Creato da MuseoDeiRicordi il 25/05/2005
L'età favolosa dell'infanzia, la scoperta del mondo...quando le cose, le parole i gesti non erano tutti uguali...I ricordi dei blogger

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« I MUTILATI   i mughetti »

STRADE  DI  PIETRA

Post n°20 pubblicato il 14 Giugno 2005 da MuseoDeiRicordi

Il paese è sdraiato in una valle solcata da un fiume, che ha eroso le rocce laviche in statue dalle pose strane e grottesche. Si arrampica sulle colline, che scendono nodose come dita di una mano e s’insinuano fra le case più antiche e dimesse. Rimane intorpidito ed assonnato negli inverni umidi e si gonfia di profumi e colori ad ogni primavera.
 Quando l’aria si riempiva del profumo di zagara fino a bruciare il naso e le serate diventavano tiepide e lunghe, i ragazzi si riunivano sulle panchine sotto casa, a graffiare chitarre ed intonare canzoni.
Tutto attendeva l’estate. Cose e persone si nutrivano di quella tensione che si gonfia di odori e colori e che respira sempre più forte, fino ad esplodere nell’urlo gioioso del primo giorno d’estate.


 Il campanaro si chiamava Francesco. Francesco lo scemo, così lo chiamavano tutti, era un poveruomo solo al mondo che abitava in una casa umida e vecchissima, nella parte più antica del paese, arroccata sul pendio della collina. E andava su e giù per le stradine, con una busta di plastica appesa al braccio, piena di non so che, regalando generosamente saluti e baci a tutti i passanti. Ogni tanto arrivava con un occhio pesto o un cerotto sul mento…che hai fatto Francesco? Sei caduto?… Lui rideva, sgranando la bocca sdentata e sporgendo il mento in avanti, e senza fermarsi brontolava ...
  Francesco correva se era in ritardo per la scampanata di mezzogiorno. Via di fretta, a rotta di collo, per le strade di pietra, verso la chiesa, inciampando fra bestemmie e risate insulse. Saliva sul campanile e , arrivato in cima , s’appendeva alle corde lasciandosi dondolare…la sua musica inebriava il paese e diceva cose che la bocca non sapeva dire. Din don, era la festa che aveva nel cuore. Poi tornava verso casa e si arrampicava per lo stretto sentiero in salita.

... e incrociava i contadini coi loro muli che scivolavano scomposti e spaventati sulla pietra levigata dal tempo. Scendevano, loro, verso il centro del paese , la piazza principale, su cui s’affacciavano le botteghe degli artigiani e i negozi più frequentati. I contadini, a passo lento , cadenzato dal rumore degli zoccoli delle bestie , arrivavano alla piazza e si avviavano verso il fiume. E quando il semaforo era rosso  davano un colpo al mulo perché si fermasse.

 Uforobot
 Sicilia orientale, fine anni '70

 
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Commenti al Post:
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 14/06/05 alle 21:38 via WEB
bel bozzetto x l immagine di paese e x francesco ... ricordi che tanti hanno negli occhi ,e complimenti x la scrittura...
(Rispondi)
lilith_0404
lilith_0404 il 14/06/05 alle 23:25 via WEB
la figura di Francesco mi richiama immediatamente alla memoria una analoga figura che c'era in paese da noi: era muto, e si dedicava come unico scopo nella vita a curare la chiesa e suonare le campane, sempre sorridendo e cercando di fare discorsi per i quali non riusciva ad articolare le parole... :)
(Rispondi)
uforobot
uforobot il 15/06/05 alle 12:48 via WEB
sono immagini e sensazione che rimangono dentro. Grazie. Giusi
(Rispondi)
 
MuseoDeiRicordi
MuseoDeiRicordi il 15/06/05 alle 13:05 via WEB
ciao giusi,complimenti x essere il blog del giorno...bella accoppiata e bellissimo post...bacio
(Rispondi)
uforobot
uforobot il 15/06/05 alle 13:37 via WEB
coicidenze fortunate! Grazie. Ciao.
(Rispondi)
mrkrip
mrkrip il 15/06/05 alle 13:38 via WEB
bellissimo post... ne sono rimasto davvero affascinato. baci!
(Rispondi)
lupopezzato
lupopezzato il 15/06/05 alle 20:34 via WEB
...«Francesco lo scemo, era un poveruomo»... chissà, forse non era un pover'uomo anzi, da quello che ho letto, mi sembra capire che fosse l'uomo più felice del paese.. «e, arrivato in cima, s’appendeva alle corde lasciandosi dondolare... la sua musica inebriava il paese e diceva cose che la bocca non sapeva dire. Din don, era la festa che aveva nel cuore»... :o) Era questo il punto preciso dove avresti dovuto fermare il tuo ricordo. Queste persone hanno qualcosa di magico nell'anima e tu sei stato capace di coglierla. Bellissimo :o)
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perlanaturale
perlanaturale il 16/06/05 alle 09:28 via WEB
E' un dono.... quello di avere la gioia nel cuore, anche quando, la vita ha regalato ben poco e credo anche io, che lui non fosse un poveruomo, che la sua semplicità interiore trasformasse in gioia profonda il suono delle campane, che nella musica si liberasse la sua anima ricca e felice trasformando quella musica in qualcosa che inebriava.....è pur sempre la più affascinate, la bellezza interiore..checchè se ne dica....ed è pur sempre la più difficile da trovare...forse solo chi sa spogliarsi delle cose esteriori vi riesce bene...o chi per sua natura, ne è quasi totalmente privo.
(Rispondi)
liberante
liberante il 16/06/05 alle 09:38 via WEB
la mia sicilia della memoria e dei profumi. mio cugino era la persona più dolce e felice che potesse esistere...scemo? non credo si occupava della chiesa e delle campane...grazie il tuo ricordo è il mio ricordo
(Rispondi)
uforobot
uforobot il 16/06/05 alle 14:27 via WEB
garzie a tutti. Un saluto. Giusi
(Rispondi)
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