Creato da scricciolo68lbr il 17/02/2007

Pensieri e parole...

Riflessioni, emozioni, musica, idee e sogni di un internauta alle prese con la vita... Porto con me sempre il mio quaderno degli appunti, mi fermo, scrivo, riprendo il cammino... verso la Luce

 

Messaggi di Dicembre 2022

EFFETTI AVVERSI DEI SIERI: ALL’ESTERO INDAGINI E RIMBORSI!

 

MOLTE SONO LE DENUNCE PURE DEI VIP: IN FLORIDA VIA LIBERA AL GRAN GIURÌ, SULLE. ORTI PROVOCATE DAI SIERI, IL CANADA HA GIÀ DOVUTO RISARCIRE I CITTADINI CON 3 MILIONI DI EURO. SI MUOVONO PURE AUSTRALIA, SINGAPORE, UK, SVEZIA. MENTRE IN ITALIA, TUTTO, MAFIOSAMENTE, TACE!

 

 

Una nazione come il Canada ha già erogato 3 milioni di dollari per risarcire le vittime che hanno deciso di sottoporsi alla inoculazione del siero sperimentale. Meccanismi similari esistono in vari Paesi, dalla Svezia a Singapore. Nel frattempo, la Corte suprema della Florida dà l’OK al gran Giurì voluto dal Governatore per indagare sugli effetti avversi. E, dall’Inghilterra all’Australia, i Vip denunciano il loro calvario post iniezione. SOLO IN ITALIA, TUTTO, MAFIOSAMENTE, TACE!

 

IL CANADA SBORSA 3 MILIONI DI Dollari PER I DANNI DA SIERI - Il Paese ha liquidato 50 richieste di risarcimento, ma ad accusare disturbi neurologici, con ricovero o postumi permanenti, è stata una persona ogni 10.000. Programmi di rimborso sono attivi in Australia, Singapore, UK. Mistero sulla situazione dell’Italia. In Canada il governo ha pagato oltre 2,7 milioni di dollari per 50 richieste di risarcimento danni da eventi avversi in seguito alla inoculazione del siero sperimentale genico anticovid-19. Non è ancora noto l’importo corrisposto per singola procedura, ma la notizia certa è che il liberal JUSTIN TRUDEAU, dopo aver accettato segnalazioni dal giugno 2021, stia dando risposte concrete a coloro che stanno male in conseguenza dell’inoculazione del siero sperimentale. 

Secondo la Public health agency of Canada (Phac) nel più esteso Paese del Nordio America sono stati EVIDENZIATI SINO AD OGGI 52.203 PROBLEMI POST INOCULAZIONE, 10.300 DEI QUALI GRAVI. Una persona su 10.000 ha avuto una reazione avversa al siero anticovid-19 con interessamento neurologico, ricovero ospedaliero, postumi PERMANENTI.

Piccola o consistente che sia la percentuale dei danneggiati (non dimentichiamo che altri vaccini, con risvolti dannosi, sono stati ritirati sulla base di segnalazioni assai meno numerose), almeno i canadesi cominciano ad ottenere un ristoro in termini economici.

Negli Stati Uniti, al primo dicembre 2022, risultano accolte appena 12 richieste di risarcimento da danni per il siero anticovid-19. Dieci riguardano problemi da miocarditi, una di pericardite ed a breve sarà reso noto l’importo riconosciuto. Nel Regno Unito, dove agli over 18 con danno da siero anticovid-19 vengono corrisposte una tantum 120.000 sterline (l’equivalente di poco più di 136.000 euro), versati invece ai familiari se il danneggiato è di età inferiore, è in discussione un disegno di legge presentato dal conservatore sir CHRISTOPHER CHOPE, circa l’obbligo di provvedere all’assistenza finanziaria delle persone che hanno subito disabilità a seguito della inoculazione del siero ed ai parenti stretti delle persone decedute poco dopo l’inoculazione. Non si hanno dati sul numero di procedimenti andati a buon fine, lo scorso giugno il British medical journal diede notizia del,primo risarcimento corrisposto a VIKKI SPIT, compagna del cantante rock ZION, 48 anni, morto al Royal Victoria Infirmary di Newcastle nel maggio 2021 dopo la somministrazione del siero Astrazeneca.

In tutto il mondo, dunque, non sembra alta l’attenzione per i danneggiati da queste inoculazioni anticovid-19. L’Italia è sicuramente tra gli ultimi posti, sia per la lentezza nel fornire i dati sulla FARMACOVIGILANZA (l’ultimo rapporto AIFA è dello scorso settembre), sia per il silenzio che avvolge il,presunto riconoscimento dei casi correlati all’inoculazione del siero anticovid-19.

“Fortemente raccomandata”, quindi assimilabile all’inoculazione obbligatoria secondo una sentenza della Corte Costituzionale, che ha previsto il diritto all’indennizzo anche per coloro che hanno seguito la campagna a favore di tre o più dosi. Appurato questo, altro non traspare. Solo l’incessante lavoro degli avvocati, che stanno battendosi per veder riconosciuto il danno ai loro assistiti: se ritenuto irreversibile, con un indennizzo al termine di un iter a dir poco macchinoso e che si basa su lesioni ed infermità più di ambito militare che civile.

L’accertamento della reazione avversa, infatti dalla propria ASL di riferimento, passa alla Commissione medica ospedaliera, ancora presso i dipartimenti militari di medicina legale. Dallo scorso gennaio, l’indennizzo ammonta a 50 milioni di euro e a 100 milioni di euro dal 2023. Spetta alle Regioni versare i relativi importi ed è evidente che i beneficiari, se anche si vedessero riconosciuta la correlazione, sarebbero pochissimi.

Intanto a Singapore il programma Vaccine injury financial assistance program (Vifap) del ministero della Salute riconosce 2.000 dollari in caso di ricovero in ospedale e necessità di cure mediche per effetti collaterali, importo che sale a 10.00 dollari se si ha avuto la sfortuna di finire in rianimazione. Qualora le conseguenze dell’inoculazione siano stati danni permanenti alla salute, o il decesso, la cifra corrisposta al paziente o ai suoi familiari è di 225.000 dollari.

L’Australia paga da 1.000 a15.999.99 dollari quei cittadini che sono stati ricoverati in ospedale almeno per una notte, o che hanno subito danni lievi comunque inabilitanti al lavoro e nelle faccende domestiche. Fini a 19.999.99 dollari coloro che hanno perso più giorni o hanno avuto reazioni maggiormente dolorose, mentre corrisponde dai 16.000 fino a 20.000 dollari per eventi più gravi. 

In caso di decesso il governatore di Canberra versa 644.640 dollari al coniuge o al partner, più una somma variabile dai 61.288 dollari per il figlioletto con meno di una anno ai 13.831 dollari del ragazzo che perduto il genitore in seguito alla inoculazione anticovid-19.

Tra i pochi Paesi che non sottovalutano, nemmeno economicamente, la dolorosa condizione degli inoculati con problemi di salute, c’è la Svezia. Già nel novembre dello scorso anno, il 

Armamento di Stoccolma aveva votato,per risarcimento degli eventi avversi anticovid-19, “limitato a dieci milioni di corone svedesi (circa 1,1 milioni di dollari americani). 

 

Una cifra inimmaginabile in Italia ed in a,tre parti del mondo, riconosciuta senza che il cittadino sia tenuto a dimostrare che l’inoculazione abbia causato il danno. Basta la “preponderanza della probabilità”, su altre possibili cause. Altro che procedure annose, come invece accade in Italia, per poi vedersi riconosciute 77.000 euro in caso di morte, oppure 800 euro al mese per invalidità.


 
 
 

NUOVA TEGOLA SULL’UNIVERSO FACEBOOK! E IL MONDO FESTEGGIA!

Post n°1413 pubblicato il 23 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr
 

John Carmack è forse una delle menti più illustri nel mondo dei videogiochi. È stato co-fondatore di Id Software, contribuendo alla creazione di giochi del calibro di DOOM, Wolfenstein 3D e Quake. In queste ore però, Carmack ha annunciato di essersi dimesso da Meta (mondo di Facebook) con cui lavorava da circa un decennio, all’interno della divisione gaming VR, come curatore allo sviluppo. 

Di seguito possiamo leggere il lungo post di John Carmack pubblicato su Facebook, dove spiega le motivazioni della sua decisione.

