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Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi del 08/10/2024

INUTILE AIUTARE…

Post n°1934 pubblicato il 08 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr

Certo il titolo è fuorviante, me ne rendo perfettamente conto, ma è essenziale nel contenuto! Poi con la dovuta cautela e attenzione, posso sviscerarne il contenuto, eppure quelle due parole, contengono già molto. Mi domando infatti: "Perché disturbare le persone? Perché volerle aiutare... contro la loro volontà, quando esse hanno già scelto di essere così come sono, anche nella sofferenza, e sono nonostante tutto, perfettamente soddisfatte e a loro agio così come sono? Uno più importante di me, molto, molto più importante, ha già intrapreso questo percorso, Lui ha voluto... per salvare l'umanità... e sapete come è finito? Lo hanno crocefisso! Era Gesù... ora io posso paragonarmi a Lui? Certo che no, me ne guardo bene, sarebbe un peccato, grave... molto grave... quindi, perchè farlo?

Anche quando una persona si lamenta della sua condizione, nella maggior parte dei casi, il suo atteggiamento è rivolto solo a difendere la propria immagine davanti agli altri, oppure per ottenere attenzione e forse... simpatia; basta provare a dargli la possibilità di cambiare... se non vorrà cambiare affatto... avevi ragione!

In fondo è corretto: nessuno ha il diritto di cambiare un'altra persona... spesso è solo un problema di chi vuole aiutare. Spesso il bisogno è solo suo. Un suo 
bisogno egoico... per sentirsi meglio, forse, interiormente...

Sono convinto, più che convinto che ognuno sia 
libero di scegliere ciò che crede rappresenti il meglio per sè, e per la propria vita... dunque, perché interferire?
Perchè pretendere di voler aiutare gli altri a tutti i costi, o di volere cambiare gli altri, se ognuno alla fine, sceglie ciò che ritiene più giusto? 
Tu che cerchi di tirare fuori dal pozzo una persona, e questa cerca in tutti i modi di tirarti dentro il pozzo delle sue dinamiche psicologiche... sei fuori di senno per caso?

Ogni tanto qualcuno apre gli occhi e realizza la propria condizione (buon per lui/lei) e decide di cambiare realmente, ma anche lì, potremmo vedere ancora moltissima resistenza da parte sua, e il tutto rischia di diventare una specie di tiro alla fune, una lotta con se stesso... ma va bene così, rappresenta pur sempre una sua scelta.


Nessuno può salvare nessuno da se stesso e dalle sue dinamiche e dalla sue scelte sbagliate perché, qualsiasi cosa si possa pensare, rimane il fatto "innegabile" che questo è quello che un individuo ha scelto.

Ognuno sceglie come essere, e sceglie chi frequentare.

A maggior ragione, nessuno può aiutare nessuno dal 
punto di vista interiore, perché darebbe semplicemente il via ad una lotta senza senso con un grande spreco di tempo e di energia.

Per capire se uno vuole uscire da una certa condizione, sarà sufficiente 
fornirgli i mezzi e le conoscenze necessarie, fargli vedere come si fa... il resto dipenderà da lui e da lui soltanto, se vorrà crescere, cambiare e guarire, e in questo caso, non ci sarà nessun tiro alla fune, nessuna lotta a cercare di convincere un individuo a cambiare per stare meglio, il lavoro spetterà a lui soltanto, se questo è ciò che desidera realmente, decidere di cambiare il proprio stato ed uscire dalle vecchie situazioni e sofferenze.
Oppure si dovrà ricevere una richiesta dormale di aiuto, allora in quel caso è lecito intervenire.

Alla fine però nessuno cambia nessuno... Nessuno aiuta nessuno in maniera diretta, se non per faccende materiali; non funziona così per quanto riguarda la spiritualità, la mente, le emozioni, e con il modo in cui si interpreta la realtà e si tende a reagire ad essa.

Mai interferire nelle scelte altrui, è una sana regola di vita, sopratutto quando un individuo ha scelto la vita dell'inconsapevolezza, della stupidità intesa come sofferenza "gratuita" che rappresenti l'unico stile di vita.
È importante ricordare che la pera cade solo quando è matura, mai prima.

Nessuno sceglie di cambiare fino a quando 
non ha maturato nel suo cuore un desiderio sincero di crescere e di cambiare, e anche in quel caso, nessuno potrà fare il lavoro al posto di  un altro, si potrà solo indicare il lavoro da fare.

E se si vuole veramente essere d’aiuto, che poi non è aiutare, allora bisogna cominciare a salvare se stessi da se stessi, e poi, essere di esempio agli altri.

Mostrare tramite il proprio esempio che si può cambiare, che ci si può risvegliare dalla Matrix, dalla rete dell’inconsapevolezza, mostrare che si può uscire dalla sofferenza mentale gratuita e da quella emozionale.

