Pensieri di Diogene

che tempo fa


 Vi ricordate il colonnello Bernacca e il suo Che tempo fa? La trasmissione nacque a metà degli anni ’60 e portò molti italiani ad interessarsi alle vicende del tempo. Con linguaggio chiaro introduceva gli italiani a concetti di isobare e millibar e insegnava loro un po’ di geografia, dove erano le Azzorre, la Groenlandia, ecc. La sua trasmissione diventò una specie di cult per molti. Ci furono altre trasmissioni, più o meno seguite e, col diffondersi di internet, sorsero molti siti di meteorologia. Il più popolare, Il meteo.it, è un vero colosso che nel 2012 fatturava in pubblicità 6 milioni di euro. Io ne prediligo un altro, meteogiornale.it, meno commerciale e che considero più accurato, anche perché fa spazio ad articoli e discussioni scientifiche e pubblica approfondimenti su eventi meteorologici del passato.  Una caratteristica comune, secondo me, a questi siti è l’interesse per gli eventi meteorologici estremi. Ai meteorologi non piacciano le stagioni miti e ripetitive. Sembra che ci sia una vera gioia nell’annunciare imminenti ondate di freddo, di neve, dipioggia, ecc. Devo dire che anche io sono stato a lungo molto affascinato da questi eventi. Diciamo che quando ci fu l’alluvione del 1966 a Firenze io mi divertii un mondo: avevo 15 anni e certo per me era piacevole un mese senza scuola, ma vivevo con felicità quella particolare situazione di emergenza, con l’acqua che mancava e si andava a prenderla alle autobotti o alle sorgenti dei giardini privati, le fialette per potabilizzarla fornite dall’Istituto Farmaceutico militare, devo dire che risultava piacevole anche il traffico inverosimile che ci fu qualche giorno dopo in periferia. Sotto casa mia c’erano file indicibili di auto e volontari che si improvvisavano vigili,con caos immaginabile. Il fatto che ci fossero state anche (poche) vittime e che tante opere d’arte e di cultura siano rimaste danneggiate allora non mi sfiorava. Ovviamente in famiglia non eravamo stati toccati direttamente dall’alluvione… Anche le nevicate (piuttosto rare qui) mi affascinavano e speravo fossero sempre più intense: andare a scuola in prima media sotto una vera tormenta o vivere il freddo dell’inverno 1985 (-23), fu un piacere epico. Mi si ghiacciò il motore della macchina perché non avevo messo l’antigelo, ma non importava. Devo dire che da quella volta cominciai a dolermi un po’ del freddo e ad apprezzare le belle stagioni. Ora, poi, che sono diventato un contadino della domenica, guardo con ansia le previsioni…come si cambia col tempo!