Incursione

Il rumore dei passi. Nono estratto.


Il capitano ristette stupito. Poi fece finta di non avere udito ecarezzò su una guancia la donna avviandosi verso le scale.Non si girò neppure per un attimo poiché era ben conscio chesarebbe stata la fine. Salì pesantemente i gradini e quando fualla sommità vide Isveig uscire dalla camera della madre contutto il necessario per le pulizie. Leslie la salutò giovialmentee ricevette in risposta un sorriso stanco. "Avete fatto ordine,allora? Non mi sembrava un posto impresentabile." "Non sapreicosa dirle, ma il locale aveva bisogno di essere liberato... tuttei libri di mia madre... insomma: era come lasciare esposto unpezzo della propria vita." "Comprendo benissimo. anch'io avreifatto la stessa cosa." "Davvero?" "Sì, certamente. Non si lascianelle mani di un estraneo certi aspetti importanti della nostraesistenza. è una forma di rispetto." Rinfrancata dalle parole delcapitano Isveig gli passò a fianco scoccandogli un'occhiataenigmatica. Poi si trascinò al piano inferiore per riporre bruschinie spazzoloni. Atwater restò immobile per qualche minuto, poi,spinto dalla curiosità entrò nella camera della defunta. Quelloche vi trovò era un locale completamente vuoto e con un forteolezzo di pulito che copriva quello, naturale, del legno. Fecequalche passo in cerchio sul posto e, per un attimo, ebbe lanostalgia di non avere spulciato la biblioteca della vecchiaquando ne aveva avuto la possibilità. Chissà cosa vi stavacelato? Magari qualche barboso trattato sulla magia, o forsequalcosa di molto più interessante. Rifletté se i folletti esistesseropure in Islanda o fossero solo patrimonio celtico. Poi, stancatosidi passeggiare a vuoto facendo scricchiolare il pavimento, passònella sua stanza e si sedette sul bordo del letto. Bizzarramentetutta la stanchezza della giornata gli era passata e, anzi, unacuriosa insonnia lo stava prendendolo, impedendogli di posarecon tranquillità la testa sul cuscino dopo essersi spogliato. Quasiper caso allungò la mano sul comodino e si imbatté nell'operadel suo amico scomparso David Fitzroy. Aprì a caso un libroe sfogliò alcune pagine: inquietanti visioni di morte e disfacimentoapparvero sotto i suoi occhi. Doveva essersi imbattuto nel racconto"Il ritorno" quello che considerava il più malsano di tutta la produzionedel suo amico, zeppo di anticipazioni sulla sua imminente scomparsa.Uno strano malessere lo colse e quella che sino a pochi secondiprima era stata una deliziosa casetta colma di effluvi gradevoli eospitalità deliziosa gli apparve come una trappola micidiale, conuna strega come inquilino e due figure misteriose a fare da pigionanti.Per un attimo gli mancò l'aria e corse alla finestra, spalancandolamalgrado il freddo. Dal piccolo porticciolo un uomo stava fissandola casa con le mani in tasca e il volto celato da un robusto cappuccio.Il capitano ebbe un mancamento e, dopo avere richiuso la finestra,si trascinò verso il letto e vi si gettò completamente vestito. Si chiesechi poteva essere tanto interessato da gironzolare intorno all'abitazionea quell'ora della sera senza un motivo apparente. Turbato, si avvolsenelle coperte e continuò a riflettere finché un sonno informe lo prese.(Continua)