Creato da sosunnyithurts il 16/10/2014

Nulla senza fine

Il colera ai tempi dell' amore

 

Rant.

Post n°14 pubblicato il 14 Giugno 2018 da sosunnyithurts
 
Tag: Niente

E non ne vale la pena, non serve spiegare e non potresti capire. Tu e tutte le tue concezioni di vita perfetta con la macchina familiare, la casa in periferia, i bambini, il lavoro. E poi c' è l' altra macchina, quella dove possono cadere altri capelli all' infuori dei suoi, quella che puoi sporcare e c' è l' altra donna, quella a cui puoi tirare i capelli e su cui puoi riversare tutte le perversioni e condividere tutto il bestiale di cui sei capace.

Quella donna con la quale non è mai necessario misurare le parole, quella a cui puoi affidare le tue mancanze perché sai che è sempre pronta a sopperire, a portare fuori la spazzatura, a pulire dove tu non hai voglia, soprattutto se stessa. Deve essere semplice per te vivere così, esprimendo sempre ogni tua sfumatura, ogni dannata emozione, i viaggi al mare, le cene con i parenti e tutto il resto, tutto quello che non è pulito e che è comunque insito in ogni natura vivente. 

E vedo quanto tu in realtà non valga niente in giornate di sole come questa, quando tutto è limpido e riesco a organizzarmi la vita in modo da non tralasciare nulla, in modo da andare a letto e sentirmi stanca di quella stanchezza sana e stranamente appagante dopo aver lavorato duramente. Ma mai duramente quanto mi costringi a lavorare su me stessa dopo avermi detto certe cose e usato certe parole che in quell' ordine non potrebbero mai uscirmi dalla bocca. Non vale niente la tua apparente vita perfetta di casa e lavoro, non vale niente correre da lei appena graffia la macchina se poi corri da me appena torni dalle vacanze. E non vale niente nemmeno pensare di essere importante in altri modi per me se mi fraintendi e preferiresti morire piuttosto che avere un bambino, che nemmeno io, nemmeno tra mille anni, vorrei con te. 

Non valgo niente e tu vali meno di me. Tutto quello che tocchi è inesorabilmente permeato di sporco, come puoi vivere così? Come posso aiutarti a vivere così? 

 
 
 

Eterni rivali, eternamente grata.

Post n°13 pubblicato il 09 Giugno 2018 da sosunnyithurts
 

Capita di rileggere vecchie cose di una vecchia vita su questo blog e domandarsi come è successo che i miei modi siano cambiati tanto, che i toni siano di una pacatezza impensabile e le descrizioni siano al limite dell' impersonale. Quando è accaduto che quella ragazza così intelligente e così ambiziosa si è trasformata in questa donna senza stile, che va al ritmo del mondo pensando sia il suo.. E non lo era, avevo una visione particolare di ogni singola cosa, adesso non vedo che il generale, non vedo che quello che è ovvio e non formulo un solo pensiero che non sia normale, che sia profondo, che sia per il solo e sommo piacere di pensare.

Un' altra pallida evoluzione, le solite vecchie canzoni sciupate. Un' altra pallida donna che ha dimenticato come si fa a lottare per l' essere qualcuno che le piace, preferendo essere qualcuno che è in pace. 

Una pace che pareva tanto lontana, impossibile, deleteria, e che adesso è solo una costante che viene anche da dire per fortuna. Quella stessa pace che ancora qualcosa non ha vinto, che ancora non è riuscita a saccheggiare e depredare di tutte le forze, quella Gallia sentimentale che non vorrà mai arrendersi al padrone romano che con le sue testuggini ben organizzate e tutte le sue armi e tutti i tecnicismi, ancora non ha espugnato.

Quella parte che non sente stanchezza, che a notte inoltrata pulsa per uscire e che esce senza vestiti e balla sotto le stelle, sotto a un tetto, con una finestra che permette all' aria di Giugno di farle rabbrividire la schiena quel tanto che basta. Quel tanto che basta. 

Sono ancora inesorabilmente innamorata di questa fiamma che mi fa amare un po' di più, volere un po' di più e non importa se vuol dire solo lasciarsi spogliare sulle scale quel tanto che basta per infuocare il resto, zittendo tutte le lame, tutte le lance e tutti i cannoni. 

Così fa la natura evidentemente. Ricorda all' uomo che per quanti tentativi faccia, per quanto intelligente e pratico sia, se lei decide di bruciare, brucia, se decide di inondare, inonda. E quando decide di complicarsi la vita, lo fa senza rimpianti e senza rimedi, guardando e venerando un diavolo invece che l' angelo. 

