Stefano Maciocchi

Il buongiorno si vede dal mattino


Il buongiorno si vede dal mattino. In genere il primo consiglio comunale è l’insediamento formale in cui maggioranza ed opposizione assumono le proprie cariche in una sorta di gentlemen agreement, a meno di gravi ed urgenti problematiche che emergono nell’ordine del giorno. E’ un evento istituzionale in cui ciascun elemento del consiglio si assume gli oneri ed onori della gestione della cosa pubblica davanti l’intera cittadinanza. E’ in definitiva il primo biglietto da visita con cui un amministratore si presenta alla gente. Il senso di responsabilità ed il rispetto nei confronti della suprema volontà popolare imporrebbero alle parti di volare alto, lasciando alle successive sedute il democratico fluire delle tesi e delle antitesi. Niente di questo si è verificato sabato scorso durante la prima seduta del consiglio comunale di Canale Monterano: il nuovo sindaco non ha quasi avuto il tempo di effettuare il giuramento che le minoranze hanno contestato le procedure istitutive delle commissioni, arrivando persino ad astenersi dalla votazione per vizio di nullità (Fabrizio Ravoni). In soldoni, hanno tentato di piazzare più uomini possibili nella commissione e, non potendo riuscirci in base alle regole ben interpretate dal Segretario Comunale, hanno mostrato all’intera collettività quello che sarà il loro mestiere per i prossimi cinque anni: l’ostruzionismo. C’è una bella differenza tra opposizione dura ed ostruzionismo. Secondo il dizionario della lingua italiana De Mauro Paravia l’opposizione è “nei paesi a regime parlamentare, azione di contrasto esercitata legalmente dai partiti contrari alla politica di maggioranza del governo”, mentre l’ostruzionismo è “azione di intralcio dell’attività parlamentare compiuta dai gruppi minoritari, i quali, sfruttando tutti i diritti e le facoltà concesse dal regolamento, mirano a impedire o ritardare la votazione di un provvedimento o a intralciare l’attività legislativa stessa”. Non è una differenza sottile, né si tratta di sillogismi ipotetici. I due sostantivi separano inequivocabilmente due concezioni di far politica diametralmente opposte: la prima ha come fine ultimo il benessere della collettività, la seconda il mantenimento del potere e dei privilegi. Queste aberrazioni avvengono di solito in tutte quelle associazioni politiche in cui la volontà del partito diventa più importante dei bisogni della gente, in cui i dirigenti non sono portatori di istanze popolari, bensì portaborse e “yes-men” di onorevoli e senatori le cui fortune elettorali durano lo spazio di un mattino. Enzo Biagi, una delle rare menti libere del nostro paese, suole affermare di non avere rimpianti nella sua lunga carriera perché ha sempre sbagliato di testa sua, mai in conto terzi. Ma di Enzo Biagi in Italia ne sono rimasti assai pochi e men che meno negli angusti ambiti delle minoranze comunali.