Mi sono dimesso dalla mia posizione di consulente esecutivo VR per Meta. Il mio post interno all’azienda è trapelato alla stampa, ma questo si traduce solo in loro che ne hanno scelto alcuni pezzi scelti. Ecco il post completo, così come lo hanno visto i dipendenti interni:
————-
Questa è la fine del mio decennio in VR.
Ho sentimenti contrastanti.
Quest 2 è quasi esattamente quello che volevo vedere dall’inizio: hardware mobile, tracciamento inside out, streaming PC opzionale, schermo 4k (circa), conveniente. Nonostante tutte le lamentele che ho sul nostro software, milioni di persone ne traggono ancora valore. Abbiamo un buon prodotto. Ha successo e i prodotti di successo rendono il mondo un posto migliore. Sarebbe potuto succedere tutto un po’ più velocemente e andare meglio se fossero state prese decisioni diverse, ma abbiamo costruito qualcosa di molto simile a La cosa giusta.
Il problema è la nostra efficienza.
Alcuni chiederanno perché mi interessa come stanno avvenendo i progressi, fintanto che stanno accadendo?
Se sto cercando di influenzare gli altri, direi che un’organizzazione che ha conosciuto solo l’inefficienza è mal preparata per l’inevitabile competizione e/o per il restringimento della cinghia, ma in realtà, è il dolore più personale di vedere un numero di utilizzo della GPU del 5% in produzione. [modifica: sono stato eccessivamente poetico qui, poiché molte persone hanno perso l’intenzione. In qualità di addetto all’ottimizzazione dei sistemi, mi interessa molto l’efficienza. Quando lavori duramente all’ottimizzazione per la maggior parte della tua vita, vedere qualcosa che è gravemente inefficiente fa male alla tua anima. Stavo paragonando l’osservazione delle prestazioni della nostra organizzazione al vedere un numero tragicamente basso su uno strumento di profilazione.]
Abbiamo una quantità ridicola di persone e risorse, ma ci autosabotiamo costantemente e sprechiamo sforzi. Non c’è modo di addolcire questo; Penso che la nostra organizzazione stia operando con la metà dell’efficacia che mi renderebbe felice. Alcuni potrebbero deridere e sostenere che stiamo andando bene, ma altri rideranno e diranno “La metà? Ah! Sono a un quarto di efficienza!
È stata una lotta per me. Ho una voce ai massimi livelli qui, quindi mi sembra che dovrei essere in grado di muovere le cose, ma evidentemente non sono abbastanza persuasivo. Una buona parte delle cose di cui mi lamento alla fine cambia strada dopo un anno o due e le prove si accumulano, ma non sono mai stato in grado di risolvere delle cose stupide prima che causino danni, o stabilire una direzione per far sì che una squadra si attenga effettivamente esso. Penso che la mia influenza ai margini sia stata positiva, ma non è mai stata un promotore.
Questo è stato certamente autoinflitto: avrei potuto trasferirmi a Menlo Park dopo l’acquisizione di Oculus e provare a condurre battaglie con generazioni di leadership, ma ero impegnato a programmare e ho pensato che l’avrei odiato, sarebbe stato cattivo e probabilmente avrei perso comunque.
Basta lamentarsi. Sono stanco della lotta e ho la mia startup da gestire, ma la lotta è ancora vincibile! La realtà virtuale può portare valore alla maggior parte delle persone nel mondo e nessuna azienda è nella posizione migliore per farlo di Meta. Forse in realtà è possibile arrivarci semplicemente andando avanti con le pratiche attuali, ma c’è molto spazio per miglioramenti.
Prendi decisioni migliori e riempi i tuoi prodotti con un “Fregatene!“.

Se su FacebookCarmack, non menziona mai Zuckerberg, su Twitter invece tende ad aprirsi di più e a dichiarare che tra lui ed il patron di Meta esiste un divario di pensiero per quanto riguarda la strategia da adottare in campo VR, motivo per cui alla fine ha deciso di dimettersi.

ED IL MONDO  DEL NO AL DIGITALE FESTEGGIA! OGNIOSTACOLO PER FACEBOOK È UN SEGNALE CHE LA RUOTA DELLA FORTUNA STA GIRANDO...

 
 
 

SCANDALO MANODOPERA A BASSO COSTO: COINVOLTE BARTOLINI E GEODIS!

Post n°1412 pubblicato il 23 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr
 

SCOPPIA UN NUOVO SCANDALO, ANCORA NELLA MILANO DA BERE (FORSE UNA VOLTA). DUE COLOSSI DELLA LOGISTICA COINVOLTI: BARTOLINI E GEODIS!

Scoperta una maxifrode fiscale: sequestrati ben 102 milioni di euro.

La disposizione è da parte della Procura di Milano: la truffa riguarda manodopera appaltata a cooperative fantasma, pronte a nascere e poi sparire in maniera ciclica: manodopera appaltata in modo irregolare!

È stato disposto un sequestro d'urgenza di ben 102 milioni di euro, di cui 81 milioni nei confronti di due colossi della logistica trasporti: Brt (Bartolini) e Geodis, entrambi controllati da due diversi gruppi francesi, a capitale anche statale. È quanto convalidato dal gip di Milano, Domenico Santoro, dopo la disposizione da parte della Procura dei giorni scorsi.

Il sequestro risale al 14 dicembre scorso, ed è stato eseguito dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, nell'ambito di un'inchiesta del pm Paolo Storari, per una presunta maxi frode fiscale attraverso uno schema illecito già venuto a galla in almeno altre due indagini milanesi nel settore della logistica.

Le grandi aziende attraverso questo schema illecito, si garantivano "tariffe altamente competitive, appaltando manodopera in maniera irregolare” per i loro servizi, che gli veniva fornita da una serie di cooperative, che nascono e muoiono in breve tempo.

E tutto questo a danno dei lavoratori, naturalmente, ai quali non è stata concessa alcuna "tutela" e ai quali non vengono spesso versati neppure i contributi assistenziali e previdenziali previsti.

L'indagine ha ricostruito, infatti, l'uso dei cosiddetti "serbatoi di manodopera", ossia lavoratori messi a disposizione da società 'filtro' o finte cooperative, per le due aziende. Uno dei due decreti di sequestro aveva riguardato anche (per circa 21 milioni di euro) Antonio Suma, titolare, secondo l'accusa, proprio di una ventina di quelle società intermediarie nella presunta frode. Sequestri tutti convalidati ora dal giudice.


 
 
 

QATARGATE: IL PD SPROFONDA TRA CORRUZIONE E SCAMBIO DI VOTI!

Post n°1411 pubblicato il 22 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Il Pd è morto! Ancora non lo sa, cioè per meglio dire, lo sa la gran parte dei suoi dirigenti, che tuttavia si affanna attorno al cadavere fingendo che il caro estinto sia ancora in vita. Gli ultimi sondaggi in realtà, non danno più segno di vita è più che parlare di encefalogramma piatto, occorre riconoscere che le oscillazioni oramai, ogni giorno che passa scendono sempre più in basso. Dal 25 settembre ad oggi, gli italiani che ancora si dichiarano disposti a votare per il Pd sono meno del 15 per cento. In pratica in soli tre mesi, Enrico Letta e compagni, sono riusciti a perdere quasi il 4,5 per cento, sprofondando ad un livello mai raggiunto neppure nei periodi peggiori. Sono lontani i tempi in cui Matteo Renzi, alle europee del 2014, conquistò il 40,81 per cento e sembra un sogno il risultato conseguito appena tre anni fa, quando si tornò a votare per il parlamento di Bruxelles e il Pd conquistò il 22,74 per cento. Ironia della sorte, da quando è stato fondato, le percentuali migliori sono state conseguite proprio alle europee: il 26 per cento nel 2009, 14 punti in più cinque anni dopo, quando l’ex sindaco di Firenze è oggi parlamentare di Italia Viva era segretario e presidente del Consiglio, e nel 2019 oltre otto punti di distacco rispetto ad oggi. L’ironia è data dal fatto che se fino a ieri il voto per Bruxelles garantiva una boccata di ossigeno ad un partito in affanno, oggi i guai peggiori, quelli che hanno contribuito a far discendere agli inferi le percentuali, arrivano da lì, dal cuore dell’Europa. Il Qatargate, ossia quelle buste piene di denaro che Antonio Panzeri, ex deputato prima del Pd poi di Articolo Uno, distribuiva con tanta facilità per ingraziarsi il favore di onorevoli e sindacati al fine di abbellire l’immagine del piccolo emirato del Golfo Persico. Enrico Letta, dopo una settimana di mutismo, ha parlato per proclamarsi vittima, annunciando l’intenz del suo partito di adire le vie legali in quanto parte lesa. 

Su “La 7”, nella serata di martedì, nel talk di Lilli Gruber, 65 anni, nessuno ha posto al “maestro di etica e di politica”, Pigi Bersani, 71 anni, questa domandina: “Come fa a dire che non conosce l’indagato per le eurotangenti, Antonio Panzeri, 67 anni, che è stato europarlamentare, eletto nella circoscrizione Nord-Ovest, per 3 legislature, dal 2004 al 2019,  le prime due per il PD, compreso, dunque, il periodo, dal 2009 al 2013, in cui lei è stato segretario nazionale di quel partito ?”. Non dovrebbe competere ai dirigenti controllare i deputati, le loro entrate e le loro spese esorbitanti? Don Antonio è diventato “manolesta” solo nei 15 anni vissuti, alla grande, tra Bruxelles e Strasburgo?

Bersani, che ossequia Berlinguer, morto nel lontano 1984, dovrebbe ricordare che, tra le lezioni del nobile sardo-archiviate da Piero Fassino, 73 anni, leader Ds dal 2001 al 2007-c’era la sottolineatura che la “questione morale” è diventata (e lo è ancora) politica, perché è decisiva per ripresa di fiducia dei cittadini.

 

Il vero scopo del recente incontro romano, convocato dal PD a piazza Ss. Apostoli, era quello di contare i presenti e vederli in faccia. La delusione, sul primo punto, denota l'assoluta incapacità di Re Travicello, Letta, e soci di percepire la situazione e di prenderla in mano. D'altro canto, appare sempre più preoccupante che il Pd stia lasciando un largo spazio ai grillini dell’abile Giuseppe Conte.

Quanto a Panzeri, e se, furibondo per essere scaricato dagli ex compagni, diventasse un eurotangentista “pentito” e dicesse: “Cari Pigi e c., non potete continuare a scaricarmi, come una mela marcia, dopo anni di onorato e lucroso servizio nel sindacato e nelle istituzioni. Io ho sempre tenuto famiglia e partito. Levatevi la…Speranza che io mi sacrifichi per la Ditta! Non resterò in cella a pettinar le bambole. Se mi arrabbio, vi farò un….Cozzolino così!”.


 
 
 

ULTIMA BARRIERA: LASCIARE ANDARE LA PAURA!

Post n°1410 pubblicato il 21 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Ultima Barriera: Vincere la Paura!

di Vital Frosi

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Amati! La grande maratona della Terza Dimensione sta per finire. Tutto converge verso gli ultimi ostacoli all’interno dei Piani Divini che governano il pianeta Terra.

Lungo le Ere, quasi un centinaio di miliardi di anime hanno deciso di vivere la vita corporea sottomessa al velo dell’oblio, sentendosi infatti come se fossero disconnesse dalle loro versioni più alte e dalla Sorgente stessa.

Questa esperienza nella dualità in un Mondo di Terza Dimensione, abilita tutti gli ascesi ad entrare nel gruppo selezionato dei Maestri Ascesi. Abbiamo già detto qui che la Terra è una delle scuole di anime più dure. Provenienti da varie parti della Galassia e anche da fuori di essa, anime vennero qui per sottomettersi all’apprendimento sotto il velo dell’oblio.

