American Tricolore

Papa Benedetto XVI


L’influenza mediatica e’ una brutta bestia. L’ho guardata negli occhi e me la sono sentita sulla pelle. Ho seguito da vicino la visita del Papa in America - qui a Washington, DC e poi NYC. Leggevo cose sui giornali e guardavo la televisione, poi confrontavo quello che avevo visto e sentito. Non sempre combaciava.La fila degli invitati davanti alla Casa Bianca - dodici mila - era infinita, l’atmosfera da "e’ domenica, andiamo a fare una scampagnata" anche se il prato era il South Lawn e gli ospiti d’onore si chiamavano Bush e Benedetto XVI. Poi sono arrivati alcuni soldati e marines, con le uniformi ciondolanti perche’ sotto era rimasto poco o niente. Tutti con occhiali scuri a coprire le cicatrici dell’anima.Sicuramente non e’ stato un viaggio facile, quello del Papa. Si e’ trovato fianco a fianco con un Presidente che continuava a ripetere la stessa storia: l’America e’ un grande paese, rispettiamo tutti e aiutiamo tutti, siamo cosi bravi noi... Non solo, insisteva nel dire che gli USA hanno bisogno del messaggio di fratellanza e solidarieta’ dal massimo esponente della Chiesa Cattolica. Li guardavo e quello che vedevo era palese: l’omino bianco e l’uomo nero, il teologo ed il cazzone, un uomo di pace ed un uomo di guerra. Secondo me a Papa Ratzinger sono venuti i torcioni. E’ riuscito a malapena a sorridere anche quando la vox populi ha intonato un timido "Happy Birthday to Youuuuu". Pure allo stadio dei Nationals (baseball team di Washington, DC) mi era sembrato veramente teso. Sembrava quasi che li proprio non ci volesse stare, che tutta quella gente magari era venuta per vedere una partita che all’ultimo momento era stata cancellata ed era toccato a lui fare una comparsa. Forse era preoccupato per quello che lo stava per attendere. Una riunione organizzata in segreto che avremmo scoperto poi. Un incontro con alcune vittime degli abusi sessuali perpetrati dai preti. Disperati che non si sono fatti riserve, glie l’hanno cantata di gusto al Papa. E lui che durante tutto il viaggio - a partire dalla conferenza stampa sull’ aereo che lo portava qui, fino alle omelie - ha continuato a ripetere che la Chiesa ha fatto terribili sbagli nel gestire la situazione, che i suoi pensieri e parole grondavano di tristezza e dolore per le vittime innocenti, che i piu’ deboli andavano protetti non abusati nel piu’ vile dei modi.Un viaggio difficile, che proseguiva verso la Grande Mela - a mio avviso un’altra Sogoma e Gomorra agli occhi del Pontefice. Cinque pagine fitte fitte, il suo discorso alle Nazioni Unite. E chi cavolo lo ascolta? E anche se uno ascolta questo trattato di teologia intricato, chi ha la chiave per interpretarlo? Non e’ che, come dopo una messa, uno va dal suo parroco e dice "Scusi, non ho capito bene la frase XY e Z dell’omelia, si puo’ spiegare meglio?". A Ground Zero ha detto poco. Si e’ inginocchiato ed ha pregato. Sembrava che non si volesse piu’ muovere, era tutto raccolto in se stesso, muoveva appena le labbra. Finche’ uno dei suoi scagnozzi lo ha riportato tra di noi, interrompendo il suo discorso con Dio, perche’ c’erano un sacco di cose da fare, come benedire la terra e salutare i soliti rappresentanti della razza umana.Insomma le corse. Su per la Upper East Side di Manhattan a visitare la Sinagoga. Per i comuni ebrei che cercavano di avvicinarsi al loro luogo di preghiera tutti agghingati a festa (qui era la Pasqua Ebraica), sta’ visita era una vera "pain in the neck" (una vera rottura), I Newyorkesi che si affrettavano come al solito andando e venendo sibilavano "This is ridiculous!" perche’ con tutte ste’ strade bloccate non riuscivano a muoversi e diventavano claustrofobici...Poi e’ successo qualcosa di magico. Veramente. Yonkers, il seminario nel Bronx. Migliaia e migliaia di giovani uomini e donne hanno organizzato e partecipato ad una grande festa che e’ iniziata alle prime ore del mattino con concerti, riflessioni, punti d’incontro fino a culminare con la messa celebrata dal Papa nel tardo pomeriggio. Quando l’omino bianco e’ arrivato noi increduli abbiamo assistito ad una trasformazione stupefacente: stava veramente sorridendo, uh, guarda quel guizzo degli occhi, wow adesso sta proprio ridendo. Incredibile. Il papa si era sciolto e salutava muovendo le dita come sulla tastiera di un pianoforte seguendo un leit motiv solo a lui noto.Alcuni giornali sparavano titoloni: Scontri tra protestanti e forze della polizia. Ma quando mai! C’erano tre gatti, sempre gli stessi, che agitavano cartelli con termini ed immagini volgarissime contro la chiesa ed il Pontefice (ve li risparmio). Non c’e’ stato il nessuno scontro, al massimo qualche vaffan’.... da chi era bloccato in macchina nel traffico.Il nostro autista diceva: << Hey guys, cercate di capire. Se succede qualcosa al Santo Padre qui da noi, non ce lo perdoneremmo mai. Non puo’ succedere niente>>.Qualcosa invece e’ successo: l’omino bianco, per un paio d'ore, ha messo da parte la teologia e sembrava solo un vecchietto in un costume strano che sorrideva divertito. Che non e’ poco.