internazionali incarnano l’avanguardia tronfia e decadente dello spirito di questo tempo. Un universo compatto che si autoalimenta, si incensa, si premia e che si crede forte e inattaccabile: e all’apparenza, come dargli torto? Cambiano i governi – si fa per dire – cambiano le situazioni economiche e geopolitiche, ma il cinema prosegue immutabile lungo la sua traiettoria: storie, ideologie, forme, personaggi e tipi umani sono sempre gli stessi.

Non resta allora altro che accontentarsi delle poche pellicole che almeno superano il livello della decenza, o in maniera radicale non assecondare in alcun modo tale decadenza artistica e umana disinteressandosene apertamente e criticandola ogni qual volta se ne ha l’occasione?

Entrambe le scelte, in realtà, non portano a nulla. Esse nascono dall’individualismo, che è uno dei tratti distintivi di quel “tipo umano” che si vorrebbe combattere o perlomeno da cui ci si vorrebbe distanziare. Esiste un’unica strada per combattere il male di questa società: creare il bene. E, in questo caso, diremmo anche il Bello. Se le strade interne all’universo cinema sono impenetrabili per chi non è “dei loro”, la via è semplicemente quella di iniziare a creare cinema fuori da quei binari e radunare tutti quegli artisti e professionisti – sono pochi, ma ci sono – che si sentono chiamati a percorrere nuove strade. Ma per fare questo, lo sottolineiamo ancora una volta, bisogna uscire dai propri recinti mentali e sociali.

Se è nostro desiderio vedere Giustizia, Cultura e Bellezza riprendersi un po’ di spazio in questo mondo, è ora che comprendiamo che dipende solo e soltanto da noi. Un cinema libero e capace di elevare l’anima può esistere solo se noi lo facciamo esistere. Promuovendo, finanziando opere, creando scuole indipendenti, festival indipendenti e così via. Un passo alla volta, con piccole azioni possibili. Senza l’ansia di avere subito grandi risultati, ma con la consapevolezza che ogni azione di Bene resta.

La dissoluzione a cui sta andando incontro questo mondo – e gli ultimi anni lo hanno testimoniato con una chiarezza sconcertante – chiama ciascuno ad un cambio di rotta; al ripensare totalmente il proprio essere un cittadino, un uomo di questo tempo. Chiama a sollevarsi dall’individualismo, dove ognuno lavora per sé e inconsapevolmente contro gli altri, per raggiungere una dimensione più alta di coscienza in cui nessuno può più dire: “a me non riguarda”.

Se non sappiamo andare oltre la critica e la lamentela, se ci aspettiamo soluzioni che non stravolgano le nostre “piccole vite”, allora non siamo tanto diversi da coloro che critichiamo. Questo mondo sta cadendo a pezzi. È l’ora di unirsi e costruire. Ma prima dobbiamo accettare di entrare in crisi, di vedere anche la nostra vita andare in frantumi. Perché per un cinema diverso e nuovo, servono uomini nuovi, un pubblico nuovo, una nuova comunità. Un “piccolo resto”.

Dobbiamo aspettare la prossima crisi emergenziale, la prossima pseudopandemia per comprenderlo?

L’arte e il cinema devono essere liberati: attendono solo noi.

dal sito Giubbe Rosse.

 
 
 

OGGI GIOVEDÌ 5 GENNAIO I FUNERALI DI PAPA BENEDETTO XVI

UNA MOLTITUDINE DI FEDELI PRESENZIERÀ LA CERIMONIA, CHE SARÀ UNA CERIMONIA SOLENNE. MA NELLO STESSO TEMPO IN VATICANO NON È GIORNO SEGNATO A LUTTO. INFATTI UFFICI E NEGOZI RESTERANNO APERTI. I DIPENDENTI POTRANNO ESSERE ALLE, COMPRESO IL SUOERMERCATO CHE ABBASSERÀ LE SERRANDE SOLO PER LA DURATA DEL RITO.