Il Piano Divino riserva a questa scuola, il completamento del grande Ciclo di Espiazioni e Prove. Tutte le esperienze offerte sono già state ampiamente messe a disposizione di tutti gli studenti nel corso dei millenni. Il momento è arrivato! Siamo negli ultimi anni della Transizione Planetaria.

Tra le tante Prove, molto probabilmente, vincere la paura è l’ultima di queste.Quando l’anima ha iniziato la ruota delle incarnazioni qui sulla Terra, la paura ha iniziato a far parte della sua storia. Quando ti senti solo, staccato dalla Sorgente e abbandonato da tutto, è naturale sentirti esattamente come un bambino che ha perso i genitori.La paura si è insediata e ti ha accompagnato in tutte le reincarnazioni.

Siamo all’ultima incarnazione della dualità qui su questo pianeta. E se la paura è stata il primo ostacolo, sarà anche l’ultimo ad essere sconfitto. Molti di voi dicono di sentirsi persi. Sì, è reale un sentimento così, ma presto tutti coloro che si sentono davvero così avranno la possibilità di liberarsi dalla paura.

Comprendere il senso di essere qui in questa scuola, riconoscere l’esperienza proposta, assimilare le lezioni offerte, accettare gli esami impartiti, infine, sentirsi davvero uno studente interessato e disposto all’apprendimento, rende molto più facile questo frangente.

Manca poco! Veramente poco!

L’ansia che provi, non è altro che l’attesa dell’anima che sa per cosa è venuta e dove andrà. Lei sa che sta arrivando il momento tanto atteso. L’impazienza e la fretta ora diventano più forti. Ma è assolutamente normale provare tutto questo. Devi solo fidarti e capire che lo scopo della tua anima si sta realizzando.

La paura che ti ha sempre accompagnato nelle successive incarnazioni, ora si manifesta per l’ultima volta. Accoglila con amore Avvolgila nella tua Luce e lasciala andare. Anche se sembra che sia stata il tuo più grande nemico, non ha smesso di essere un Maestro che ti ha insegnato per tutto il tempo. Creare ostacoli che ti costringevano a trovare soluzioni, così è stato anche il tuo alleato nell’apprendimento.

Ma ora non c’è più bisogno di sentire la paura. Bisogna dire addio alla “vecchia amica”. Riconoscere la sua preziosa collaborazione nel corso dei millenni, assimilare le lezioni apprese e sbarazzarsi dei pesi inutili. La strada ora prende un’altra direzione.Bisogna staccarsi da tutto ciò che prima sembrava indispensabile. La paura della mancanza, della scarsità, della perdita e di tante altre possibilità ci ha fatto adottare la paura come una necessità.

La paura non è altro che un parassita che si è abituato a consumare la tua energia più alta. È ora di separarsi da questa compagnia indesiderata. La paura non può entrare nel portale della Nuova Terra. Nella Quinta Dimensione, la bassa vibrazione della paura non ha sufficiente frequenza per sostenersi. Dì quindi addio alla paura e segui i tuoi ultimi passi verso il portale 5D.

L’umanità della Terra ha avuto l’opportunità dall’inizio del 2020 di liberarsi dalla paura. Guarda quante cose sono successe in questi 3 anni! Tutto era uno stimolo per cui ognuno potesse sentire le paure ancora nascoste nelle proprie cantine. Non citerò qui ogni dettaglio di ogni situazione, ma puoi fare una riflessione e vedere da solo quante opportunità per liberarti dalla paura ci sono state.

In questi ultimi giorni, durante una meditazione, mi è stato mostrato come l’umanità sia raggruppata in due situazioni ben distinte: il gruppo di coloro che stanno vincendo la paura, e il gruppo di quelli che non sono ancora pronti a vincere tali prove.

Sicuramente questo può determinare anche il destino di ognuno. Ricordando che l’insegnante non può interferire con le risposte dei test sottoposti ai suoi studenti.

Siamo infatti arrivati agli esami finali di un grande ciclo. VINCERE LA PAURA È ANCHE L’ULTIMA BARRIERA!

Sono Vital Frosi e la mia missione è l’illuminazione! Namaste!

 

 
 
 

NATALE IN TEMPO DI GUERRA.

Post n°1409 pubblicato il 21 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Il Natale che celebriamo quest’anno (2022 ndr), ci trova in stato di guerra (iniziata a marzo ed ancora in corso ndr), al margine di una situazione drammatica dove si distrugge, si uccide, si muore. Una furia incontrollata si abbatte su uomini e donne sepolti sotto le macerie delle loro case, su anziani smarriti rimasti senza più sostegno e assistenza, su bambini travolti nel loro innocente quotidiano.

Al margine, ma emotivamente partecipi, sentiamo il pericolo bussare alla nostra porta: le conseguenze del conflitto ci stanno raggiungendo e graveranno durissime, soprattutto sulle frange più deboli della popolazione. Realtà, queste, che ci rimandano a un passato lontano decenni, che pensavamo esserci lasciati definitivamente alle spalle.

Eppure il Signore Gesù nasce ancora una volta per noi, in una situazione che ci chiama con severità maggiore a interrogarci e ad aprirci all’accoglienza del mistero del Natale.

Come può il (figlio del... - ndr) Creatore dell’universo incarnarsi in un modo tanto povero di dignità e di rilevanza? Perché ha fatto sua la nostra carne corruttibile, le nostre contraddizioni, il nostro peccato, fino allo scandalo della croce? Non c’è altra risposta se non nella contemplazione del mistero dell’amore di un Dio che per amore si fa bambino.

Per una coscienza di fede il Gesù storico è il Figlio di Dio, è la rivelazione del volto del Padre: nel Natale è Dio che si fa uomo, l’Onnipotente che diviene bambino, l’Altissimo che si umilia e diviene addirittura un neonato bisognoso di cure.

Il fatto che Gesù abbia scelto questa strada per entrare nella storia e farsi uomo come noi, rivela fino in fondo la natura dell’amore del Padre per gli uomini: un amore che è condivisione, partecipazione, comunione, dono, servizio.

Come preghiamo nel Credo, Dio si incarna «per noi e per la nostra salvezza» (propter nos et propter nostram salutem): dunque viene per liberarci; diventa uomo per donarci la pace a cui aspiriamo, per rivelarci la tenerezza divina e colmarci della sua benedizione.

L’Atteso da secoli entra nella storia - Il Vangelo di Luca narra come Maria e Giuseppe debbano recarsi a Betlemme per il censimento, in obbedienza all’editto imperiale. Ma in città non c’è posto per loro nemmeno ai margini dell’abitato. Gesù nasce come ogni bambino, ma in una grotta, in povertà e in solitudine: l’Atteso da secoli entra nella storia e non trova alloggio. Due poveri forestieri devono arrangiarsi in un rifugio di fortuna: situazione davvero paradossale per un Dio che si incarna.

Intanto per Maria «si compirono i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia» (Lc 2,6-7). Come tutti i bambini, Gesù che nasce è avvolto in fasce e la sua culla improvvisata è una mangiatoia, dove viene posto il foraggio per il bestiame.

Le fasce e la mangiatoia sono un segno per i pastori che si trovano nelle vicinanze. A loro viene annunciato da un angelo lo straor­dinario avvenimento: «Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,10-12). Gesù, il Messia atteso, è colui che salva; è Cristo, l’unto, il consacrato di Dio; è il Signore, Kyrios, e gli viene attribuito il nome di Dio nell’Antico Testamento. L’angelo rivela anche la missione di quel bambino: è Dio che entra visibilmente nella storia degli uomini per essere loro vicino, è il Signore che per primo si fa conoscere ai pastori che vegliano il gregge, a persone che lavorano, ma che non hanno grande importanza.

Se la vita cristiana è un cammino e un’assimilazione progressiva nella vita di Cristo, cosa indica alla nostra coscienza l’esperienza di povertà e di solitudine che segna l’ingresso di Gesù nella storia? Come ci interroga per tutto ciò che riguarda la vicinanza, la solidarietà con gli altri, l’accoglienza del fratello, la semplicità, la sobrietà, l’essenziale nella nostra vita? Che cosa indica il suo “rivelarsi a chi non conta”, a chi è emarginato, a chi svolge i lavori più umili?

L’onnipotenza di Dio si rivela nella debolezza - Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14). Giovanni annuncia l’incarnazione con queste parole. Gesù ha assunto la nostra stessa carne; si è fatto bambino, cioè «in-fante», incapace di parlare. Il Verbo, la Parola di Dio, non ha voce se non nel vagito di un neonato. Tale è la realtà dell’ingresso di Dio nella storia: divenire uomo come tutti, assumendo la corruttibilità della carne, la precarietà dell’esistenza, la fragilità e la debolezza di un bambino.

Eppure, paradossalmente, questo rivela l’onnipotenza di Dio: «Il fatto di essere una potenza che parla attraverso la debolezza dice che è una potenza divina, infinita: solo Dio onnipotente è in grado di parlare attraverso il linguaggio della debolezza. Tale linguaggio […] non è solo un’esibizione di potenza, non esprime un gioco di contrasti, ma è la condizione per raggiungere l’uomo dal basso, dalle radici. La “salvezza” non ti arriva da qualcuno che ha tutto e dà qualcosa, o dà molto di questo tutto, soverchiandoti con l’abbondanza: è invece la potenza di “qualcuno che si mette al tuo livello”0, e partendo dal tuo livello più basso ti rialza, ti fa diverso; qualcuno che ti fa partecipe della sua pienezza dopo aver partecipato alla tua miseria, e che in questa comunione affettiva con un’impotenza e una miseria a te ben note, non immaginarie, sofferte giorno per giorno, ti garantisce della reale consistenza di quella sua pienezza che vuole condividere con te» (S. Corradino, Il potere nella Bibbia, Roma, Acli, 1977, 4).

