Spirito del Vento

Post N° 35


(PROLOGO) L’amore è il più bel fiore della giovinezza e lo coglie ancor di più chi di vaghezza è adorno e di bellezza. Psiche era infin talmente bella che Venere ne avea gran gelosia e pregò Amore‚ il primo tra gli dei‚ di maltrattarla‚ compiendo la magia: legarla ad uomo indegno di sua beltade e della sua grande nobiltà. Ma Eros‚ dio d’amore e di saggezza‚ solo a guardarla se ne innamorò ed in palazzo‚ per lui‚ la riservò. Di servi invisibili era regina‚ mentre‚ di notte‚ Amore la prendeva‚ baciandola col corpo che splendeva. E lei‚ rispondendo a quell’ amplesso‚ donava‚ con il cuore‚ tutta se stessa: schiudeva i suoi scrigni al dio supremo gridava al mondo il suo piacere estremo. La luna arrossiva su nel cielo e Notte rinfrescava con un velo le carni di fuoco della fanciulla‚ che Eros stringeva nella culla delle sua braccia divine‚ che d’ambrosia odoravano e di forza‚ con una gran passione‚ Che mai si smorza. Le sorelle‚ invidiose di cotanto amante‚ spingono la fanciulla a verificare se trattasi di Eros o di serpente‚ che ne carpisce amor continuamente. Psiche‚ allor‚Guardando rompe il patto di non scrutare il dio dell’amore‚ che fugge lontano da quel fiore‚ lasciando nel giaciglio solo dolore. La dolce fanciulla lo inseguì: la freccia del nume l’avea punta. Pur di riconquistare il ben perduto‚ affrontò l’ira di Venere‚ pallida e smunta. Concluse le tre prove ma‚ alla terza‚ curiosità la vinse e da sonno mortale fu avvolta‚ come morte nell’Ade l’avesse colta. (EPILOGO) E corse Amore a salvar l’amante‚ rendendole la vita e poi l’amore. La rese dea immortal e sull’olimpo l’accolsero felici gli altri dei‚ regalandole un letto d’ambrosia‚ ove ancor giace‚ con Eros‚ per l’eternità. Se ascolti‚ d’estate‚ tra le stelle puoi udire una musica Divina: le note gravi sono dell’Amore; i gemiti di Psiche sono violini.