Incursione

Il rumore dei passi. Dodicesimo estratto.


Giunto nella sua stanza si spogliò rapidamente e si infilò nel lettosenza fare le sue normali e rigide abluzioni. La mente gli debordavae i brividi lo sconquassavano mentre cercava di riprendere il controllodi sé stesso. Ma era un'impresa. Ogni riflessione che approcciava conil cervello gli dava un dolore fortissimo e gli era impossibile soffermarsisugli eventi delle giornate precedenti senza soffrire terribilmente. Presea girarsi nel letto ma percepiva, chiara e lancinante, la sensazione chequalcuno si stesse impossessando del suo corpo passando per il facilepassaggio di una psiche debilitata. Allungò la mano verso il libro diDavid Fitzroy, giusto per avere un punto fermo a cui appigliarsi, madovette ritrarla quasi avesse subito una scottatura. Rimase attonitoe sconvolto. Cosa stava succedendo in quella casa? si azzardò aparlare ad alta voce ma quello che uscì dalla sua bocca fu un lamentocavernoso che non gli era mai appartenuto. Si sollevò e si appoggiò suigomiti. Tornò a parlare ed ebbe un discorso sconclusionato in unalingua che non conosceva. Facendo appello alle sue ultime risorserazionali si rese conto che stava concionando in islandese. Si buttònuovamente con la testa sul cuscino e urlò aiuto, questa volta inperfetto inglese. Le due sorelle accorsero prontamente e iniziaronoa darsi da fare sul malato. Isveig gli diede una pillola accompagnandolacon dell'acqua, Eyleif gli fece sorseggiare da una boccettina un liquidodal sapore disgustoso. "Stia calmo, capitano!" Gli sussurrarono quasiall'unisono. Lui piombò in uno stato di incoscienza durante il qualegli parve di vedere due persone, un giovane uomo e una giovanedonna lungo una spiaggia desolata, vicino a un boschetto striminzitodi larici. Le due persone parevano avere una discussione e l'uomocolpiva con uno schiaffo la donna, che non reagiva ma contraccambiavacon tale odio nello sguardo da fare impallidire un morto. Poi la scenacambiava ed entrava in scena Filippus con la sua torcia elettrica e unavanga. Con questa, e accompagnato da un cane, si metteva a scavarefuriosamente delle buche profondissime lungo la spiaggia. Imprecavaad alta voce, faticava, e alla fine piangeva lacrime isteriche alzando lebraccia al cielo. Quando Leslie Atwater si svegliò era immerso in unbagno di sudore.(Continua)