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Post n°987 pubblicato il 25 Febbraio 2012 da lucfar1
Papa Benedetto XVI, nel suo tradizionale incontro di Quaresima con i parroci romani, ha lanciato un sensato grido di allarme (leggibile cliccando qui): basta con l'analfabetismo religioso. A chi era diretto il messaggio? Sicuramente a chi ancora oggi, pur dicendosi cattolico, ignora i Comandamenti, il Catechismo e quello che è l'ABC della dottrina. Tuttavia, se esistono fedeli analfabeti, le responsabilità saranno sicuramente di qualcuno. Meglio, di alcuni. I "signori qualcuno" sono, niente di più o niente di meno che i preti che, per piacere al mondo, per seguire l'applauso o il favore della gente, dimenticano di insegnare la Dottrina certa e pura della Chiesa a vantaggio di visioni sociali, politiche o sindacali, in contrasto con quanto il Magistero insegna. Tanti preti tuttofare, operano in ogni campo, meno che in quello della diffusione della Dottrina ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Questa degradazione delle conoscenze dei fedeli, sono dunque ... ... attribuibili in parte alla svogliatezza del Popolo di Dio, ma anche a quel clero secolarizzato, quel clero che va in brodo di giuggiole nel partecipare a convegni, tavole rotonde, cortei sindacali o politici e, come giustamente ha denunciato il Papa, si dimentica di tramandare il Magistero immutabile ed infallibile. La Chiesa non chiede al sacerdote di essere marionetta alla mercé delle "mode e delle onde del mondo" così come ha ribadito Ratzinger; al sacerdote si chiede principalmente, la diffusione della Parola e l'amministrazione dei Sacramenti. Indubbiamente, contano parimenti le opere di carità, ma quando queste superano in quantità le occupazioni canoniche, siamo nel campo della filantropia e non della fede, dato che la carità si identifica anzitutto nella volontaria istruzione circa la salvezza dell'anima e non del solo corpo. Il richiamo del Papa, dunque, è risultato del tutto pertinente, così come l'invito rivolto sempre al clero, a non seguire le seduzioni del mondo. Il prete, non sia mai affezionato all'applauso, ma sappia collezionare anche la contestazione. Nelle Beatitudini, infatti, si dice beati a quelli che saranno perseguitati nel mio nome. Fare capire queste cose ad alcuni preti, è molto, ma molto difficile. Così come indurli all'umiltà. Lo ribadiamo, il prete che non rispetta il Magistero e che si discosta dagli insegnamenti in esso contenuti, si presenta come eretico pubblico e come scandaloso esempio per i fedeli; in tempi non troppo lontani, sarebbe stato castigato con giustizia ed anche scomunicato. Bruno Volpe |
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