Il Natale è dunque la festa dell’umiliazione di Dio. Lo esprime chiaramente l’apostolo Paolo nella Lettera ai Filippesi, quando parla di kenosis (Fil 2,7): «farsi nulla», «svuotarsi», privarsi della gloria divina. Gesù, venendo in mezzo a noi come uno di noi, ha accettato anche la povertà e l’umiliazione della nostra storia, fino a raggiungerne i livelli più bassi, anzi quello infimo: «Si è fatto obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). Gesù muore in croce innocente, come un rifiutato, un condannato, subendo la pena dei criminali più reietti. È il mistero del Natale che si dipana nella vita.

La luce splende nelle tenebre. - La vita era la luce degli uomini e splende nelle tenebre (cfr Gv 1,4-5). La vita che il Signore dona è luce per tutti gli uomini del mondo, e illumina ogni vita, dando gioia, speranza e futuro. Per un’umanità assunta da Gesù non può non esserci un domani: se il Signore si è fatto viandante come noi, fragile come tutti, affaticato e sofferente in un itinerario simile al nostro, il nostro vivere, il soffrire, il peregrinare hanno un senso nuovo. C’è luce e gioia nella vita dell’uomo: per il cristiano la gioia di vivere non è una emozione tra le tante, ma ha una sua profonda radice teologica. Nel cuore dell’uomo c’è gioia, c’è il bene della creazione divina, c’è la bellezza che viene da Dio, c’è la vita stessa di Dio, c’è l’illuminazione dall’alto. Aprirsi alla luce per ogni cristiano è impegno, è responsabilità, è dovere che gli deriva dall’unione e dalla comunione con il Signore e con i fratelli.

Tuttavia Giovanni afferma: «La luce splende nelle tenebre», perché nel mondo ci sono le tenebre. E continua: «Le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,5). Nonostante la storia degli uomini e la stessa vita di ogni persona siano attraversate dalle tenebre – le tenebre dell’egoismo e del disimpegno, della corruzione e dell’ipocrisia –, la Parola di Dio è per noi una grande speranza che il nostro tempo non deve offuscare. Gli orrori, le devastazioni, le morti del conflitto che ci tocca da vicino e di cui continuamente ci giunge notizia, e ancora di più le tante guerre nel resto del mondo colpevolmente dimenticate, non sono l’ultima parola nella storia dell’umanità. Il Verbo che ha posto la sua tenda in mezzo a noi è Presenza donata per sempre, perché è dal Padre, e sarà con noi «fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

E ancora: «Ma i suoi non lo hanno accolto». Non è accolto perché gli occhi degli uomini sono rivolti altrove. Ma il Natale torna a interrogarci sulla nostra disponibilità all’accoglienza qui ed ora. Come orientiamo la nostra vita, come andiamo incontro ai fratelli? Perché, se apriamo loro il nostro cuore, diventiamo figli di Dio, fratelli di Gesù, e in lui fratelli dell’umanità intera. Il Natale è la celebrazione della fraternità.

Chi accoglie il Signore che nasce? - Accolgono il Signore Gesù innanzitutto Maria e Giuseppe: il mistero della circostanza di quella nascita non può non averli turbati. In viaggio non hanno con sé nulla di quanto può essere necessario ad un neonato. Essi accettano di vivere il mistero del volere di Dio in una situazione che, comunque, non li solleva da nessuno degli impegni e delle responsabilità che attengono al quotidiano. Sono genitori poveri, come tanti, alle prese con problemi che li fanno simili a tutti i genitori del mondo. Ma sono persone in ascolto, disponibili al piano di Dio che entra nella loro vita e la sconvolge. È il mistero di Dio che rende la loro vita diversa da quella che avevano accarezzato nel proprio cuore.

Ci sono poi i pastori che accolgono Gesù: gente semplice, povera, umile. Gente senza storia e senza diritti, senza un volto preciso se non quello segnato dal lavoro. Gente che del mondo conosce solo il colore del cielo, l’erba del prato, il latte munto alle pecore, il tempo della tosatura della lana e come si porta in spalla un agnellino appena nato. Eppure è gente che veglia e che accorre. I pastori sono i primi che scoprono il mistero di Dio nel Figlio di Maria.

Più tardi verranno i magi, persone istruite ma libere da ogni forma di presunzione, sono alla ricerca. Conoscono le Scritture del popolo ebraico e sanno riconoscere i segni del cielo. Soprattutto sanno mettersi in cammino quando scoprono una stella che li guida e, dopo un lungo viaggio, liberi dalla loro scienza e dal loro sapere, incontrano anch’essi il bambino che è nato.

Lasciarsi trasformare dal mistero del Natale - Come sarà il nostro prossimo Natale? Dietrich Bonhœffer, pastore luterano, martire del nazismo, ci illumina: «Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro. […] Dio ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”. […] Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e a Dio, […] proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia» («Sermone della 3a Domenica di Avvento», in Id., Riconoscere Dio al centro della vita, Brescia, Queriniana, 2004, 12 s).

Chiediamo al Signore Gesù che nasce per noi il dono di accogliere il mistero del Natale e lasciarci trasformare dalla sua venuta. «Si vive senza pane, senza casa, senza amore, senza felicità: non si vive senza mistero. La natura umana è fatta così. Non ci si può sottrarre al mistero quando si è fatti ad immagine e somiglianza di Dio» (L. Bloy, «Introduzione», in P. Van der Meer, Diario di un convertito, Alba, Paoline, 1969, 9).

Con i migliori auguri di un Buon Natale.

 

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QATAR: DALLE MAZZETTE ALLE MINACCE IL PASSO È BREVE...

Post n°1408 pubblicato il 21 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr
 

QATAR, PRIMA LA CORRUZIONE DEGLI EURODEPUTATI, POI LE MINACCE! ARROGANZA E POTERE DEGLI EMIRI!

QATARGATE, ORA GLI EMIRI MINACCIANO L’EUROPA.

TUTTO È PRECIPITATO DOPO LA STRETTA ANNUNCIATA DA STRASBURGO: GIOVEDÌ INFATTI GLI EURODEPUTATI HANNO VITATO QUASI ALL‘UNANIMITÀ UN TESTO CON CUI SI SOLLECITA “LA SOSPENSIONE DEI PERMESSI DI ACCESSO PER I RAPPRESENTANTI DEGLI INTERESSI DEL QATAR” DURANTE LE INDAGINI DELL’INCHIESTA SVOKTE DALLA PROCURA DI BRUXELLES, INDAGINE CHIAMATA “CASH FOR INFLUENCE”. IL QATAR HA INFATTI DETTO APERTIS VERBIS CHE QUANTO AVVENUTO POTRÀ AVERE “UN IMPATTO NEGATIVO” SUKLE RELAZIONI CON L’EMIRATO DEL GOLFO E SULLA FORNITURA GLOBALE DI GAS, LA MATERIA PRIMA SU CUI IL QATAR STA COSTRUENDO LA SUA FORTUNA E, SI PRESUME, IL SUO IMPERO FATTO PRINCIPALMENTE DI “CORRUZIONE”.

 

Non si può dire che non fossero stati avvisati. A maggio 2022, quando l’Europa si pose il problema di sostituire il gas russo, quindi il problema di non dover più dipendere dalla Russia per l’approvvigionamento energetico, la decisione di “riabilitare” una serie di Paesi che fino al giorno prima erano messi alla berlina, fu infatti giudicata da tanti, compresi quotidiani e esperti politologi, una pura e semplice follia, perché si rischiava di cadere dalla padella nella brace. Ma come spesso accade, i vertici europei hanno preferito ignorare queste parole e qualsiasi altro tipo di avvertimento. Risultato: sei mesi dopo siamo sulla graticola e rischiamo di finire flambé. Anzi trattandosi di gas e di stop alle forniture in periodo invernale, il pericolo più concreto e di congelare.

 

Domenica 18 dicembre 2022, il Qatar ha condannato l’indagine sulla corruzione condotta dal procuratore di Bruxelles e la sospensione dell’accesso dello Stato del Golfo al Parlamento dell’Ue, affermando che potrebbe avere un impatto negativo sui legami tra Europa e Qatar e sulla fornitura di gas naturale. 

 

Lo scandalo è scoppiato mentre molti paesi europei guardano al Qatar per le forniture di gas naturale liquefatto. "La decisione di imporre una restrizione così discriminatoria che limita il dialogo e la cooperazione con il Qatar, prima che il processo legale sia terminato, influenzerà negativamente la cooperazione in materia di sicurezza regionale e globale, nonché le discussioni in corso sulla povertà energetica globale e sulla sicurezza", ha affermato il diplomatico. "Respingiamo fermamente le accuse che associano il nostro governo a cattiva condotta", ha aggiunto la dichiarazione.

"Il Qatar non è stata l'unica parte nominata nelle indagini, eppure il nostro Paese è stato esclusivamente criticato e attaccato"

Secondo i resoconti dei media, anche gli interessi marocchini sono oggetto di scrutinio nelle indagini.

"Abbiamo osservato con grande allarme la condanna selettiva del nostro Paese di questa settimana", afferma la nota.

"È profondamente deludente che il governo belga non abbia fatto alcuno sforzo per impegnarsi con il nostro governo per stabilire i fatti una volta venuti a conoscenza delle accuse", ha affermato il diplomatico.

Il Qatar sente di essere stato ingiustamente preso di mira, con sentimenti influenzati da altre accuse mosse contro il ricco stato del Golfo per aver ospitato la Coppa del Mondo.

"La decisione di vietare esclusivamente i rappresentanti di una singola nazione al Parlamento europeo dimostra che gli eurodeputati sono stati notevolmente fuorviati", si legge nella dichiarazione. "È un peccato che alcuni abbiano agito sulla base di pregiudizi precostituiti contro il Qatar e abbiano formulato i propri giudizi sulla base delle informazioni inesatte contenute nelle fughe di notizie piuttosto che attendere la conclusione delle indagini".

