Stefano Maciocchi

Lo scorporo della ragione


Prodi è stupito, Fassino è perplesso ed i sindacati sono preoccupati. Sembra che in Italia solo Beppe Grillo sia a conoscenza dello stato comatoso in cui versa ciò che resta della "grande industria italiana". Anni fa vaticinò le gesta di Tanzi e compagnia bella. Oggi ci avverte delle disgrazie della Telecom Italia e del suo propretario, Tronchetti Provera, ribattezzato "il tronchetto dell'infelicità" dal comico ligure. I debiti della sociètà di telecomunicazioni sono da sempre a livelli vertiginosi: nel 2004 il tronchetto provò ad appianarli acquisendo la TIM con i soldi prestati dalle banche. Il gotha finanziario italiano, nonchè i giornalisti di materie economiche in libro paga del "salotto buono", salutarono quest'operazione come una grande impresa strategico-finanziaria, parlarono di "convergenza" telefonica e altre fesserie simili. Dopo averla spolpata per due anni, nel vano tentativo di riportare i conti in uno stato decente, Tronchetti Provera se ne disfa come di uno straccio vecchio, mettendo in gravi difficoltà centinaia e centinaia di lavoratori già precari in larga percentuale.Nel frattempo le azioni della Telecom Italia hanno subito un tracollo ed i mercati internazionali, che non sono in libro paga di nessuno, si dimostrano freddi: eufemismo utilizzato dalle solite grandi firme per tacere la scarsa fiducia economica ed imprenditoriale di cui gode il tronchetto a livello nazionale ed internazionale.Il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito: io aggiungo che, oltre alla dabbenaggine, c'è una buona dose di malafede nella classe politica di destra e di sinistra. Malafede che gli impedisce di vedere quello che agli occhi onesti della gente appare come l'ennesimo naufragio di quel misero paese che è diventata l'Italia, immersa nel guano procelloso degli inciuci e del malaffare.