Incursione

Caino XV


 
L'uomo Lo guardò strabuzzando gli occhi e inclinando la testa.Era all'essenza delle forze e all'ultima resistenza. Lo si notavachiaramente mentre si sollevava la gamba con una mano econ l'altra brandiva ancora la daga. Anche Kayane cadeva,fulminata da un colpo di lancia di un Happara, e ormai restavasolo un manipolo di fedelissimi a fare da guardia allo Spirito vitale di Dagan. De Grenier era sul cavallo, giusto a pochi centimetri dall'ansimo dell'Imperatore e lo suggestionava con gli occhi chiari ad arrendersi. E così fece il Condottierospietato, alzando il braccio e gettando lontano la sua ultima arma. Dio solo sapeva se lo stava facendo per puroistinto di sopravvivenza, oppure avendo chiaro che da vivo avrebbe costituito un pensiero maggiore per i Francesi diquanto avrebbe potuto esserlo da cadavere. Fatto fu che si sollevò diritto malgrado la sofferenza della ferita e preseil fazzoletto di seta del Comandante europeo per detergersi del sangue, della terra e del sudore. In un istante i Dragonifurono su di Lui e lo immobilizzarono insieme alla sua ormairada scorta. Il giovane Generale sorrise e non riuscì a nascondere a nessuno la sua gioia interiore per una missionecompiuta in fretta e con il massimo risultato. Fece mettere ai ceppi Dagan e fucilare sul posto i suoi ultimi seguaci,poi cominciò a smobilitare gli Uomini e a tranquillizzare gliHappara che già, comunque, festeggiavano per la fine delloro grande Nemico e l'esecuzione degli ultimi ribelli Arvalu. Disse ancora una volta che l'Imperatore sarebbe stato processato da una corte francese e avrebbe avuto ciòche si meritava, e che prima non avrebbe ricevuto nessuntrattamento di favore ma, al contrario, sarebbe stato sottoposto a un regime carcerario durissimo e debilitante. Perpunirlo dei crimini contro il suo stesso popolo e controgli Happara. Quindi si avviarono tutti verso il grosso delletruppe che ancora avanzava attraverso la foresta. GliIndigeni festeggiando e passandosi caraffe di terracottacolme di liquore e spirito puro, i Francesi cantando e dandosi di gomito per una campagna nata sotto i peggioriauspici e terminata con un clamoroso trionfo e un rapidoscacco dei temibili nemici. La forza di Dagan era implosaper rivalità interne e la innata crudeltà del Dominatore,rifletteva De Grenier, mentre il premio per la disciplinae il severo autocontrollo dei suoi sottoposti era statouna marcia vittoriosa e senza colpo ferire attraversoun territorio che si sarebbe potuto trasformare in una tomba tropicale e lussureggiante. Le minacce del climapotevano essere tante ma erano evaporate in pochissimotempo grazie a tutto il lavoro sporco fatto dagli stessi Happara e dagli Arvalu in pieno conflitto intestino.Meglio di così non poteva andare, pensava il giovaneGenerale, e, sempre sorridente, appena ricongiuntisicon il nerbo centrale dei suoi Uomini, fece porre Dagan nella stessa stretta gabbia di Tokumanou. Si sarebbero rincontrati, alfine, il potente ex consigliere e il Sovranocaduto in disgrazia. E Lui stesso era curioso di vederecosa sarebbe successo ai due Signori, ora fieri avversarie così a stretto contatto in pochi centimetri di spazio individuale. E, sempre sorridente per le sue genialitrovate, De Grenier si mise in testa alle truppe, facendospiegare le bandiere e suonare i tamburi e i pifferi. (Continua)