SteveBlues

Credo.


Naturalmente lo sforzo verso questo obiettivo è tutt'altro che leggero o semplice. La prima difficoltà è rappresentata dal fatto che per aumentare la propria coscienza di se è necessario mettersi continuamente in discussione e sopratutto farlo senza cadere nell'autocommiserazione. Se mettersi in discussione per capire se si è scelto correttamente degenera nel senso di colpa o nella vergogna per una scelta sbagliata e che magari ha generato delle conseguenze negative, chi lo fà si troverà bloccato, inchiodato in uno stato psicologico che gli impedirà di compiere nuove scelte o lo guiderà certamente in direzioni sbagliate.E' giusto pentirsi, soffrire se si ha operato una scelta sbagliata ma è opportuno capire che solo attraverso la rielaborazione dell'errore e della sofferenza (a volte purtroppo anche quella che causiamo agli altri) si può evolvere ad un livello decisionale più elevato e magari, col tempo essere in grado di rimediare anche agli errori commessi.Ci dobbiamo poi ricordare che l'interdipendenza tra le coscienze porta a concludere che tra chi ferisce e chi è ferito esiste un concorso di colpa. Non sto dicendo che dobbiamo iniziare ad andare in giro a fare del male al prossimo perchè tanto è per metà colpa sua ma dico solo che quando succede, se è accaduto in buona fede tutte e due le parti devono essere in grado di riconoscere la propria parte di responsabilità. In questo modo tutti e due saranno in grado di progredire, di accrescere la loro coscienza di se e da un episodio negativo si genererà un risultato positivo.Un altra difficoltà e data dal fatto che l'accrescimento della propria autocoscenza che di conseguenza fa evolvere anche la coscienza del tutto, aumenta la nostra sensibilità e la nostra empatia. E questo può causare a chi non è in grado di rasserenarsi da solo sofferenze molto profonde e difficili da capire sopratutto per chi le sta provando.Noi siamo collegati a tutto il resto e potenzialmente possiamo percepire la sofferenza di individui o di tutto ciò che è vivente a km di distanza. Solo che molti di noi schermano questa capacità perchè non in grado di sopportarne le sensazioni che ci provoca. E il non sopportarle e dovuto dalla nostra incapacità di capirne le origini ed il senso.L'unica strada per riuscire a rimanere aperti, ricettivi alle vibrazioni dell'energia anche quando queste ci causano sofferenza, oltre a capirne e accettarne l'origine è trovare qualcosa in grado di rasserenarci. Per me sono la musica e la mia recente passione per l'Aikido.Nel caso della musica però c'è da fare una piccola parentesi. Come per la pittura e per tutte le forme d'arte il coltivarle sortisce un doppio effetto. Da un lato rasserena e rassicura dall'altro aumenta notevolmente (in alcuni più che in altri) il livello di sensibilità ed empatia e così a volte finisce per essere più devastante che lenitiva.Inoltre  la pratica dell'arte genera una sorta di consapevolezza superiore, di collegamento con il tutto, difficile da controllare che sfocia spesso in un conflitto tra il senso di appartenenza alla materia ed il disgusto ed il rifiuto per questa drammatizzando ancor di più il disagio percepito... quindi, bisogna far attenzione e cercare di far crescere certe capacità di pari passo con le tecniche che ci possono aiutare a tenerle sotto controlloIn ogni caso ognuno dovrebbe cercare dentro di sè la via migliore per progredire senza autodistruggersi....