Incursione

Il rumore dei passi. Ventiquattresimo estratto.


Era notte quando Sesil salì sulla jeep e si diresse verso la periferia diStokkseyri. Era una zona cosparsa di casette monoblocco ben diversedal bell'edificio delle sorelle. Il vento percuoteva forte mentre il ragazzocercava di orientarsi in un paesaggio tutto uguale dove anche i nomidelle strade non indicavano nulla. Finalmente, dopo avere girato a vuotoper parecchio tempo s'arrestò di fronte a una scatola di sardine con lepretese di essere un'abitazione confortevole. Un minuscolo steccatorecintava una fettuccia di terra cosparsa di pianticelle selvatiche e fioriresistenti al pesante clima della zona. La casa era dipinta di un giallostrampalato ma non invadente, anzi sembrava adattarsi perfettamenteal circondario e donare un senso di protezione e calore, il tetto aguzzocopriva quella minuscola magione con fare affettuoso e sembrava invitare Sesil a venire ed entrare pure lui a scaldarsi. Lui aprì il cancelloe avanzò per qualche passo fino a bussare con discrezione alla porta.Attese un minuto e dei passi rumorosi arrivarono sulla soglia e sbloccaronol'ingresso. Il viso di Filippus comparve e si allargò in un sorriso magneticomentre la mano faceva cenno di accomodarsi. Il giovane non si fece pregaree mise piede nel piccolo rifugio dell'uomo. "Vieni. Stavo solo leggendo qualcosa: I Notturni di Hoffmann. Accomodati pure, c'è della vodka sul tavolo, e un po' di formaggio." Grazie, ma non resterò a lungo" E si tolseil cappellino militare "Volevo solo sentire cosa ne pensi della casa delle sorelle e del destino dell'inglese." Filippus corrugò la fronte e si sedettedi fronte alla tavola, non prima di avere allungato una sedia anche al suocurioso interlocutore.  "Le due sorelle faranno di tutto per allontanareBaltasar dal corpo del loro ospite." "Ti da tanto fastidio?" "Non capisci,Sesil," Urlò quasi l'uomo afferrando il braccio del giovane e iniziandoa scuoterlo: "Lo spirito di mio fratello dentro quel militare è l'unica cosa che mi rimane per riuscire a ritrovarne i resti. Lui sta comunicandoqualcosa ma la sua trasmissione è difettosa. Oh, quanto di quel sanguedeve essere stato versato!" "Lo so cosa stai pensando: vorresti esserepresente quando Baltasar tornerà ad abitare Atwater, ma te lo hannoimpedito e te lo impediranno sempre." "Già. Lo so" Esalò Filippus eabbassò il mento sopra il petto. "Conosci un certo David Fitzroy?"L'uomo si riebbe in un istante e fissò interrogativamente Sesil: "Chiè? Un collega dell'inglese?" "In un certo senso. è un poeta e scrittore. E pure un soldato. Era un amico di Leslie Atwater morto a Dunkerquenel 1940. Ha lasciato un libro con alcune sue composizioni al nostroufficiale, e penso che Atwater ne sia ossessionato." Filippus si battécon il palmo della mano sulla fronte: "Ora comprendo dove vuoi arrivare!Quel libro gli avrebbe fatto da porta per accedere alla nostra esistenza!""Proprio così. è un autentico libro nero, e fintantoché Leslie lo avrà al suo fianco niente e nessuno potrà impedire a Baltasar di manipolaree condizionare i comportamenti della vittima." Filippus si oscuròimprovvisamente e ingollò il suo bicchierino di vodka seguito, a sua volta,dal giovane: "Di cosa mi vuoi convincere? Mi annunci che intendi rubareil libro a quell'ufficiale e magari bruciarlo? Sai bene che per me questasarebbe una notizia atroce...Io ho bisogno della presenza di Baltasar."Sesil sorrise in modo obliquo e sembrava quasi che il suo volto fosse riflesso in migliaia di specchi: "Nessuno ha parlato di distruggerlo, ancheperché forse servirebbe a poco. Magari si potrebbe...leggerlo."(Continua)