 

La storia ha inizio con l’invasione dell’Ucraina, allorquando la Ue si svegliò da un lungo sonno, e aprendo gli occhi, si accorse che Vladimir Putin non era a suo dire, un fine democratico, il quale, a sempre a suo dire, aveva già occupato la Crimea, combattuto una guerra senza quartiere in Cecenia, ammazzato a suo dire, ed incarcerato un certo numero di giornalisti ed oppositori. Ma pare che a Bruxelles nessuno avesse visto niente. 

 

Dunque, all’improvviso, in primavera  l’Unione si rese conto dell’urgenza di interrompere i rapporti con Mosca e, soprattutto, smettere di comprare miliardi di metri cubi di metano, onde evitare che gli acquisti finissero ad alimentare la macchina da guerra del Cremlino. E avendo maturato questa decisione, la baronessa Ursula von der Leyen e compagnia cantante, concordarono di rivolgersi per le forniture di gas, ad altri Paesi apparentemente più presentabili della Russia di Putin.

E quali sono questi campioni di democrazia che i nostri governanti hanno cominciato a corteggiare? Beh, dell’elenco facevano parte stati accusati di violazione di diritti umani, tra i quali Qatar, Algeria, Arabia Saudita, il Venezuela, l’Iran eccetera. Alcuni di questi erano sulla lista nera degli Stati Uniti, da anni soggetti a sanzioni perché sospettati di finanziare il terrorismo internazionale. Mentre altri, come Riad, dopo l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, fatto a pezzi in ambasciata, erano semplicemente in una specie di limbo, cioè sospesi dal club dei buoni, in attesa di eventi che ne consentissero il riaccoglimento. L’occasione è stata fornita da Vladimir Putin, con l’invasione dell’Ucraina. I bombardamenti sui civili, alla fine, hanno convinto Americane ed Europa che in fondo massacrare un cronista che si era permesso di criticare il principe Mohammad bin Salman non era poi un fatto così grave, e neppure affamare il proprio popolo come ha fatto Nicolas Maduro. Risultato, in men che non si dica, per liberarci da una dipendenza, quella verso il gas di Putin, ne abbiamo accettata un’altra, legandoci mani e piedi a teocrazie e dittature che non possono essere di certo considerate migliori di quelle messe in piedi in Russia. Si può per calcolo baciare la pantofola di chi ha appena usata una per schiacciare la testa ad un oppositore?

 

Ebbene l’Ue ha deciso di voltare le spalle alla Russia ed al suo metano, per rivolgersi al Qatar. E di quanto sia democratico il nostro nuovo partner commerciale, quello da cui far dipendere la nostra energia e di conseguenza la nostra economia, ne abbiamo avuto prova di recente, non solo quando si è scoperto che per rendere accogliente il Paese in vista del Mondiale di calcio sono morti 6500 operai, ma anche quando appunto, è scoppiato lo scandalo delle mazzette all’Europarlamento. Soldi in contanti, dentro enormi Sacchi, per comprarsi il consenso e migliorare l’immagine, ma anche per consentire libera circolazione a politivi ed affaristi qatariani. 

 

Ora che lo scandalo è scoppiato, con l’arresto di onorevoli e portaborse di stanza a Bruxelles, la Ue ha alzato la voce, condannando la corruzione e BLOCCANDO I VISTI per i burocrati dell’emirato. Ma il soprassalto morale, a quanto are non è stato apprezzato da Doha, ed infatti quei simpatici signori vestiti bianche vesti, sempre pronti a mettere mano al portafoglio, sia per comprare qualche nostro albergo, sia per mettere a libro paga qualche deputato, hanno reagito malamente in modo poco urbano, minacciando di CHIUDERE IL RUBINETTO DEL METANO.

 

 

Una intimidazione bella e buona. Anzi, una rappresaglia, perché il Qatar sa di avere il tubo dalla parte del manico. Resta da vedere con quanta ipocrisia ora l’Europa farà retromarcia, mettendo a tacere lo scandalo delle mazzette. Altro che tetto al gas, l’Europa è unita nel metterci una pietra sopra: dal prezzo del metano al prezzo delle mazzette!

 
 
 

UMANITÀ O TRANSUMANESIMO?

Post n°1407 pubblicato il 21 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Il Tramonto della Vita: l’uomo in rivolta contro se stesso!

di Enrico Nadai

Viviamo in un’epoca in cui negare la vita è spesso più semplice che supportarla. Questo fenomeno si riflette in diversi aspetti, tra loro differenti: la volontà di legalizzare l’eutanasia, le battaglie (vedi USA) per mantenere legale l’aborto; quelle per consentire l’uso delle droghe, la promozione della libertà sessuale a favore di chi non può procreare naturalmente, il lavaggio del cervello ai minori sul cambio di sesso e cultura lgbt; il dominio della tecnologia come fattore in grado di trasformare l’essere in non-essere, il cosiddetto “transumanesimo”.

 

A questa visione distruttiva, si devono contrapporre delle altre riflessioni. Affermare la nostra vita e quella altrui, significa anzitutto “prendersene cura”, sebbene ormai sembri defluito il bisogno di farlo. Si confonde il concetto di cura con quello di una misera libertà priva di vincoli: libertà d’espressione, stravaganza dei costumi, disinibizione e rimozione di ogni tabù.

In pochi sono in grado di sentirsi liberi dedicando loro stessi a qualcuno o ad un valore trascendente. La consacrazione della propria individualità a discapito d’altri, è ormai l’unica cosa che conti veramente. In assenza di una sensibilità che generi una diversa apertura al mondo, la cura ha perso il carattere della preoccupazione rivolta all’esistente. E così, si è passati ad una lotta di mera preoccupazione egoistica, in cui tutto è strumentalmente utile ai nostri scopi egocentrici.

Come aveva ben visto Günther Anders, a causa di tale mancanza di rispetto e attenzione, l’umanità è giunta a trattare se stessa come qualcosa di cui avere poco rispetto, da consumare avidamente e gettare via, così come tratta il mondo con prevaricazione, insensibile si bisogni di tutti e non solo dei più ricchi. È la diretta conseguenza del considerare l’umanità come un mezzo e non mai come un fine. Da qui sorge quel coordinamento di mezzi e fini che, con Horkheimer, potremmo definire secondo l’espressione “ragione strumentale”.

TRANSEVOLUTION L'era della decostruzione umana di Daniel Estulin

Il rapporto con il senso della vita sta assumendo una lacerazione preoccupanteSono in molti a farci credere che, di fronte ad ostacoli insormontabili, il maggior tributo all’esistenza sia quello di “negarla”. Questo giustifica e favorisce troppo facilmente un certo conformismo da parte di coloro che fanno scialo di solidarietà verso chi decide di abbracciare un decesso, favorendolo anziché cercare una via alternativa. Il sostegno umano, infatti, giunge con grande risonanza quando ci si oppone abbastanza facilmente alla vita piuttosto che alla morte. Le scelte che negano l’esistenza, sono spesso dettate da circostanze che rendono in parte comprensibile una tale volontà; ma la forza di chi non si arrende e affronta aspre difficoltà, meriterebbe, in confronto, un più sincero e meritato supporto. Quest’ultimo, purtroppo, viene invece a non essere favorito.

È disorientante e psichicamente doloroso vivere in un contesto politico, sociale e religioso in cui non esiste un’idea condivisa su cosa sia “la vita”; tantomeno è attivo un serio confronto, in grado di proporre una molteplicità di opinioni per ricercare delle ragioni e punti comuni. È invece significativo, che problemi etici così delicati, vengano affrontati nelle aule parlamentari solo in seguito allo scalpore sollevato da qualche caso giornalistico. 

Oggi ognuno ha maturato – ammesso che l’abbia fatto – una visione arbitraria della vita e in base a questa, è persuaso di poter fare ciò che gli pare con essa. Del resto, nuotiamo nelle acque gelide del completo non-senso, del vuoto assoluto, nella reciproca estraneità in cui è impossibile per ciascuno, comprendere la rete di “relazioni” entro la quale siamo inseriti. Per ciò stesso, in pochi considerano la vita come un dono prezioso da cui congedarsi – a prescindere dal nostro intervento – secondo le necessità da essa imposte.

La superbia del genere umano contemporaneo è quella di voler decidere autonomamente su tutto, sentendosi a fondamento di ogni cosa. Anche se nessuno si è mai conferito la vita da sé, in molti credono che essa sia di totale proprietà del singolo individuo; pochi invece la pensano come un dono venerabile, consegnatoci affinché se ne abbia la migliore possibile, con disciplina e costanza.

Ricevere la vita è infatti la prima manifestazione di un destino che trascende il nostro dominio. Il coraggio di affrontarla fino in fondo, non può e non deve mancarci. La vita non è superflua: va rispettata, meditata, ordinata e trattata con responsabilità in ciò che scegliamo di farne. Solo con la nostra sollecitudine, possiamo imparare a morire e consegnando un senso all’esistenza motiviamo l’amore, la gioia, il dolore e la disgrazia. Ma la civiltà occidentale sta indorando il suo tramonto: elogia chi si dà la morte, gioisce se i bambini vengono acquistati dagli omosessuali abbattendo la struttura tradizionale della famiglia, preferisce non procreare, pretende il soddisfacimento di ogni desiderio individuale, favorisce l’ibridazione tra umano e tecnico, nonché la realizzazione della post-umanità.

L’uomo è in pratica, in rivolta contro se stesso, contro la propria identità, contro i propri limiti, contro la natura, contro Dio, contro tutto ciò non gli conceda di essere una sua autocreazione. La sua volontà è quella di controllare ogni cosa lo concerne e la via che si sta velocemente dischiudendo davanti a lui, è più sinistra di quanto qualsiasi previsione possa dichiarare.

 

 
 
 

PERCHÉ LA MONETA DIGITALE E L’IDENTITÀ DIGITALE SONO UNA GRANDE TRUFFA, PARTE SECONDA!

Post n°1406 pubblicato il 21 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr

Per non parlare poi della abolizione del contante, un’altra truffa colossale!

