libere parole

Abel Melveny


(Il compratore di macchinari)Compravo tutti i tipidi macchine esistenti:della tecnica meccanica ammiravo quei portenti;una nuova trebbiatrice mi rendeva assai felice,non parliamo di un aratro,tutto nuovo e lucidato.Compravo ogni tipodi macchina esistente:anche se, sostanzialmente,non me ne facevo niente.Ma erano belle, servissero a piantare,pelare, macinare, a spremere o a sarchiare.E poi tutte le mettevo all’aperto, non avevoné tettoie, né ripari,per quei pezzi, così cari:finivano contorterovinate, arrugginite,da sole, pioggia e ventorimanevano ferite.(intermezzo strumentale)E poi quando fu la fine, e il mio polso andava piano,ripensai, dalla finestra, osservando, dal divano,una macina comprataora un po’ deterioratache però non mi serviva,non l’avevo mai usata;a star sempre lì nel pratonon aveva più il colore,penso che, probabilmente,s’era rotto anche il motore.Ero anch’io un capolavorodalla Vita fabbricato: una macchina perfetta,ma non mi ero mai usato.