Forse, vedendoti e percependo il tuo amore, il tuo spirito gioioso e amorevole, notando come sei cambiato, dall'essere una persona nervosa, angosciata, aggressiva, o depressa, vedere invece che sei diventato una persona serena, aperta e amorevole, creativa e gioiosa, allora le persone potranno decidere di venire da te e chiederti cosa fare
...".
Esiste un altro aspetto da considerare nel voler aiutare qualcuno contro la sua volontà: evitare di dare le perle ai porci.
L’espressione “dare le perle ai porci” non è mia, ha origine dal passo del Vangelo di Matteo (VII, 6) che recita: “Non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci, perché non le mettano sotto i piedi e vi si volgano contro per sbranarvi”.
Questa frase viene utilizzata per indicare quando si donano cose preziose a persone che non ne sono capaci di apprezzarne il valore, che equivale ad offrire un aiuto quando un individuo ritiene, legittimanente, di non averne bisogno... Soffre? Eppure ti dice: "altolá, fatti gli affari tuoi!".
L’idea alla base di questa espressione è assai profonda, e non potrebbe essere altrimenti considerato chi è l'autore, ed esprime il concetto che ciò che è prezioso e di valore deve essere consegnato a persone che siano in grado di comprenderne l’importanza e di apprezzarlo. Dare le perle ai porci significa quindi offrire valori, consigli o parole a persone che non sono in grado o che semplicemente non vogliono capire o apprezzare ciò che viene loro offerto.
Questa espressione può essere applicata a diverse situazioni nella vita quotidiana. Ad esempio, quando si cerca di spiegare qualcosa ad un individuo che non è disposto ad ascoltare o a comprendere, o quando si cerca di condividere un’idea o un concetto con qualcuno che non ha gli strumenti o la predisposizione per capirlo.
Il messaggio implicito nell’uso di questa espressione evidenzia l'inutilità e lo spreco nel cercare di comunicare con persone che non sono aperte al dialogo o che non sono pronte ad accettare nuove idee. È importante concentrare le proprie energie solo su coloro che sono in grado di comprendere e apprezzare ciò che viene detto o offerto.
In conclusione, tentare di dare le perle ai porci significa offrire cose preziose (non solo da chi vorrebbe offrirle, o per lo meno non solo da lui, ma che siano ritenute preziose da una stragrande maggioranza di persone, a livello quindi generale), a persone che non sono in grado di comprenderne il valore. È un avvertimento a non sprecare le proprie "energie e risorse" su chi non è disposto né ad ascoltare, tantomeno a comprendere.
L'esortazione di Gesù del Vangelo di Matteo (7, 6), viene interpretato dai più, dagli studiosi materie religiose e spirituali, come una "proibizione" di predicare il Vangelo ai pagani e di condividere le verità spirituali con coloro che non le apprezzano o peggio, le disprezzano. Cosa significa non dare le perle ai porci?
La frase “non dare le perle ai porci” è un’espressione colloquiale che indica il consiglio di non condividere informazioni o conoscenze preziose con persone che non sono in grado o non sono interessate ad apprezzarle. Nel passo evangelico Gesù dice ai suoi discepoli: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”.
Gesù usa l’immagine di “non gettate le vostre perle ai porci” per illustrare che le cose sacre e preziose non devono essere messe di fronte a coloro che non le riconoscono o peggio le disonorano. Questa frase è diventata un modo di esprimere il concetto che alcune persone non apprezzano o non sono pronte a ricevere certe verità o insegnamenti spirituali. Può essere interpretata come un invito a discernere chi è aperto e pronto ad accogliere il messaggio spirituale divino da chi invece, non lo è.
Oltre alle perle, si parla di cose sante. Le “cose sante” possono essere interpretate in diversi modi, a seconda del contesto. In generale, il termine si riferisce a oggetti o azioni considerati sacri o venerati per motivi religiosi. Nelle religioni, le cose sante possono includere oggetti come icone, reliquie o testi sacri, che sono considerati di grande importanza spirituale e devono essere trattati con rispetto e riverenza.
Tuttavia, nel contesto specifico delle pratiche svolte nell'antico tempio ebraico, il termine “cose sante” si riferisce principalmente alle carni delle vittime immolate nel tempio. In base alle leggi ebraiche, queste carni erano destinate principalmente ai sacerdoti che officiavano i sacrifici, ma una parte poteva anche essere concessa ai fedeli che partecipavano al cosiddetto “sacrificio di comunione”. Questo tipo di sacrificio avveniva durante le festività religiose e consisteva nel sacrificare un animale al tempio, bruciandone una parte sull’altare e consumando il resto tra i partecipanti.
Le carni delle vittime immolate nel tempio erano considerate particolarmente sacre, in quanto simboleggiavano la comunione tra gli uomini e il divino. Mangiare queste carni durante il sacrificio di comunione rappresentava una sorta di unione con la divinità e un rafforzamento del legame con la comunità religiosa. Era un modo per i fedeli di partecipare attivamente alle cerimonie e di condividere il sacro attraverso il cibo.
È importante riconoscere quando è il momento giusto per condividere le nostre perle e quando è meglio risparmiarle per coloro che possono apprezzarle davvero.
Il verso “Non date le cose sante ai cani” fa parte del famoso discorso della montagna di Gesù. Per comprendere il significato di questa parole, è importante considerare il contesto storico e culturale in cui Gesù le pronunciò. Nella società ebraica del tempo, infatti, i cani erano considerati animali impuri e la loro presenza era generalmente vista come una cosa negativa. Allo stesso modo, i maiali erano considerati animali impuri e non venivano consumati come cibo dagli ebrei. Quindi, quando Gesù dice “Non date le cose sante ai cani”, si potrebbe interpretare come un invito a non sprecare cose materiali e soprattutto non materiali di grande valore, dandole a chi obiettivamente non sia in grado di apprezzarle. Le “cose sante” potrebbero riferirsi a principi spirituali, insegnamenti o doni divini.
Questo insegnamento di Gesù richiama anche una saggezza più generale che si applica a molte situazioni nella vita quotidiana. Spesso ci troviamo a condividere il nostro tempo, le nostre energie e le nostre risorse con persone che non sanno e/o non vogliono apprezzarne il valore o che non sono pronte a riceverle.

 

 
 
 

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le parole feriscono
le parole ti cambiano
le parole confortano.
Le parole fanno danni invisibili
sono note che aiutano
e che la notte confortano.
                                  i
 
 

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