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UN AFFARE DI DONNE Il 30 di luglio il sole è caldo e le giornate lunghe, a nove anni si sanno inventare mille espedienti per restarsene fuori a giocare, anche se da sola, perché sorelle e fratello stavano in colonia in montagna . Mi sembrava soltanto strano che nessuno mi chiamasse per rientrare. Quando mi sembrò che fosse ora di cena, ritornai da sola in casa. In bagno una zia stava risciacquando dei panni nella vasca, acqua rossa in cui galleggiavano lenzuola imbrattate di sangue. Non capivo cosa fosse successo, non capivo perchè fosse la zia a sbrigare quel lavoro in casa mia, non capivo perché non si vedesse mamma in giro. ‘E’ in camera ’ , mi dissero .Qualche giorno prima era venuta una signora che non conoscevo, e quando se ne andò mamma ripose una scatola di cartone nel comodino in camera sua ‘Cos’è ?’ ‘Non è una bella cosa ' , mi rispose brusca, è un pacco ostetrico.’ Non conoscevo quella parola, ma non insistetti , perché ormai mamma si era allontanata, come a chiudere il discorso. La porta della camera era aperta, altre donne erano già dentro, e si scostarono per lasciarmi passare. Mamma era nel letto, mi sorrise vedendomi entrare, sentivo le voci delle donne ma non capivo quello che dicevano, e qualcuno mi spinse vicino ad una culla che non c’era fino al giorno prima : un faccino tutto rosso e grinzoso, con gli occhi chiusi come se ancora non avesse capito come tenerli aperti e due manine chiuse a pugno che sbucavano dalle maniche troppo lunghe di un camicino : e seppi di avere un altro fratello. Lilith_0404 Lombardia 1968