Stefano Maciocchi

L'insuccesso da alla testa


Avrete tutti fatto caso alla corsa all’intervista fatta dai massimi esponenti delle liste che sono uscite sconfitte nell’ultima campagna elettorale di Canale Monterano. Spesso si tratta di interventi che, lungi da fare un minimo di decente autocritica, tentano di spiegare ai lettori il perché ha vinto la lista di Marcello Piccioni. Le tesi sono assai fantasiose e quella più gettonata è che gli esponenti della giunta appena eletta abbiano vinto per le promesse fatte alla popolazione, dando implicitamente del fesso alla maggioranza dei canalesi. Chi legge questi articoli e non appartiene alla nostra comunità si sarà fatta l’idea che Canale è composto da un popolo di beoti, indottrinati ed imbambolati dal pifferaio magico Piccioni che, grazie alle sue pozioni ed alambicchi, ha obnubilato ed ottenebrato le menti. Oppure che la maggioranza dei canalesi è composta da persone che si fanno comperare per un piatto di lenticchie. In realtà il popolo canalese è dignitoso, coraggioso ed onesto, ha saputo compattarsi nei momenti difficili e combattere senza paura contro le discariche e contro i ridimensionamenti della Riserva Naturale. Spesso si dice che un popolo ha i governanti che merita, ma nel nostro caso i canalesi non meritano uomini politici che li insultano sui quotidiani e gettano nel ridicolo l’intero paese. A questo punto sorge naturale una riflessione: possibile che uomini politici navigati siano talmente ingenui e sprovveduti da non sapere che la regola numero uno della politica è quella di non insultare gli elettori? In realtà non sono affatto improvvidi ed il tutto si spiega col fatto che queste interviste non sono rilasciate per raggiungere la collettività: quando si perde occorre fornire delle giustificazioni ai propri superiori e dunque è opportuno fare un po’ di propaganda post-elettorale per lanciare il “si salvi chi può”, addossando le proprie responsabilità ad altri. Insomma si parla al cane affinché il padrone intenda. Tuttavia non è un bello spettacolo vedere la maggioranza dei canalesi utilizzata come parafulmine contro le saette delle sconfitte elettorali e temo che di questi teatrini ne vedremo ancora nei prossimi mesi.Di fronte a tanto avanspettacolo mi colpisce positivamente il silenzio della lista di Marcello Piccioni: è come se avessero implicitamente accolto l’invito di Prodi alla sobrietà ed alla serietà, prediligendo la sostanza alla forma, il fare al dire. E dopo cinque anni di finanza creativa e di contratti fasulli con gli italiani, questo è il codice genetico che deve avere la classe dirigente.