Spuma_di_mare

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(*foto: dal web)Ieri ho letto un bellissimo articolo scritto su Vanity Fair (n° 24) da Pino Corrias; intitolato: "Filippo dalla rete al mare".La storia di Filippo, 29 anni e titolare di una società web, mi ha colpito tantissimo, perchè alla soglia dei trent'anni, stanco di un lavoro che lo assorbiva totalmente e lo faceva stare perennemente connesso alla rete, ha deciso insieme ad altri due amici di imbarcarsi per 40 giorni su una barca a vela soli tra cielo e mare.Dell'articolo mi ha colpito questo brano che vi riporto e che ho trovato davvero bello e significativo:"La solitudine porta rivelazioni e risposte . Avevo paura delle tempeste, ma ho imparato che è la bonaccia, la totale assenza di vento, che ti fa sentire veramente nudo, in balia della totale solitudine. La tempesta ti obbliga a reagire, riempiendoti di adrenalina. La calma piatta ti schiaccia, ti mette con le spalle al muro. Come nella vita.Ho imparato che le stelle sono mille volte più numerose di quelle che immaginiamo, ma non sapevo che potessero avvicinarsi così tanto a noi che siamo infinitamente piccoli. Ho imparato che la domanda di che colore è l'oceano non è semplice come sembra, racchiude il mistero di quello che vedo....[...] Ho imparato quanto cielo, quante notti, quanti anni ci perdiamo, noi nativi digitali, per stare con la testa dentro ai social network, casual games, informazioni di bassa qualità...[...]Dice il saggio che l'andata è solo la metà del viaggio. L'altra metà è il ritorno. Ma le cose che vedo e che provo mi stanno entrando così profondamente dentro- le albe, le balene, il sole a specchio, il buio- che il mio ritorno non sarà la fine dell'avventura. Semmai un nuovo inizio. Per rituffarmi nella vecchia vita e trasformarla, farla diventare più consapevole, più profonda. Riempirla di energia, di frequenti tempeste, di nessuna bonaccia".