SouventMeSouvient

LIBERI


Capii quel giorno, ma lo capii più tardi, cos’era la parola: “liberi”.Cos’era “libertà” a pelle, vissuta e scaltrita, comunque sfumata.Estate di un anno lontano, avrò avuto quattro, cinque, anni e in testa codini e una manciata di pensieri bambini. Vestiti di bambola e i capelli ancora arricciati, da metterci un dito e seguirne le onde. Estate di un paese non mio, il sole comune della Sicilia che mai è cambiato.E mia madre più magra, felice, giovane come ormai non ricordo; e mio padre bello come la vita non ha potuto sfregiare, quegli occhi da zingaro che ho strappato alla nascita; la 500ento blu appena lavata.E quei ragazzi…...l’età che forse avrò oggi sulla spiaggia - oltre la ringhiera su cui eravamo affacciati, la vita sulla pelle, negli occhi, la sabbia da scrollare al costume e le scarpe in mano.Su uno scoglio, ridevano. Spinte leggere per lasciarsi cadere e il tramonto alle loro spalle a calare a sipario……i miei occhi incollati, a fissare in immagini gesti e sensi di cui non capivo né senso o spessore, mancanti in archivio.“Liberi” avrei detto più tardi, “leggeri”, a inghiottire una vita che Dio solo sa come a volte possiamo sprecare, complicare, sbagliare.E mia madre e mio padre che parlavano fitti, le ginestre e gli oleandri, a noi attorno, con le pale di fico e gli ulivi come uno stralcio di un romanzo datato…tutto a sfocare, tutto a sbiadire, poco prima che il sole morisse nel mare, nell’ultima luce, crepitio di un filo di verde esploso tra i rossi e l’arancio del cielo.ParoleMaddalene Provincia di Messina 1983/1984