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI JOE BIDEN NON CI SARÀ, PER ESPRESSA VOLONTÀ DI BENEDETTO XVI. Biden al centro di un polverone perché la Casa Bianca non ha risposto alle domande sulla presunta richiesta, arrivata dallo stesso Ratzinger e dal Vaticano, DI NON PARTECIPARE ALLE ESEQUIE A ROMA. A rappresentare gli Stati Uniti ci sarà l’ambasciatore presso la Santa Sede, Joe Donnelly, “in linea con gli auspici, con le richieste del defunto PAPA e del Vaticano” ha spiegato l’addetto stampa della Casa Bianca. Frasi che hanno subito sollevato domande sul fatto che Benedetto avesse specificamente richiesto l’assenza di Biden, un Presidente che ha più volte propagandato la sua fede cattolica (“Lo ammiravo”, ha addirittura dichiarato a proposito di Papà Ratzinger dopo la sua scomparsa) ma che si è rivelato un sostenitore dell’aborto è un forte sostenitore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Incalzato dai giornalisti, Biden ha infine parlato, in una IMBARAZZANTE INTERVISTA AD UN GIORNALISTA DI EWTN, della questione: “Il motivo per cui domani NON PARTECIPERÒ al funerale è che ci vorrebbe un entourage di mille persone per presentarsi. Saremmo solo di intralcio”. In REALTÀ IL PAPA EMERITO BENEDETTO XVI HA MANIFESTATO APERTAMENTE LA VOLONTÀ CHE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI JOE BIDEN NON FOSSE PRESENTE AL PROPRIO FUNERALE!

PRESENTI MOLTISSIMI CAPI DI STATO.

Nel giorno delle esequie di Papa Benedetto XVI, mentre un’impressionante folla di quasi 200.000 persone ha reso omaggio alla salma da lunedì a ieri, un’altra scomoda verità emerge. Il “demonio” all’opera contro il Papa teologo, come ricordato in questi giorni sempre da Gaswein, suo segretario personale, si coglie anche da questi dettagli, perché pare evidente, come peraltro disse lo stesso Ratzinger al suo biografo, Peter Seewald, che con il Motu Proprio del 2007 per la messa in latino, il suo intento non era di offrire un rifugio a qualche riserva indiana di nostalgici, ma “Per me”, disse “era importante che la Chiesa preservasse la continuità interna con il suo passato. Che ciò che prima era sacro non divenisse da un momento all’altro una cosa sbagliata”. Tuttavia l’avversione rabbiosa nei confronti del Summorum pontificum è stata veemente negli episcopi e nella accademie, assommandosi a quelle che lo stesso Ganswein, in un libro che uscirà p, a giorni per l’editore Piemme, ha definito come “palesi calunnie” e “oscure manovre, messe in atto per “gettare ombre sul magistero e sull’operato del pontefice tedesco”. Peraltro, in materia liturgica, è noto che per papa Ratzinger la forma della liturgia non è un orpello, per lui non è mai stata questione di pizzi e merletti, come forse si può trovare in qualche gruppo nostalgico, ma disostanza.

Francesco, che oggi presiederà il funerale del suo precedessore (il celebrante sarà il decano del collegio cardinalizi, Giovanni Battista Re), ieri ha parlato di Benedetto XVI come “un grande maestro di catechesi”, un maestro che però è stato davvero avversato, oltre che poco ascoltato, e non soltanto fuori dalla chiesa, ma dentro. Oggi le esequie di Benedetto XVI hanno tutta la solennità riservata ad un Papa, ma nello stesso tempo in Vaticano non è giorno segnato a lutto. Il Vaticano assicura il funzionamento di tutti gli uffici e servizi. Insomma mentre il Presidente del Portogallo Marcelo Rebelo de Sousa, che oggi sarà in Piazza San Pietro, ha firmato un decreto chedichiara lutto nazionale per uttto il 05 gennaio 2023, in Vaticano si potrà anche fare la spesa. QUESTO LA DICE TUTTA SUL RISPETTO CHE NON AVRÀ IL VATICANO PER BENEDETTO XVI, SIA PER I RESTI TERRENI, TANTO QUANTO NON NE HANNO AVUTO QUAND’ERA IN VITA COME PONTEFICE.

Le delegazioni ufficiali in Piazza San Pietro sono soltanto due, quella italiana con Mattarella, e quella tedesca, con il Presidente Frank-Walter Steinmeier. 

Dalla Germania presenti anche il cancelliere Olaf Scholz ed il governatore della Baviera Markus Söder. La Segreteria di Stato vaticana ha voluto precisare che tutte le a,tre delegazioni saranno lì a “titolo personale”, come a voler ancora una volta sottolineare una differenza. Ma ci sono.

Per la Spagna ci sarà la regina Sofia insieme al ministro Félix Bolanos, dal Belgio il re Filippo e la regina Matilde; dalla Polonia il presidente Andrzej Duda; dall’Ungheria, la presidente Katakin Novák, mentre dalla Francia ci sarà il ministro Gérard Darmanin. Del presidente degli Stati Uniti, abbiamo già detto. 

 

 

 

 
 
 

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dille piano...
tante volte rimangono
fanno male anche se dette per rabbia
si ricordano
In qualche modo restano.
Le parole, quante volte rimangono
le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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