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Per la mia amica Elena, la magia del Castel dell'Ovo.


Insomma, cari amici, sto andando a ripercorre a ritroso il mio blog e gli argomenti toccati e mi sono accorto che nel secondo itinerario che abbiamo descritto ci siamo soffermati, più o meno a metà percorso, a visitare l'antico "Castel Marino", l'odierno Castel dell'Ovo. Siamo andati a percorrere le strade e le scalinate che ci hanno consentito di raggiungere le terrazze poste in alto e, dall'alto dei suoi spalti, abbiamo potuto ammirare Napoli ed il suo golfo avendo a disposizione una delle più ampie vedute della città che la stessa ci possa regalare.Ho pensato così, di riproporre un po' la storia di questo antico maniero, di questa fortezza permeata di leggenda e mitologia, con la compagnia di uno storico isolotto e della sua riva che il mare, in tutti questi secoli, avrà baciato milioni di volte, lasciandovi morire dalle sirene agli imperatori e lasciando che si creasse il mistero dell'uovo, croce e delizia di Virgilio e della nostra città.Ma è il mito il "padrone di casa" soprattutto se consideriamo che l'isolotto di Megaride dove sorge la struttura, la leggenda lo vuole come il luogo sul quale si sarebbe arenata la dispiaciutissima sirena Partenope.
Una bella veduta di Castel dell'OvoEh sì, all'epoca anche le sirene, in quanto per metà donna, volevano avere la meglio sugli uomini e, quando questo non accadeva, non è che gli tenevano il muso o si mettevano a fare "'e dispietti" come accade di solito nelle famiglie dopo qualche alterco fra moglie e marito.Partenope, se la prese moltissimo del fatto che quell'orgoglioso, scaltro nonché figlio di buona donna di Ulisse non si fosse buttato dalla nave per inseguirla dopo aver ascoltato il canto melodioso suo e delle altre due sue colleghe. Era impensabile una cosa di questo genere.Fu così che lo sconforto la colse e, in preda alla disperazione, si fece trascinare dalle acque approdando ormai sfinita sull'isolotto di Megaride per poi morire su quel posto e lasciare il suo nome in eredità agli insediamenti locali. Mi verrebbe da dire singolare come comportamento: di solito una donna farebbe in modo da creare qualche problema in più al maschietto irriverente ma, forse, qui subentra il fatto che le sirene erano solo per metà donna.Torniamo  al Castel dell'Ovo. Dopo che fu costruito il ponte di collegamento con la terraferma, il patrizio romano Lucio Licinio Lucullo fece costruire sull'isolotto il Castrum Lucullanum che divenne la sua casa fastosa e lussuosa dove soleva divertirsi con i suoi invitati fra feste e pranzi incredibili. E' da qui che quando si vuole fare riferimento ad un pranzo interminabile  e sfiancante si usa l'aggettivo "luculliano".Nella villa, che fu poi fortificata dall'imperatore Valentiniano III intorno alla metà del V secolo, fu rinchiuso nel 476 d.C., l'ultimo imperatore romano, Romolo Augustolo, che vi morì da lì a poco, segnando così la fine dell'Impero Romano d'Occidente. Successivamente, sull'isolotto e sul vicino Monte Echia posto in terraferma, furono costruiti numerosi edifici conventuali da parte di religiosi e religiose, provenienti soprattutto dall'oriente, che portavano con loro reliquie di santi. Essi erano fuggiti dai loro paesi d'origine per salvarsi dalla lotta iconoclastica promossa dall'imperatore Leone III Isaurico.
Romolo AugustoloDopo il V secolo, tutta l'area divenne un monastero di monaci basiliani. Successivamente vi fu costruito un fortilizio e, nel XII secolo i Normanni fecero ingrandire la fortificazione ulteriormente aggiustata poi, sotto il dominio svevo.Dobbiamo attendere il XIV secolo per capire qualcosa sull'attuale denominazione del castello. Se guardiamo la fortezza dall'alto - e gli antichi abitanti se ne accorsero lo stesso, pur non avendo alcuna possibilità di godere di vedute panoramiche di Megaride - tutto l'isolotto sul quale insiste il castello assume una forma ovale e questa è la prima scuola di pensiero sull'"ovo". L'altra, più accreditata, ci riporta al poeta Virgilio il quale vi avrebbe nascosto un uovo. Con l'uovo sempre integro, la fortezza non avrebbe avuto nulla da temere altrimenti, vi sarebbero state sciagure e tormenti per l'intera città.
Una suggestiva immagine del castello di notteBeh, considerate le numerose sciagure che hanno colpito Napoli nei secoli, mi verrebbe da prendere l'uovo e romperlo in testa a Virgilio, a mo' di shampoo.Le cronache riportano che, al tempo della regina Giovanna I, il castello subì ingenti danni a causa del crollo dell'arcone che unisce i due scogli sul quale esso è costruito e la Regina fu costretta a dichiarare solennemente di aver provveduto a sostituire l'uovo per evitare che in città si diffondesse il panico per timore di nuove e più gravi sciagure.
VirgilioCon il suo pullulare di torri e torrette, l'arcone sulle due parti dell'isolotto e le innumerevoli finestre che punteggiano le sue pareti, Castel dell'Ovo sembra un luogo fatato, lì fra l'azzurro del mare e del cielo di Napoli.Fra i suoi ambienti risalta la "Sala delle Colonne" e la Chiesa del Salvatore che diede il primo nome al castello e per un periodo all'intero isolotto.Oggi, questa splendida cornice tufacea che si protende nel golfo, rientra fra le proprietà del Ministero per i beni e le attività culturali, ospita mostre e convegni a livello nazionale e internazionale nei suoi attrezzatissimi ambienti ed è visitabile tutti i giorni.
Il Castel dell'Ovo di notteChissà che visitandolo, e mi riferisco ai visitatori maschietti in particolare, qualcuno di voi non incontri una splendida fanciulla, affacciata dietro una delle tante finestrelle del maniero, che con la sua voce melodiosa tenti di ammaliarvi. Non fate come Ulisse, lui non sa cosa si è perso!