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Cardinale Martins: rispettare il decoro della Chiesa

Post n°1000 pubblicato il 08 Marzo 2012 da lucfar1

Nel Vangelo della prossima domenica (il brano di San Giovanni nel quale Gesù caccia i mercanti dal Tempio), si parla anche dello zelo che si dovrebbe avere per la casa di Dio, zelo che, con sempre maggiore frequenza, va diminuendo, basti vedere paramenti inadeguati, liturgie sciatte e spesso arbitrarie. Ne parliamo con Sua Eminenza, il cardinale portoghese Josè Saraiva Martins. Eminenza, esiste di tanto in tanto la tentazione in qualche prete, di trasformare la santa Messa in uno spettacolo: "questa visione è inaccettabile e non condivisibile. La messa, semmai, è uno spettacolo della fede, ma il celebrante non può fare quello che vuole, non è lui il padrone della celebrazione e della liturgia. Nessuno è autorizzato, nel nome di una malintesa creatività, a portare novità che non esistono. Il prete deve essere vincolato al messale". Il Vangelo ci dice di una casa di Dio che va tenuta con zelo: "lo zelo del quale parla Cristo è il desiderio di onorare la casa di Dio, ...

... di non trasformarla in un salone per feste. Lo zelo esige rispetto, misura, messe ben fatte, sobrie ed eleganti al tempo stesso. Lo ripeto: la liturgia merita assoluto rispetto, perché con questa si da culto a Dio".

Spesso assistiamo ad omelie che stentano a trovare il bandolo della matassa:

"questo è vero. L'omelia, intanto, deve essere commisurata anche al livello della gente alla quale è diretta. Pertanto il celebrante che conosce il suo auditorio, si comporti di conseguenza. Sarebbe meglio evitare le omelie troppo lunghe e spesso tediose, perché dopo un poco la gente comincia a dare segni di insofferenza".

Che cosa pensa delle omelia - comizio?

"l'omelia non è una catechesi e neppure un comizio. Certo, indirettamente possono trovarsi spunti interessanti legati alle storie comuni, ma questa correlazione sia limitata e modesta. Nell'omelia è importante commentare le letture del giorno e soprattutto non fare comizi".

Battesimo, spesso si mettono nomi stravaganti:

"un errore che palesa lo stato di scristianizzazione del nostro tempo. Sarebbe bello ed auspicabile, porre nomi legati alla tradizione della famiglia e della Chiesa".

Bruno Volpe

 
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