Pensieri di Diogene

cattive notizie


Le notizie peggiori acquisiscono raramente le prime pagine dei giornali, al massimo vengono relegate a un trafiletto.  I telegiornali non ne parlano, i politici neppure.  Io ve  ne propongo alcune e mi direte se ne avete sentito parlare. C’è stata nei mesi scorsi una mobilitazione contro il TTIP, che ha visto oltre 3,5 milioni di persone pronunciarsi contro quel trattato con gli Stati Uniti, che avrebbe  facilitato l’ingresso di merci, anche alimentari, prodotte con  regole diverse da quelle europee e italiane (queste ultime sono, nonostante quello che talvolta se ne pensa,  ancora più esclusive di quelle europee). Il TTIP è stato abbandonato dal presidente Trump (forse l’unica cosa buona che ha fatto), ma ora  il Parlamento dell’UE ha approvato il CETA, che è la stessa cosa, ma con il Canada.  Qual è il pericolo?  La carne, per esempio, oltreoceano è spesso disinfettata prima di essere messa in commercio, pratica proibita in Europa. Gli stati non potranno vietarla in base al principio di precauzione, che fa scartare molte lavorazioni sui prodotti alimentari, perché, se non ci sono prove certe che certi additivi facciano male, le aziende canadesi potrebbero chiamare gli stati in giudizio. E le aziende canadesi sono molto grandi rispetto alle nostre, sono delle potenze. Venendo in Italia, nessuno sapeva, prima che L’Espresso pubblicasse notizia e documenti, che lo Stato italiano ha in passato acquisito, per far cassa, degli strumenti finanziari (derivati)   che hanno portato a grosse perdite (in miliardi di euro): dal 2011 al 2015 oltre 23,  e che rischiano di portarne altre.  il Tesoro non  ne ha mai voluto  parlare, temendo riflessi sulla credibilità, ora per fortuna sta indagando la corte dei Conti.  L’unica cosa positiva è che Padoan  non ne ha sottoscritti altri, ma quelli precedenti rimangono in essere e potranno portare in futuro funesti effetti sulle finanze pubbliche. Appena un cenno all’evasione fiscale, che la Confindustria stima sottragga 130 miliardi di euro l’anno allo Stato e che porta l’Italia a circa il 180° posto nel mondo per fedeltà fiscale.