Scrittori per caso

Post N° 2


Lucus, lassù tra le nuvole in un cielo di metallo liquido, in un tempo antico, avvolto da ombre di lupi,da musiche ormai perse, da leggeri brividi di paura.Lucus, sedotto dal fascino del male,da nere fantasie, da un mondo pieno di denti, ti stagli in un crepuscolo addensato di ombre blu, serrato stretto intorno all’imbrunire. Colmo di alberi fitti ,di vecchi solchi, di argini umidi,vivi nel cielo fra scudisciate di lampi e di tuoni. Ogni tanto il vento cambia direzione, soffia cattivo, inquietante,fa diventare visibile quell’ombra di afrore selvatico, con la testa incassata tra le spalle, le orecchie tese in alto che lecca gocce sulle foglie e tra i rami.Un sogno di terrore per chi e’ sveglio, un incubo per chi è addormentato, infila i suoi aculei nelle morbide linea della terra, nelle nuvole del cielo, gli occhi grandi e disumani, vitrei. Si nutre di sangue tiepido, di pozzanghere putride di foglie, della vita stessa,vagabonda e nomade di desideri inappagati,errabonda di stagioni e d’amore.Cammina lieve, ostinata, con mille amuleti al collo, al galoppo su un cavallo nero, nascondendo il suo sepolcro,vive nelle notti di luna tra cani che guaiscono, sciacalli e avvoltoi, dolce di grano e di raccapriccio, diafana di fango fresco. Assale i viandanti con la furia dell’inganno, li trafigge con rovi, si nutre di morti stanziali,di orrendi delitti. Poi si piega in due, in mille altre ombre, si moltiplica all’infinito,madre degenere di quelle aquile che si librano sulle montagne, in un travaglio, in una pena costante, con nella bocca carne di capre e di tori.La sua vitalità è il movimento, le sua vita la morte, improvvisa e lesta nascosta tra cespugli ardenti e colonne di fuoco, avida, anela a latte e miele, conta le mosche sulla collina, le pene degli uomini, sacrificando agnelli ed erbe amare.E’ un abominio del tempo, il tutto e il niente, la fronte assetata di morte in quelle stagioni di penuria, con la fame nel cuore, la carestia nell’anima, sonda l’erba piu’ verde, sopravvive ingorda, protetta dalla notte, i suoi passi coordinati al suo respiro, lenta in quelle marce forzate. Indolente, ha le orme cancellate dal vento, si trascina stanca in piccoli cimiteri di campagna, tra croci e destini in una eterna allegoria di morte. Appare a mezzanotte sulla torre più alta del castello, con drappi color indaco, un coltello in mano, un tulle azzurro sul cuore, vagabonda di incantesimi silenziosi.Ha ali caduche, una lama d’argento nel cuore, cresce nel vento, nell’odio degli uomini, nelle volute di fumo.Mi ha preso l’anima quell’ombra travestita da uomo, esule e assassina, mi ha affogato nei suoi speciosi occhi neri,  accarezzandomi e possedendomi con i suoi artigli , sottraendomi alla realtà, portandomi alla follia piu’ pura, ho perso lentamente il coraggio, la purezza, la resistenza, mi ha reciso con le sue forbici, mi ha mozzato il cuore, la volontà, l’ultima resistenza.Mi ha fatto perdere i sensi possedendomi in silenzio.Lui demone di lucus, serpente bianco.Ultima ombra della notte.Lucus,31-10-1382Tiziana Monari