Specchio di una Dea

Ritorno al "Giardino" - Il luogo sacro


Può sembrare che la sessualità non abbia nessi logici con lo sciamanismo, ma non è così. Una donna che pratica la guarigione sciamanica prima o dopo sperimenta il risveglio delle energie sessuali e deve imparare a gestirle e a dominarle come, e più, delle altre.Una delle principali osservazioni che si fanno sulle antiche immagini femminili rinvenute dall'archeologia riguarda l'evidenza della loro sessualità, che presuppone un modo di esprimerla al tempo stesso sacro e attivamente sessuale. E poichè nella civiltà occidentale le donne sono  definite in primo luogo come oggetti sessuali e/o macchine per la riproduzione, qualsiasi processo tenda a trasformare una donna in soggetto(sovrano della propria vita) mette in questione il suo ruolo sessuale. Siamo inondati di immagini e di pubblicità che utilizzano il corpo femminile e le nostre energie erotiche come allettamento per vendere un prodotto. In quest'ottica, è inevitabile che osservando le immagini di antiche donne consacrate le gente rimanga turbata da ciò che vede. Alcune delle immagini più antiche di donne serpente o di donne gufo sembrano davvero intente a lavorare, a concentrarsi, a fare qualcosa. La loro nudità e la loro sacralità sono più di quanto noi possiamo sopportare tutto in una volta, il paradosso è troppo violento.Nelle caverne paleolitiche risalenti a trentamila anni fa, la vulva, che rappresentava la soglia, l'ingresso nella vita, il distacco dalla morte, fu il primo simbolo religioso. La teologia indiana concettualizza l'universo intero come una manifestazione dell'attività di shakti, il cui grembo creatore è incessantamente attivo, e genera senza sosta tutte le forme, tutto ciò che vive e muore. Fino a una trentina di anni fa le sacerdotesse dei templi indiani chiamate devadasi praticavano ancora attivamente le antiche forme di culto: cucinavano il cibo sacro, danzavano per la Dea (o per il Dio) e celebravano i riti sessuali sacri. Quando gli inglesi giunsero in India, diedero un'occhiata alle davadasi, le chiamarono prostitute e in breve tempo le fecero scomparire mettendole fuori legge.Nelle civiltà antiche le donne godevano di una libertà che noi non possiamo immaginare. La loro sessualità era connaturata alla loro spiritualità.Oggi purtroppo finiamo naturalmente per reprimere la nostra esperienza sessuale interiore ogni volta che essa minaccia di esteriorizzarsi e di smascherarci. Abbiamo interiorizzato l'odio culturale verso la nostra sessualità naturale, sia le sagge paure che adottiamo per sopravvivere e questo ci lascia due esperienze: una avviene dentro di noi in segreto, l'altra si manifesta.La nostra realtà interiore è un "giardino" dove , nei sogni, nelle fantasie, nelle visioni e nel tempo che trascorriamo da sole nella Natura, possiamo arrivare a conoscere la Dea e i suoi antichi usi. La nostra realtà esteriore è invece un'interpretazione di come gli altri ci vogliono. Tutto ciò che è di moda tende a modellarci, almeno a livello subliminale. Ci comportiamo secondo i condizionamenti che abbiamo ricevuto e facciamo le << ragazze serie >> oppure ci ribelliamo contro la società e ci comportiamo da << ragazze facili>>, finendo oppresse in entrambi i casi.Tuttavia il giardino interiore continua a chiamarci e il desiderio di ritorno alla nostra natura divina è abbastanza forte. Le origini culturali dell'Occidente sono inquinate dalla storia di Adamo e Eva e del "peccato originale" che causò l'espulsione da quello stesso giardino il cui ricordo è insito dolorosamente in ciascuna di noi a livello cellulare. In origine Eva, come Lilith prima di lei, era affine al serpente che le sussurrò eresie all'orecchio. Le eresie del "potere del serpente" sono la reincarnazione e la sessualità; l'obbedienza di Eva a questa verità ha condannato tutte le donne all'esilio dal giardino e a partorire nel dolore.Questo "giardino " è dentro di noi, è il santuario sacro in cui ristabiliamo il contatto con la Dea, il profondo femminino, la fonte sotterranea di autorità ed espressione femminile. Un tempo in quel luogo avevamo radici profonde, e da là potevamo esprimere senza fratture il potere e la sessualità.Era l'interezza priva di ambiguità che osserviamo nelle antiche statuette femminili.Eravamo "serpente e uccello", terra e cielo, corpo e spirito. Potevamo invitare il maschio a incontrarci in quel luogo ed egli veniva.Ancora adesso da quel recinto sacro quando come sacerdotessa compio i riti magici del femminino profondo e antico, posso " INIZIARE" e "GUARIRE" l'uomo semplicemente attraverso il suo incontro con me in quel luogo.Quando io entro in questo spazio, mi sento in presenza del Divino e provo un timore reverenziale. Quando il mio compagno percepisce in me questo stato può avere una reazione ambivalente: sentirsi attratto dal suo potere e dalla sua sacralità eppure spaventato dalla sua intensità. In questo luogo(giardino) entrambi ci sentiamo colmi di grazia, uniti come da un filo elettrico.Il tipo di comunicazione accessibile in quel momento, guardandosi negli occhi, a persone "veramente innamorate" può avere una spiritualità insostenibile.Il calore spirituale che ascende in questo spazio elettrificato può purificare e disintossicare il corpo e può perfino svuotare la psiche  dalle immagini negative consentendo al cuore di aprirsi.Una volta sperimentato il sesso-amore a questo livello, non è possibile ritornare a ciò che chiamiamo rapporti casuali.(Il Risveglio della Dea-Vichi Noble)