Nulla senza fine

Una virgola talvolta è una guerra mondiale


Ho scelto inconsapevolmente di eliminare il languore e la tristezza dal mio menù giornaliero, questa scelta dalla quale sono stata effettivamente scelta. Il buio accompagnato dalla tiepida luce degli impegni giornalieri, dalle microscopiche e insipide arrabbiature, dal leitmotiv della stanchezza, dalle piccole gemme preziose delle altrettanto piccole felicità incostanti, è la mia vita,  la vita di tanti.Questo buio senza nome non è un buio che necessita di luce, un lungo e profondo sonno nero dal quale svegliarsi è irrazionale, prende la forma della solitudine, la medesima solitudine che mi ghigna arcigna dietro le spalle, subito cacciata dai buoni pensieri, che come anticorpi, la combattono e la ricacciano dentro agli occhi. Niente luce, che se ne sentissi il bisogno, dovrei svegliarmi di colpo, col fiato che finalmente mancherebbe, con le mani che tremano, dovrei nascere di nuovo, un' altra nascita senza morte nella speranza della vita. Bastarmi da sola, suonare, cantare e ballare.Mi viene in mente la stella danzante e il caos di cui essa ha bisogno per essere, il caos conosciuto e studiato come l' ampelografia della superficie vitata francese, rischiare di odiarsi per amarsi meglio o continuare a sopportarsi e rendersi invisibili al proprio sguardo?Niente è soddisfacente perchè tutto lo è, l' impercettibile fastidio del fiato che manca dalla contentezza è stato rimpiazzato da un misero respiro flebile in meno tra gli altri, non  sono nemmeno più capace di perdere il respiro, tutto meccanico, tutto dovuto, tutto da guadagnare. L' insostenibile leggerezza dell' essere, l' amara dolcezza del niente, la preoccupante serenità vestita d' appagamento, sento il buio che mi sorride beffardo e cortese e ingloba millimetro dopo millimetro ogni cosa, ogni bellezza, ogni pacchiana perfezione appiattendo la mia mente che inizia a mentirmi per non farmi soffrire che la tristezza non esiste, non c'è più, se n'è partita qualche giorno fa, qualche tempo fa, è partita con le valigie pesanti, per non tornare, ho cambiato la serratura al grande immenso portone a guardia della mia casa fatta di carta che va dove va il vento, che va insieme alle aspirazioni, va verso un Dio in cui non riesco a credere. Potrei volere essere salvata, ma per lasciarsi salvare bisogna avere fiducia, bisogna avere la forza e la voglia e qualcosa da salvare.Questo buio accompagnato da buoni sentimenti arde scoppiettando cieco e muto , irreparabile senso di pochezza, lieve carezza che sanguina lacrime che però non bagnano niente. Fare finta di niente, chiudere il libro, spegnere la sigaretta e cercare di addormentarsi il prima possibile che domani è un altro giorno che mi parrà vuoto e a cui parrò vuota e inutile.