Nel capitalismo moderno, la triplice esigenza contraddittoria di razionalità, performance e sicurezza favorisce una tendenza apparentemente irresistibile. Questa corrente conduce il sistema verso la scomparsa del denaro contante. Si tratta di eliminare banconote e moneta di piccolo taglio in metallo (detta «moneta divisionale»), che gonfiano i portafogli e appesantiscono le tasche. Nella logica capitalista, che promuove la performance del sistema di pagamento come per tutto il resto, questi mezzi materiali pesanti e costosi per gli istituti bancari lasciano in gran parte il posto agli strumenti digitali: carte di credito, carte di pagamento, internet o applicazioni informatiche integrate nei telefoni cellulari. I fautori di un’economia razionale, produttivista e sicura vogliono incoraggiare questa dematerializzazione, al punto da desiderare una società senza contanti.

Essi sono sostenuti da alti funzionari, sia internazionali sia nazionali. Christine Lagarde, ex direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi) e attuale presidente della Banca centrale europea (Bce), Michel Sapin, commissario europeo, e William White dell’Ocse, per non parlare degli aficionados del Forum di Davos, vedono negli scambi senza contanti il futuro delle economie di mercato. In un rapporto del Comité Action Publique 2022 (Cap 2022) , tecnocrati, dirigenti d’azienda, economisti e alti funzionari hanno già manifestato da diversi anni la loro volontà di andare verso una società zero cash. In breve, questi tecnocrati sostengono che eliminare gradualmente la circolazione del contante semplificherà i pagamenti. Affermano che la società senza contanti corrisponderebbe allo «stile di vita già raccomandato da tutti» e permetterebbe una lotta più efficace contro le frodi e la criminalità organizzata.

Pretendere che la scomparsa del contante sia sostenuta da tutti è una conclusione affrettata, generalizzando l’opinione forse maggioritaria. Peggio ancora, significa confondere l’ideale tecnocratico con il bene comune di tutti, in particolare delle popolazioni più fragili. In Europa, l’87% degli intervistati afferma di utilizzare ancora il contante presso i piccoli commercianti, e il 72% nei distributori automatici. Inoltre, l’83% degli intervistati si dichiara «preoccupato per la scomparsa del contante». Questo sentimento è condiviso da quelli che utilizzano quotidianamente questo metodo di pagamento (87%), ma anche – ciò che è più interessante – da coloro che preferiscono i pagamenti dematerializzati (73%). Ad ogni modo, in nome della frode e della criminalità organizzata, la Commissione europea ha già ottenuto dalla Banca centrale europea l’abbandono della banconota da 500 euro nell’autunno del 2021 (nello stesso momento in cui la Svizzera faceva circolare una nuova banconota da 1.000 franchi svizzeri, circa 930 euro).

La spiegazione di queste visioni contrastanti è complessa. Le varie forme monetarie, infatti, riflettono le diverse sensibilità della società. Il capitalismo liberale, nella sua logica di un rendimento sempre più rapido degli investimenti, ha privilegiato le forme che circolano più rapidamente: prima oggetti o metalli preziosi, che hanno in sé un grande valore in un piccolo volume; poi la cartamoneta più leggera; e, ancora più leggere, le voci nel passivo dei bilanci delle banche, le annotazioni elettroniche che sono alla base della cosiddetta «moneta scritturale» e per i trasferimenti di fondi con mezzi digitali, fino alle transazioni automatiche. Questa logica in effetti rende tecnicamente obsolete – ma non socialmente inutili – le forme più datate, come la moneta divisionale (moneta spicciola) e la moneta fiduciaria (banconote).

In effetti, l’evoluzione tecnica relativa ai supporti monetari giustifica l’annuncio dell’imminente scomparsa del contante. Sulla stampa appaiono ripetutamente articoli che segnalano tale scomparsa progressiva, o che addirittura la esaltano. Allo stesso modo, sono messi in evidenza i malfunzionamenti degli sportelli automatici, anche la loro violazione elettronica, dimenticando che l’appropriazione indebita di carte bancarie e i buginformatici nei pagamenti elettronici sono eventi più numerosi e con conseguenze ben più gravi.

I tecnocrati non hanno notato che dietro la diminuzione dell’uso del contante nelle transazioni commerciali si nascondono pratiche sociali e culturali che vanno nella direzione opposta. Così, dall’inizio del 2020, la pandemia, che, da una variante all’altra, non smette di preoccupare, ha provocato un doppio effetto contraddittorio. Da una parte, il timore della trasmissione del virus attraverso il contatto con la cartamoneta e le monete metalliche ha rafforzato i pagamenti elettronici (o senza contatto) nei negozi e ai distributori automatici, entro un limite di 30 euro a partire dal 2017, portato a 50 euro dal maggio 2020, durante il primo lockdown. Alcuni negozianti hanno persino esposto con orgoglio, come spesso accade negli Stati Uniti, la scritta no cash.

D’altra parte, la pandemia non ha neutralizzato l’interesse per il denaro contante, tutt’altro. Nel 2020 la Banca centrale europea ha emesso 141 miliardi di euro di nuove banconote (+11% in un anno). Questo porta la moneta fiduciaria in circolazione in Europa alla vertiginosa cifra di 1.435 miliardi di euro. Tale paradosso – aumento dei pagamenti elettronici o senza contatto, unito a un aumento dell’interesse per i contanti – può essere spiegato, secondo la Bce, con «l’attaccamento alle riserve di contanti in tempi difficili». Questo fenomeno ci ricorda che in economia, come in tutta la storia sociale e politica, i sentimenti e le sensibilità culturali formano un insieme. Si tratta di un fenomeno sociale globale, come dicono gli studiosi, quello che il grande economista austriaco Joseph Schumpeter aveva perfettamente diagnosticato fin dal 1911 nelle frasi iniziali della sua Teoria dello sviluppo economico: «Il divenire sociale è un fenomeno unitario. Nella sua grande corrente, la mano ordinatrice dell’indagatore rileva forzatamente i fatti economici».

Infatti, come tutti i fenomeni sociali, l’uso del contante, la frode e la criminalità – piccola o grande che sia – dipendono da una configurazione globale del diritto, della normativa e della cultura. Questi fenomeni sociali si adeguano facilmente alle tecniche di circolazione monetaria disponibili nel Paese. Credere che un mezzo di pagamento dematerializzato ostacoli i truffatori e i criminali è una superstizione falsamente ingenua.

Sì, superstizione, come dimostrano le più grandi appropriazioni indebite degli ultimi 10 anni che sono sfuggite alla rete dei «gabellieri» (esattori delle tasse e guardie doganali) senza dover portare valigie di banconote. Sul piano della sicurezza pubblica, i Paesi che limitano i pagamenti in contanti – in particolare Francia e Italia – non sono più sicuri – per usare un eufemismo – dei Paesi in cui il denaro contante circola liberamente, come Svizzera, Germania, Hong Kong, Singapore. Questa immagine di una società senza contanti è una superstizione falsamente ingenua, perché dissimula operazioni molto comuni sia dello Stato sia delle banche commerciali.

Certo, la proporzione dei pagamenti in contanti è in calo, ed è ormai ampiamente in minoranza nei Paesi occidentali e in Asia. I consumatori favorevoli al no cash sottolineano la praticità del pagamento elettronico, peraltro innegabile. Sono sempre più numerose anche le diocesi che usano il cestino della raccolta contactless in diverse delle loro parrocchie.

Questi mezzi riflettono semplicemente la logica capitalista della produttività. Le catene di grandi magazzini e i commercianti che espongono la scritta no cash cercano di risparmiare sui costi di verifica dei contanti. Ci vuole tempo per «fare il controllo di cassa» ogni sera. Questo è meno vero oggi, perché le macchine, in un istante, controllano e contano le banconote e le monete, e danno il resto. Ma queste macchine non sono gratuite.

Per le banche commerciali, l’interesse per una società senza contanti non è inferiore. Finché non si liberano della preoccupazione e del costo della manutenzione della rete dei bancomat, esse contano sulla massa di depositi virtualmente vincolati, che allevia le limitazioni di legge sulle riserve minime obbligatorie, che esse gestiscono a loro vantaggio. Oltre alla conoscenza più precisa – anzi, quasi esaustiva – delle abitudini di consumo e di trasferimento di denaro dei clienti, la scomparsa del contante promette loro una maggiore flessibilità commerciale e di strategia di marketing. Inoltre, all’orizzonte del no cash c’è la prospettiva di trasferire facilmente ai propri clienti eventuali tassi di interesse negativi decretati dalla banca centrale.

In una società senza contanti, anche la politica monetaria delle banche centrali ha il suo vantaggio, perché la registrazione di tutte le transazioni nei conti bancari aiuta a combattere la tesaurizzazione. Quest’ultima, sfavorevole alla crescita, è temuta dai responsabili della politica monetaria, che vorrebbero suscitare nei risparmiatori una tendenza alla spesa. Questo può essere fatto più facilmente introducendo una sorta di «moneta che si svaluta», imponendo un tasso di interesse negativo sui depositi bancari. Invece, la ricchezza detenuta in contanti rischia solo la svalutazione della moneta, dovuta  all’aumento dei prezzi.

A beneficio dello Stato, una società senza contanti rafforza la politica fiscale pubblica. L’assenza di contante in effetti ostacola l’evasione fiscale (il fatto di «dimenticare» o nascondere al fisco redditi o beni), ma anche la frode fiscale (il fatto di ingannare deliberatamente il fisco). Inoltre, le manovre pubbliche per costringere i risparmiatori a spendere, in assenza di inflazione causata dall’attività economica, possono provocare l’equivalente dell’inflazione, richiedendo tassi negativi che saranno tanto più efficaci in quanto i proprietari di tali depositi vincolati non potranno più sfuggire a questi prelievi conservando il denaro in contanti, in una cassaforte o «sotto il materasso», secondo l’espressione popolare.

