OMELIA DOMENICALE

Omelia del 21Feb.2016


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi! Parola di Dio. San Paolo ci chiama "fratelli" perché la fratellanza non nasce da legame di sangue ma da quello di Spirito ed è per questo che il Signore Gesù ci ha insegnato a pregare dicendo: Padre nostro......  La fratellanza è amore verso chi è come  noi e verso quelli che sono diversi da noi. Con quelli come noi condividiamo ciò che il Signore Dio ci dona, quelli diversi da noi cercheremo di portarli a Lui perché sono  lontani,  sperando sempre  di essere noi sulla giusta via. La fratellanza è amore e l'amore, come già detto, non conosce razza colore e religione. Molte  volte ci scoraggiamo perché, se abbiamo l'amore come speranza, vediamo che non  riusciamo a trasmetterlo a chi è lontano dall'amore e ci chiediamo cosa sia possibile fare con chi non si accorge di vivere nelle tenebre. In questo caso, l'unica speranza è che  il nostro esempio diventi un punto di domanda per chi ci rifiuta. Purtroppo per il male che domina chi rifiuta l'amore, il male peggiore è il bene, perché lo distrugge Noi quando ci sentiamo rifiutati dai nostri fratelli abbiamo la certezza di trasmettere loro amore?  San Paolo, che ha tutta la certezza che la vita sia dietro la croce, sta piangendo perché constata che coloro i quali sono stati illuminati con la parola e con il suo  esempio, ora si comportano da nemici della croce. Questo è l'amore: Piangere per chi è fuori strada dopo aver pianto per i nostri sbagli. I nemici della croce sono quelli che la rifiutano, quelli che non accettano la rinuncia e il sacrificio. S. Paolo, insegnandoci a rinunciare,  non vuole insegnarci cose contro la nostra natura e oltretutto cose che non siano verità. La nostra anima desidera solo la comunione con il Signore Dio e null'altro perché è parte dell'Onnipotente. I nostri attaccamenti,  che generano  inimicizia verso la croce, sono opera dell'ingannatore satana che ragiona in chi non vuol rinunciare agli idoli che ha lui stesso crea nell'uomo. Il maligno vuole questo perché odia l'uomo a causa dell'invidia e vuole portarlo alla perdizione per accontentare l'invidia che lo divora. San Paolo che conosce  la verità sta piangendo perché sa la fine che aspettano i nemici della croce  che lui considera fratelli. Il Signore Dio è vita e nutre le nostre anime, quando l'uomo si lascia convincere dal serpente che la vita è nel cibo, confonde il vivere con il vegetare e per questo il "dio" di questo uomo diventa il suo ventre che accoglie il cibo. Noi siamo sappiamo distinguere il vivere dal vegetare? Per scoprirlo è molto semplice, purché seguiamo l'esempio di San Paolo che piange per quelli che non vogliono rinunciare a nulla, cioè per i nemici della croce ed in particolare quando piange per quelli che pensano di trovare vita nel cibo. Chi è nemico della croce/rinuncia è nello stesso tempo nemico del sacrificio per salvare se stesso ed altri. Nel sacrificio c'è la speranza, nell'ozio o "dolce" far niente non vi è speranza. Dove non c'è la speranza c'è la  disperazione e prima o poi si manifesterà. Nel materiale, basti pensare: Chi lavora si sacrifica ma ha la speranza di guadagnare il necessario per mantenere la vita. Chi non vuol sacrificarsi non lavora, ma non lavorando non ha la speranza di poter mantenere la vita. La stessa cosa vale nello spirituale: Chi è amico della croce sacrifica ma ha la speranza di vivere.  Chi è nemico del croce, come rinuncia e sacrifico, è senza speranza di vita. Noi come siamo? Se accetteremo  la croce come rinuncia e sacrificio, che sono insite nella nostra natura umanadivina, otterremo il passaporto divino per entrare nel regno dei cieli dove il Signore Gesù ci sta aspettando per trasfigurare il nostro corpo in corpo glorioso, quale il Suo che passa attraversi i muri e mangia pane e pesce. Guai allora a coloro che avranno ridotto in  cenere il loro corpo tramite quella che il mondo chiama cremazione. Grazie Signore Gesù.