Io ho una figlia di 31 anni, laureata in Scienza delle Comunicazioni con 110, oltre alla sua lingua madre, parla e scrive fluentemente l’inglese e il tedesco; tuttora lavora presso una casa editrice con un contratto a progetto, eppure mesi fa per poter firmare un contratto di affitto è dovuta ricorrere al mio avvallo. Allora mi sono chiesto: a cosa sono valsi tutti quegl’anni d’impegno nello studio da parte sua , e tutto il sacrifico economico da me affrontato, se poi quel merito riconosciutogli dai suoi docenti non è valso a garantirgli neanche un misera affidabilità economica in materia di contratti di affitto ? Certo i tempi sono cambiati, quando io ero della sua età, con la stessa sua preparazione avrei avuto molte più possibilità di scelta, sia nella pubblica amministrazione che nel privato. Ma oggi la situazione è totalmente diversa: il privato, con liberalizzazione del mercato del lavoro, può fare e disfare a suo piacimento, mentre il pubblico difficilmente bandisce dei concorsi, e quando assume lo fa per chiamata diretta. Mentre per quei pochi concorsi che mette al bando, richiede delle conoscenze, che bisognerebbe studiare tre vite di seguito per poterli superare senza problemi. Leggetevi, a titolo di esempio, le prove che bisogna superare per diventare “Segretario di Legazione in prova”, presso il Ministero degli Affari Esteri. Questa ricerca del merito assoluto quando si tratta di “servire” lo Stato, sarebbe accettabile se fosse applicata a tutta la sfera d’interesse pubblico, ad iniziare dalla stessa politica. Ma purtroppo lo scenario politico italiano ci mostra che il “merito” è l’unica qualità che non fa titolo.
Merito e politica in democrazia
Io ho una figlia di 31 anni, laureata in Scienza delle Comunicazioni con 110, oltre alla sua lingua madre, parla e scrive fluentemente l’inglese e il tedesco; tuttora lavora presso una casa editrice con un contratto a progetto, eppure mesi fa per poter firmare un contratto di affitto è dovuta ricorrere al mio avvallo. Allora mi sono chiesto: a cosa sono valsi tutti quegl’anni d’impegno nello studio da parte sua , e tutto il sacrifico economico da me affrontato, se poi quel merito riconosciutogli dai suoi docenti non è valso a garantirgli neanche un misera affidabilità economica in materia di contratti di affitto ? Certo i tempi sono cambiati, quando io ero della sua età, con la stessa sua preparazione avrei avuto molte più possibilità di scelta, sia nella pubblica amministrazione che nel privato. Ma oggi la situazione è totalmente diversa: il privato, con liberalizzazione del mercato del lavoro, può fare e disfare a suo piacimento, mentre il pubblico difficilmente bandisce dei concorsi, e quando assume lo fa per chiamata diretta. Mentre per quei pochi concorsi che mette al bando, richiede delle conoscenze, che bisognerebbe studiare tre vite di seguito per poterli superare senza problemi. Leggetevi, a titolo di esempio, le prove che bisogna superare per diventare “Segretario di Legazione in prova”, presso il Ministero degli Affari Esteri. Questa ricerca del merito assoluto quando si tratta di “servire” lo Stato, sarebbe accettabile se fosse applicata a tutta la sfera d’interesse pubblico, ad iniziare dalla stessa politica. Ma purtroppo lo scenario politico italiano ci mostra che il “merito” è l’unica qualità che non fa titolo.