Si capisce quindi facilmente come in Europa la Banca centrale, le banche commerciali, gli alti funzionari e i governi guardino con interesse alla Svezia, dove il contante è quasi completamente scomparso. Lì, la moneta fiduciaria in circolazione rappresenta circa il 2% delle transazioni, mentre nell’Unione Europea la cifra oscilla tra il 10% e il 20%, a seconda del Paese. Nei Paesi in via di sviluppo, la percentuale di contante in circolazione è ancora maggiore: tra il 60% e il 90%, a seconda del Paese. In questo contesto, nessuno si stupisce che gli attivisti anti-cash siano principalmente reclutati nelle popolazioni urbane, piuttosto giovani e con un livello di istruzione più elevato. È quindi comprensibile che la Svezia sia il Paese più avanzato d’Europa nella dematerializzazione del denaro.

Questa teoria liberale in armonia con la dinamica capitalista deve essere messa in discussione. È logico che un monito che merita di essere ascoltato venga proprio dalla Svezia, il Paese europeo più avanzato in questo percorso verso pagamenti senza contanti. Stefan Ingves, governatore della Banca centrale svedese (Sveriges Riksbank), in un articolo pubblicato nel 2018, sostiene che è necessario mettere in atto nuove regole per garantire che il denaro contante continui a essere accettato come mezzo di pagamento. Egli spiega che le cose evolvono troppo rapidamente e che il controllo della Banca centrale sui sistemi di pagamento deve essere salvaguardato. Se non si fa nulla, dice, la Svezia arriverà a una situazione in cui tutti i mezzi di pagamento a cui il pubblico ha accesso saranno offerti e controllati da attori commerciali, senza contare le nuove cosiddette «valute elettroniche» di vario genere. Per chiarire il punto, il Governatore afferma che i promotori delle attività finanziarie private contro fondi pubblici «hanno torto» nel dire che gli svedesi non hanno nulla da temere. In tempi di crisi, spiega, il pubblico cerca sempre beni privi di rischio, come i contanti, garantiti dallo Stato. «È improbabile che gli attori commerciali si assumano in tutte le circostanze la responsabilità di assecondare la domanda del pubblico di avere mezzi di pagamento sicuri». Questi argomenti sono stati ascoltati: dall’inizio del 2020, un regolamento svedese obbliga le banche ad assicurare la distribuzione del contante.

Tra tutte le ragioni addotte dal governo svedese, una contraddice direttamente la logica unidimensionale della performance e della razionalità capitalistica: l’attenzione ai più deboli. Questi dibattiti sulla tecnica dei pagamenti, che in apparenza sono puramente economici, in realtà occultano situazioni sociali con questioni morali abbastanza semplici, ma fondamentali. Una modernità radicata nella razionalità dominante si confronta così con una tradizione sociale intrisa di ispirazione religiosa, soprattutto cristiana, che non vuole trascurare nessun essere umano, né le legittime aspirazioni delle popolazioni più disagiate. In termini politici, un interesse generale ridotto alla salute dell’economia si contrappone qui al bene comune, che è il bene di tutti – specialmente dei più deboli – attraverso la solidarietà di tutti, anche se ciò significa ridurre un po’ la crescita economica.

Di fronte alla razionalità puramente economica che i sostenitori dell’abbandono del contante vorrebbero imporre, l’esigenza del bene comune sposa la causa di ogni membro della società, e non semplicemente quella di una maggioranza definita dalle statistiche, anche se più giovane, più istruita, residente in un ambiente urbano e abile nell’uso dei metodi di pagamento elettronico. La mancanza di denaro contante accentua la precarietà delle persone che vivono ai margini della società, escluse dalla tecnologia: i senzatetto, le persone senza documenti, i mendicanti, i migranti, gli anziani, soprattutto nelle aree rurali. Nella primavera del 2020, un senatore ha rivolto una domanda al governo sulla mancanza di bancomat in alcune zone rurali della Francia. Non si trattava semplicemente di compiacere i mercanti di bestiame che, non fidandosi del fisco, pagano in contanti mucche e cavalli. Tutti gli studi sulle dimensioni antropologiche e politiche del contante convergono su questa sintesi stilata dal direttore della Monnaie de Paris: «La moneta fiduciaria (banconote di carta, più monete di metallo) è percepita non soltanto come pratica e facile da usare, ma anche come un “vettore di coesione sociale”. Al di là del suo uso quotidiano, il denaro continua a svolgere un ruolo nella nostra società, per la trasmissione intergenerazionale, l’educazione e la solidarietà».

Questo è il motivo per cui le Ong più vicine ai migranti e ai poveri protestano vigorosamente contro le decisioni amministrative di limitare il contante, in particolare il denaro ricevuto dai migranti in alcuni Paesi. Una di queste decisioni amministrative, che sembra essere in apparenza puramente tecnica, neutralizza le carte di prelievo di contanti concesse ai richiedenti asilo. Infatti, in attesa dell’esame del loro caso, per compensare il divieto di lavoro, questi ricevono solitamente una piccola somma di denaro (generalmente tra 7 e 12 euro al giorno). I tecnocrati, con il pretesto di un possibile racket, vogliono consentire solo le carte di pagamento, ma non i prelievi di contanti dai bancomat, né i trasferimenti di denaro. La precarietà di queste persone ne risulta aumentata. Inoltre, ci sono consumatori che sono più o meno inconsapevoli delle loro spese quando vengono dematerializzate. Del segno monetario tangibile gli psicoanalisti hanno fatto a lungo un buon affare: giustificavano il pagamento in contanti per ciascuna delle sedute che facevano con l’efficacia del trattamento psicologico. In gergo francofono, bisognava «toccare con mano» i soldi per dare al pagamento il suo giusto peso. Altrimenti, il denaro dematerializzato sarebbe psicologicamente inefficace.

Oltre a queste particolari categorie, la maggior parte di coloro che vogliono mantenere una quota di denaro contante si preoccupa di salvaguardare la propria privacy. La questione riguarda la libertà di coscienza e di azione. Altre categorie di persone si uniscono a questa schiera: persone sensibili al furto di dati, alla manipolazione di codici, agli errori nelle richieste, ai malfunzionamenti dei sistemi di prelievo, per non parlare degli errori dell’utente quando, con l’avanzare dell’età, gli tremano le mani e preme goffamente i tasti del computer o del telefono cellulare. I bug informatici non possono mai essere esclusi, e l’esperienza quotidiana mostra quanto possa essere penoso affrontare le difficoltà amministrative quando si tratta di ottenere il riconoscimento dei propri diritti.

Contro queste minacce di malfunzionamenti, i sostenitori del no cash presentano le statistiche: i rischi operativi rappresentano solo una parte esigua delle somme in gioco. Questi tecnocrati confondono la statistica con la diagnosi. Le statistiche si basano sulla legge dei grandi numeri, mentre le diagnosi riguardano ciascun individuo, perché, a parte le compagnie di assicurazione, i fondi di investimento, le aziende operanti nel mercato di massa e lo Stato, pochissime persone si trovano in situazioni che rientrano nella legge dei grandi numeri. Secondo l’esperienza comune, ciò che accade agli altri accade anche a se stessi. Infine, gli attivisti che lavorano per l’abolizione del contante non sembrano tanto motivati dalla modernizzazione del sistema di pagamento quanto dallo sfruttamento personale, commerciale o statale di dati privati: sfruttamento operato da tecnocrati che non hanno alcun riguardo per la vita privata o per la volontà dei consumatori, dei deboli e degli esclusi, e ancor meno per chi non sa usare i dispositivi digitali.

I pericoli di una società senza contanti! - Anche le implicazioni politiche di una società senza contanti meritano di essere evidenziate. La Cina è tecnicamente il Paese più avanzato in questa transizione verso una società senza contanti. Eppure, non è considerata un modello di liberalismo. Attualmente persegue una politica restrittiva delle libertà individuali. Coloro che ancora ricordano i mali dei regimi totalitari sono giustamente sospettosi di una società senza contanti, che lascia l’individuo del tutto  dipendente finanziariamente da un sistema centralizzato. Una petizione a favore del mantenimento dei contanti chiede: «Cosa accadrebbe se si diventasse uno dei bersagli del potere politico?».

E anche supponendo che le istituzioni democratiche non siano mai il vettore di un populismo dai toni totalitari, rimarrebbe la minaccia di un prelievo arbitrario sulla liquidità dei correntisti, soprattutto in caso di crisi del debito pubblico. Ricordiamo la Grecia, Cipro e l’Argentina, dove, di fronte alla crisi, i prelievi di contanti sono stati limitati in nome dell’interesse generale. A volte i prelievi venivano effettuati direttamente sui depositi dei risparmiatori. Una direttiva della Commissione europea prevede peraltro la possibilità di tale tipo di prelievo in caso di grave crisi. Questa pratica è un’imposta ingiusta e discutibile, perché la porzione dei patrimoni tenuti nei conti correnti è tanto maggiore quanto minore è la ricchezza, e quindi grava di più sui redditi bassi. Essa è, inoltre, un’imposta non democratica, perché, come l’inflazione, l’addebito diretto sui conti correnti dei cittadini agisce subdolamente, al di fuori di ogni controllo parlamentare, non sulla ricchezza reale, ma solo sulla forma più esposta dei beni di ciascuno.

Verso quale soluzione? - Si può immaginare una moneta puramente elettronica che sfugge alla logica del mercato. Per mitigare i rischi evidenziati dal Governatore della Banca centrale svedese, ossia di una gestione commerciale, tramite banche e aziende, dei pagamenti, alcuni raccomandano – e le banche centrali vi si stanno effettivamente preparando – la crea­zione e la gestione di valute elettroniche pubbliche. Questo non eliminerebbe il problema del controllo statale temuto da alcuni.

Per evitare tali pericoli, alcuni vogliono rendere le criptovalute più operative, meno costose in termini energetici, e quindi più ecologiche. Questa soluzione non è priva di rischi, perché si tratta di valute puramente speculative, il cui tasso di cambio varia fortemente e in continuazione, e che si basano su un sistema ritenuto non falsificabile, ma i cui difetti un giorno potrebbero venire a galla. Inoltre, la diffusione delle criptovalute non soddisferebbe affatto i cittadini animati da senso civico, che si preoccupano di limitare le frodi e il riciclaggio di denaro. Di fatto, le criptovalute sembrano essere un mezzo per sfuggire ai dettami delle organizzazioni totalitarie. Non sono forse apparse proprio in risposta a questa possibile minaccia? In realtà, la volatilità di tali valute digitali le rende poco adatte a svolgere il ruolo di riserva di valore. E la loro indipendenza dal potere politico si sta rivelando sempre più illusoria .

