SpaceJam

"Mentre parecchi facevano l'università...


...alcuni si impiccavano in garage".Cito una strofa del testo di "Fare i camerieri" di Le luci della città ("Canzoni da spaggia deturpata" - 2008) per introdurre questo post.Torno a scrivere dopo mesi e mesi e mesi di silenzio per parlare del vuoto atomico che l'idea di finire l'università e prendere la laurea crea dentro di me. Schiacciante... dolorosamente incastrata tra la voglia di avere un lavoro e il sapere di non farcela a portare avanti lo studio lavorando. E quindi la voglia di lasciare lo studio sapendo che lasciando il capitolo università in sospeso (dopo averci lavorato su per 4 anni) mi farebbe sentire un peso nell'anima a oltranza per tutta la vita.Si sa che non si sa mai qual è la cosa giusta da fare. Scusate la cacofonia della frase ma la storia del "sapere di non sapere" è ben più vecchia di me.E quindi... domattina, 3 luglio 2009, a Roma, ci sono i provini per entrare nel grande fratello. Sono anni che penso a questa cosa, consapevole della demenza del programma, con l'idea di entrare, vincere e poi... poi andarci pesante. Insomma, farei prendere la piega che dico io alla cosa.Ma il punto è: se mi prendono, lascio tutto per quattro mesi? Ho un esame di architettura contemporanea che posso darlo solo interfacoltà, quindi per farlo devo fissare la data e prenotare tramite la segreteria generale. Se poi non vado perché sono nella casa, è un grosso grosso problema. Per fare un esempio.Lasciare la propria vita per un tot di mesi fuori dal mondo senza sapere bene perché... non sono di certo il tipo che desidera passare qualche anno tra ospitate in tv e in discoteche varie. I miei progetti all'interno del grande fratello sarebbero altri. Però sempre quattro mesi buttati al vento fuori dal mondo...Vabbè, stanotte decido... Vi faccio sapere...C'è chi va all'università, chi si ammazza e chi cerca qualcosa per non fare niente dei due (e qua ci starebbe bene un "ma va lavurà" in milanese...).