E mentre un divano nella notte sostiene tutte le mie candele che probabilmente sono stelle, mentre vengo sospinta chissà dove, io sono ancora certa che posso solo essere grata per le piccole perdizioni e per questi piccoli sacrilegi che ogni giorno, flebile, scelgo per uccidere tutto il resto, per uccidere me stessa che lavora e torna a casa e si siede sul divano a dover fare i conti con gli scorni e con gli sconti che le sono stati fatti.

Scelgo di distruggere da un divano tutto quello che ho creato dentro, tutti gli acquedotti e tutte le case solo per il tanto che basta a toccare tutti gli altri pianeti e toccare il sole, per fondermi nell' arancio.

Questo stupido arcobaleno che torna a permearmi poco dopo è così ostinato, ma non c' è da stupirsene, mi dico, l' hai creato tu. Posso essere simultaneamente grata per entrambe le cose? Certo. Posso eccome, e spero di esserlo sempre e di amare come amo, solo di pancia e di cuore, mai con la testa. 

 
 
 

Ormai..

Post n°12 pubblicato il 07 Giugno 2018 da sosunnyithurts

Io voglio farti un sacco di cose. Voglio cucinare per te, voglio fare il bagno con te e chiacchierare con te. Voglio passeggiare con te senza meta, voglio prenderti la mano senza preavviso .Senza ragione, giocare con te. E voglio vedere come sorridi alle cose nuove. Come ti arrabbi per le cose vecchie, e voglio che mi abbracci, da soli, in una piazza, seduti per terra o su uno scalino.

Voglio qualsiasi cosa di te, qualsiasi cosa. 

 
 
 

Funamboliche e patetiche peripezie

Post n°11 pubblicato il 31 Agosto 2015 da sosunnyithurts

Decidere di alzarsi dal divano, con collo e spalle bloccate, con la stanchezza che cade dagli occhi, debordante da questo quieto vivere che non ha niente di quieto nè di vivere è stata sì, pur sempre una decisione, ma ho dovuto ammettere con me stessa l' ennesima sconfitta, l' ennesimo colpo incassato che mi ha spinta giù dal filo sul quale ero appena risalita e sul quale ero in equilibrio.
Lo ammetto, mi hai spinta giù, sei nuovo dalle parti della mia persona, ma hai avuto comunque l' accortezza di destabilizzarmi quel tanto che basta per darmi la spavalderia necessaria per provare a me e a te che sul filo io ci cammino anche con un piede solo, in punta di piede, saltellando e sorridendo, pronta a acrobazie che tutto fanno rischiare con una percentuale di riuscita pressochè nulla.
Prima di tutto devo ringraziarti, che a stare su due piedi ci riescono tutti, è stato bello per una volta il voler strafare, l' impiegare tutte le energie per misurare le distanze e accorciarle parola dopo parola, scemenza dopo scemenza, è stato bello azzerarle durante le notti insonni a parlare di sesso. Parlare di sesso, pensare al sesso con te che nemmeno mi conosci e che nemmeno conosco perchè sembrava la cosa più normale, l' unica che pensavo d' ispirarti, che ero felice di pensare d' ispirarti. Pensavo che entrambi fossimo grandi abbastanza per togliere dal piatto l' imbarazzo di certe cose prima che i sentimenti, se mai ci fossero stati, iniziassero a prendere campo. Devo ringraziare anche me stessa per non essersi tirata indietro, per aver nutrito quelle conversazioni di particolari e particolare sincerità dovuta all' alta considerazione che ho di te come persona pur conoscendo solo la teoria. Niente pratica, niente pratica almeno per adesso.
Qualche piccola ferita si, già sulla via di una veloce cicatrizzazione.

Adesso però devo dirti che prima di turbare un altrui stato, bisogna dare un po' di peso alle proprie parole e alle altrui risposte. Bisogna che almeno la propria situazione sia chiara, almeno nella propria mente. Io non posso starmene qui e capire, e comprendere i silenzi, a compatirmi perchè non ci riesco, tutte le volte, anche questa volta.
Ok, avrei sicuramente dovuto pensarci prima, la tua storia con lei certo non potevi rimuoverla dal quotidiano in qualche ora e con qualche stupido messaggio pornosoft, che certo non avrebbe fatto male a nessuno di noi due se in fondo tu non mi fossi piaciuto quanto mi piaci.

