La finestra di Ciro

Napoli: …’na carta sporca


Chi pensa che l’immondizia a Napoli sia una problema sorto in questo ultimo decennio si sbaglia di grosso, perché già nel ’77 c’era un artista emergente che lo aveva evidenziato in un suo bellissimo pezzo,
cantando …Napule è ’na carta sporca e nisciuno se n’importa, canzone composta quando aveva ancora diciotto anni. Pino Daniele, questo giovane chitarrista che si era messo in mostra con il supergruppo Napoli Centrale al fianco di musicisti del calibro di James Senese, dal quale si era lasciato sedurre dalle infinite possibilità ritmiche e armoniche della musica nera, chiusa questa esperienza ebbe l’occasione di debuttare come solista con un album tutto suo che la EMI pubblico nello stesso anno. Il lavoro, che prenderà il titolo di Terra Mia, mette già in evidenza quello che sarà per l’Italia delle sette note un vero e nuovo genere musicale, nel quale il dialetto napoletano è mixato in modo originale con l’Italiano e l’Inglese, si esalta abilmente plasmandosi su sonorità blues, jazz e melodie tradizionali napoletane.
Il brano più significativo del LP s’intitola, non a caso Napule è:  il suono di una chitarra tremolante e un avvolgente accompagnamento di archi, descrivono, uno dopo l’altra, le immagini di una città che l’artista ama in modo viscerale.         Nonostante  la povertà dei vicoli, l’aumentato degrado e la dispersione di tanti valori, Napoli è, con le sue grida di bambini in mezzo alla strada,  e coi suoi colori avvolti nell’odore del mare, il posto più giusto per non soffrire la solitudine. Anche sei i suoi suoni e le sue parole sono intrisi di tristezza e malinconia, Pino Daniele con questa canzone riesce a trasmettere quella incrollabile allegria, che in fondo risiede nel cuore di ogni napoletano.         E proprio grazie al “cuore”di questo napoletano doc e del suo amico inglese “Mano Lenta” , sabato scorso allo stadio di Cava dei Tirreni si è  tenuto un concerto per raccogliere  fondi per curare i bambini malati di cancro del centro di Oncologia Pediatrica dell'Ospedale Pausilipon di Napoli.       << Se a me me piace ’o blues – ha confidato “il mascalzone latino”- è anche, se non soprattutto, perché esiste “Slowhand”. Non sapete come mi sento privilegiato, guagliò: suono con Eric Clapton e faccio qualcosa di utile alla mia città, di questi tempi così “scamazzata”>>.         Vi lascio ora all’ascolto di Napule è ,  tratta proprio da quel concerto…