Per concludere, nonostante il suo costo economico e le perdite che consente nella circolazione del contante, e tenuto conto dei problemi antropologici e sociali degli scambi economici, la situazione esistente, in cui le banconote e la moneta divisionale circolano in concorrenza con i mezzi di pagamento elettronici, rimane il sistema che attualmente presenta il miglior compromesso economico e politico.

 
 
 

PERCHÉ LA MONETA DIGITALE E L’IDENTITÀ DIGITALE SONO UNA GRANDE TRUFFA!

Post n°1405 pubblicato il 21 Dicembre 2022 da scricciolo68lbr
 

È un bene sapere che tra il quarto trimestre del 2020 e il primo del 2021 le perdite economiche legate alle truffe informatiche nel mondo delle “monete digitali” sono arrivate a 82 ​​milioni di dollari, una cifra dieci volte superiore all’anno precedente. Quello delle criptovalute è infatti un affare ad alto tasso di illegalità. I casi sono numerosi, anche in Italia, come quello emerso in Alto Adige l’estate scorsa di una truffa legata alla promozione della criptovaluta OneCoin – cui fa capo la società dell’imprenditrice bulgara Ruja (o Ruzha) Ignatova, a sua volta responsabile di un raggiro da quattro miliardi di dollari – con la promessa di guadagni straordinari in poco tempo e bonus aggiuntivi per ogni altro investitore portato nella rete. Gli ingredienti per il proliferare dell’illegalità ci sono tutti, dall’anonimato all’assenza di regolamentazione, perché la giurisprudenza e le normative faticano nel tenere il passo con le nuove tendenze digitali. 

Un buon esempio in questo senso è la moneta digitale Squid – trainata dal successo della serie tv sudcoreana Squid Game a cui era ispirata – che, dopo essere arrivata a valere quasi 3mila dollari e a figurare ai primi posti nella classifica delle monete digitali più rilevanti, si è rivelata un inganno da 3 milioni di dollari, perché, una volta acquistata, non è più stato possibile venderla, mentre i suoi sviluppatori hanno fatto perdere le loro tracce. È la struttura stessa del sistema criptovalutario a prestarsi alle truffe, rendendo uno strumento presentato come la rivoluzione democratica della finanza un mezzo che pochi possono manovrare per arricchirsi, a danno di tanti piccoli risparmiatori.

Una perfetta dimostrazione di come funziona questo meccanismo si è avuta lo scorso novembre, quando la Guardia di Finanza di Trento ha scoperto l’ennesima truffa: l’amministratore di un consorzio di società del settore finanziario, con sedi in Italia e all’estero, tramite una Srl dal 2016 ha raccolto oltre 2 milioni e 200mila euro da più di mille investitori, attirati con la promessa di guadagni dieci volte maggiori rispetto all’investimento iniziale. Ad attirarli è stata la possibilità di acquistare in comproprietà alcuni server destinati al mining di Bitcoin – il “conio” digitale – dietro pagamento di 200 euro più Iva ciascuno, un investimento che, stando alle promesse, avrebbe reso fino a dieci volte la cifra iniziale, per effetto degli incassi societari. Le presunte prospettive di guadagno, legate all’aumento di valore della criptovaluta e a millantati bonus premio per l’ingresso di tutti i nuovi clienti che ogni investitore avrebbe portato nella rete, però, dopo un breve periodo iniziale si sono rivelate tutte false e la truffa è stata svelata prima che l’amministratore potesse fuggire con il denaro raccolto.

Si tratta di una truffa di tipo piramidale, così chiamata proprio per la struttura su cui il meccanismo si basa. La blockchain stessa su cui si fondano i Bitcoin – cioè una sorta di registro digitale di blocchi di dati cronologicamente ordinati e crittografati, usato per registrare le transazioni –, infatti, è particolarmente esposta a essere sfruttata seguendo lo Schema Ponzi. Questo tipo di truffa prende il nome da Charles Ponzi, l’italo americano che un secolo fa sfruttò le differenze di valore, tra un Paese e l’altro, dei buoni postali internazionali per ingannare 40mila persone, a partire dai membri della comunità immigrata negli Stati Uniti. Lo schema che ha preso il suo nome è fatto di una prima fase di reclutamento degli investitori, attraverso la promessa di rendimenti superiori ai tassi di mercato in tempi ravvicinati; dopo poco tempo viene loro versata una parte della somma investita, convincendoli così che il sistema funzioni: in questo modo si sparge la voce, attirando altri investitori che con i loro versamenti coprono gli interessi dovuti ai primi: la base della piramide continua ad allargarsi finché lo schema si interrompe quando le richieste di rimborso superano i nuovi versamenti; è a questo punto che il castello di carte crolla e fa emergere la truffa, come accadde nel 2008 con l’esplosione del caso Bernie Madoff, considerato, infatti, una delle più grandi applicazioni dello schema Ponzi nella storia.

Il sistema delle criptovalute si presta a essere sfruttato in questo modo anche perché, dato che le monete virtuali non producono valore materiale, sono di fatto ancor più slegate della finanza tradizionale rispetto all’andamento del mercato reale, oltre a essere un enorme spreco di risorse che rende il sistema un gioco a somma negativa, come l’ha definito Sohale Andrus Mortazavi su Jacobin. Gli investitori in criptovalute, infatti, possono incassare solo vendendo le proprie criptomonete ad altri, ma solo dopo che i cosiddetti miner e fornitori di servizi di criptovaluta hanno incassato la loro percentuale: non è possibile, quindi, incassare più di quanto investito. In altre parole, è probabile non guadagnarci niente, o addirittura perderci.

Di fatto, anche con le criptovalute, proprio come nella finanza “reale”, ad arricchirsi davvero sono i pochi che reggono le redini del sistema e raramente i piccoli investitori che si lasciano convincere dalle promesse di un guadagno che è sempre più difficile ottenere, per i costi e la competizione, ma, ancor prima, per le modalità in cui i prezzi dei Bitcoin vengono manipolati.

Già nel 2017 alcuni ricercatori dimostrarono che oltre la metà dell’aumento del valore dei Bitcoin avvenuto in quel periodo era dovuto agli acquisti effettuati da una singola entità su Bitfinex, una piattaforma per lo scambio di criptovalute con sede a Hong Kong, che dal 2014 è il sito più utilizzato per questa attività; l’acquisto massiccio di criptomonete era stato programmato a tavolino per sostenerne il prezzo in una fase di flessione del mercato. Questa manipolazione è avvenuta non tramite una moneta reale, ma con un’altra criptovaluta di tipo stablecoin (cioè il cui prezzo è ancorato a quello del dollaro, almeno in teoria). Si tratta del Tether, che copre circa il 70% in volume degli scambi di Bitcoin; questi, infatti, avvengono solo nell’8% dei casi in dollari reali e per la maggior parte in modalità di scambi cripto-cripto, cosa che crea terreno fertile per il riciclaggio di denaro sporco. Tracciando le transazioni Bitfinex, i ricercatori hanno individuato periodi di attività sospette di emissione di Tether con influenza sui prezzi dei Bitcoin, sui quali la spinta di Tether si fa sentire per lo più dopo periodi di rendimenti negativi: non a caso, l’offerta di Tether ha continuato a crescere esponenzialmente per anni, perché l’obiettivo non è fornire liquidità al mercato, ma manipolarlo. Peraltro questo significa anche che se la fiducia in Tether calasse, con un conseguente crollo del suo valore e il venir meno del suo ancoraggio al dollaro, molti investitori in criptovalute non potrebbero incassare il dovuto.

È un errore di valutazione pensare che le oscillazioni di valore di Bitcoin e altre criptovalute siano l’unico rischio per chi decide di investirci; l’andamento altalenante dei prezzi è un altro problema: di recente la Cina – come hanno già fatto o promesso di fare diversi altri Paesi – ha messo al bandoquesto sistema finanziario virtuale, dato che lo Stato asiatico era una delle principali sedi di miners del mondo; a inizio mese, poi, sono seguiti i disordini in Kazakistan, con il conseguente blocco di internet imposto dal governo: tutti questi eventi si aggiungono all’aumento, già in corso, dei costi delle materie prime, anche energetiche, incidendo così ulteriormente sui costi e sulla stabilità della rete internet, necessari in grandi quantità alla produzione di criptovalute, il cui valore diventa ancora più instabile. Bastano questi pochi dati per intuire che le criptovalute, apparentemente uno strumento finanziario rivoluzionario e democratico, grazie a cui gli utenti sono finalmente liberi dal monitoraggio delle Banche centrali, sono in realtà un sistema non meno ingannevole e rischioso dei mercati finanziari tradizionali e altrettanto manipolabile.

Eppure la vendita di criptovalute ha tutte le caratteristiche di un’attività finanziaria, secondo i criteri della Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), come l’impiego di un capitale, un’aspettativa di rendimento finanziario e un’assunzione di rischio da parte dell’investitore. E in quanto tale dovrebbe essere regolata e avere un prospetto informativo e un consenso informato. In ambienti così fumosi e in cui vige l’anonimato è facile che le truffe proliferino. Questo è dovuto, più che all’ignoranza finanziaria (e digitale) di cui siamo vittime, all’assenza di normative per regolamentare un sistema, che, non a caso, non ha tardato ad attirare organizzazioni criminali e terroristiche, oltre ai semplici truffatori favoriti dal fatto che molte transazioni in criptovalute non sono annullabili o revocabili. In questo contesto, non basta dire agli investitori di investire con cautela in criptovalute, ma serve una regolamentazione efficace a livello internazionale, dato che l’azione di un singolo Stato può limitare ma non arrestare un fenomeno che ha ormai una portata globale.

 

 
 
 

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