Certo è che ti ho detto esattamente quello che avevo da dirti, che ti ho risposto nell' unico modo possibile in cui potevo farlo, l' unico che mi piacesse davvero, senza alcun ripensamento postumo. Il problema è tuo, quello reale. Il problema è mio, quello irreale, non tangibile, non modificabile, il problema è che mi piaci nonostante tutto, mi piacevi nonostante lei e ora che vi siete lasciati non è cambiato assolutamente niente, non ho speranze superiori, nè certezze di qualche sorta. Perchè l' hai iniziata questa storiella da romanzetto vietato ai minori di 13 anni? Mi hai catapultata da qualche parte che non era nè giù nè su, nell'  infinito spazio dell' impossibile inesistente infinito dove ogni definizione non è accettabile, accettando solo il vuoto che non capisce nemmeno se stesso. Mi hai gettata da qualche parte, in alto o in basso, e io, pronta per una capriola, prima di iniziare a muovermi, mi sono ritrovata col culo per terra, dolorante.
Amico mio, futuro amore in potenza, futuro sesso in bilico tra il si e il no, tra il piacere e il dolore, tra il sentimento e l' estraneità, sono atterrata bruscamente sul pavimento del reale, accompagnata dalla lama affilata del silenzio che mi concedi, come se avessi detto qualcosa di sbagliato, come se il risponderti per le rime fosse stato troppo avventato, quando io invece l' ho trovato solo divertente.  

Tornerai, magari solo fisicamente e non vedrò in te quel diamante nero che volevo a tutti i costi avere, ma solo una brutta imitazione di un gioiello che non posso permettermi.

Rimango in attesa di sviluppi, per una volta senza darmi contro, per una volta senza forzare le cose, lasciandoti scivolare dove vuoi, permeare ogni tessuto del mio essere. Che altro posso fare? 

 
 
 

Una virgola talvolta č una guerra mondiale

Post n°10 pubblicato il 21 Maggio 2015 da sosunnyithurts
 

Ho scelto inconsapevolmente di eliminare il languore e la tristezza dal mio menù giornaliero, questa scelta dalla quale sono stata effettivamente scelta. Il buio accompagnato dalla tiepida luce degli impegni giornalieri, dalle microscopiche e insipide arrabbiature, dal leitmotiv della stanchezza, dalle piccole gemme preziose delle altrettanto piccole felicità incostanti, è la mia vita,  la vita di tanti.
Questo buio senza nome non è un buio che necessita di luce, un lungo e profondo sonno nero dal quale svegliarsi è irrazionale, prende la forma della solitudine, la medesima solitudine che mi ghigna arcigna dietro le spalle, subito cacciata dai buoni pensieri, che come anticorpi, la combattono e la ricacciano dentro agli occhi.
Niente luce, che se ne sentissi il bisogno, dovrei svegliarmi di colpo, col fiato che finalmente mancherebbe, con le mani che tremano, dovrei nascere di nuovo, un' altra nascita senza morte nella speranza della vita. Bastarmi da sola, suonare, cantare e ballare.

Mi viene in mente la stella danzante e il caos di cui essa ha bisogno per essere, il caos conosciuto e studiato come l' ampelografia della superficie vitata francese, rischiare di odiarsi per amarsi meglio o continuare a sopportarsi e rendersi invisibili al proprio sguardo?

Niente è soddisfacente perchè tutto lo è, l' impercettibile fastidio del fiato che manca dalla contentezza è stato rimpiazzato da un misero respiro flebile in meno tra gli altri, non  sono nemmeno più capace di perdere il respiro, tutto meccanico, tutto dovuto, tutto da guadagnare. L' insostenibile leggerezza dell' essere, l' amara dolcezza del niente, la preoccupante serenità vestita d' appagamento, sento il buio che mi sorride beffardo e cortese e ingloba millimetro dopo millimetro ogni cosa, ogni bellezza, ogni pacchiana perfezione appiattendo la mia mente che inizia a mentirmi per non farmi soffrire che la tristezza non esiste, non c'è più, se n'è partita qualche giorno fa, qualche tempo fa, è partita con le valigie pesanti, per non tornare, ho cambiato la serratura al grande immenso portone a guardia della mia casa fatta di carta che va dove va il vento, che va insieme alle aspirazioni, va verso un Dio in cui non riesco a credere.
Potrei volere essere salvata, ma per lasciarsi salvare bisogna avere fiducia, bisogna avere la forza e la voglia e qualcosa da salvare.

Questo buio accompagnato da buoni sentimenti arde scoppiettando cieco e muto , irreparabile senso di pochezza, lieve carezza che sanguina lacrime che però non bagnano niente. Fare finta di niente, chiudere il libro, spegnere la sigaretta e cercare di addormentarsi il prima possibile che domani è un altro giorno che mi parrà vuoto e a cui parrò vuota e inutile. 

 
 
 

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