La finestra di Ciro

Equipe 84: ladri di pentagrammi


Era il giugno del '65 ed io, allora quindicenne, non stavo più nei miei panni, si stava avvicinando la data del grande e immancabile evento ! Domenica 27 era di lì a poco a venire, e i Beatles  sarebbero arrivati a Roma per esibirsi al Teatro Adriano.     Io e mio fratello, più grande di me di tre anni, passammo quei due giorni, domenica 27 e lunedì 28, dalla mattina alla sera fra il Teatro Adriano e l'Hotel Parco dei Principi (dove alloggiarono i Beatles), mentre per il resto del giorno non facemmo altro che assillare mia madre per convincerla a sborsare i soldi per i biglietti di uno dei quattro concerti. Riuscimmo a convincerla in extremis, giusto in tempo per assistere al loro ultimo concerto, quello della sera di lunedì 28 giugno 1965.
     Proprio in quei due giorni , passati nei giardini antistanti al teatro Adriano, ebbi l'occasione di vedere dal vivo parecchi personaggi allora famosi nel gotha, musicale e non. Fra questi c'erano anche l' Equipe 84. Un gruppo italiano già allora famoso fra chi, come me, seguiva la nuova musica emergente, il Pop . A detta proprio del mitico John Lennon, l'Equipe 84 erano l'unica formazione italiana al passo con i tempi, e anch'io, come molti altri in Italia, la pensavo così.     E di ciò ne ero enormenmente orgoglioso, perché pensavo che anche in Italia, nel nostro piccolo, eravamo al passo con la musica di Oltremanica. Ma oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, mi rendo conto che la musica nostrana, più che stare al passo, scimmiottava e scopiazzava a man bassa quel nuovo genere musicale che arrivava dalla lontana Inghilterra. E l'Equipe 84 non fecero eccezione sia nelle canzoni che nelle copertine dei loro dischi, oltre che al loro modo di vestire. Ecco qui di seguito alcuni esempi dei rispettivi abbigliamenti...
... e delle relative copertine dei dischi dell'epoca....
     Ma veniamo ora ai famosi “furti di pentagrammi”. Dovete sapere che, nei primi anni '60, l'Italia del “bel canto” era già in declino e con poche idee nuove, allora i discografici decisero di utilizzare spartiti che, senza nessuna fatica, erano già pronti per essere rifilati al mercato discografico italiano, che era a quei tempi all'oscuro di ciò che avveniva fuori dai suoi confini.     E l'Equipe 84, quelli che io consideravo come l'unico gruppo italiano che poteva opporsi, con le loro originali canzoni, all'emergente strapotere inglese, furono in prima fila tra quelli razziarono gli spartiti di Oltremanica. Non ci credereste, ma ora vi mostro qualche frutto dei loro “furti di pentagramma”. Iniziamo dal disco “Un angelo blu” (vedi sopra copertina disco), che altro non era che la cover di “I Can't Let Maggie go” degli inglesi Honeybus...     Passiamo ora alla bellissima “Io ho in mente te”, pensavate che fosse loro ? E invece no, perché in questo caso gli Equipe 84 si spinsero nella loro razzia addirittura oltre oceano. Infatti l'originale era degli americani We Five, dal titolo “You were on my mind”. Notate in questo video, dove eseguono dal vivo proprio la sopra citata “Io ho in mente te”, se il loro abbigliamento non vi riporta dritto dritto ai Beatles...      Termino questa rassegna di pezzi “rubati”, con un'altra storica canzone degli Equipe: “Tutta mia è la città”. Pure questa fa parte del bottino preso in Inghilterra ai Blackberry, che l'avevano incisa con il titolo “Move”. Buon ascolto e ciao...