Pensieri di Diogene

Turismo


Io vivo in una città turistica, che vuol dire un’invasione. Una volta solo d’estate, ormai d’inverno e d’estate, di primavera e d’autunno. Turisti singoli e grossi gruppi di orientali ma anche di americani, soprattutto ragazzi, e poi le scolaresche…Lunghe file agli ingressi dei musei e delle chiese monumentali, selfie a tutti gli angoli, sotto tutte le angolazioni. Dalle dieci di mattina in poi pizze sfornate nei numerosissimi bar, chioschi e ristorantini   con seggiole e tavolini che ormai invadono piazze e vie che non si sa più dove camminare. Anche i supermercati si sono attrezzati con uno spazio per consumare il cibo. Poi ci sono gli ambulanti irregolari che vendono bastoncini per selfie, manifesti sparsi sui marciapiedi, giochetti per bambini. Ci sono anche i madonnari. Girano le carozzelle trainate da cavalli che, a fine corsa, sostano vicino al Duomo; poi ci sono i mezzi ecologici: risciò-bici di varie fogge e capacità. E i pittori da strapazzo, specializzati in piccoli quadri dei monumenti. Una decina d’anni fa cominciò un giapponese, ora ce ne sono centinaia. E poi quello che fa i ritratti e quello delle caricature. Qua e là  musicisti (forniti di permesso del comune) che suonano e vendono i loro  cd. E, ancora, i mimi col lenzuolo bianco e giocolieri di strada con i numeri più impensati. In mezzo al caos, impassibili in tuta mimetica, accanto ai blindati, i soldati, che come facciano con ‘sto caldo con la tuta e il giubbetto antiproiettile non si sa… Ora, io so che il turismo è una grande risorsa, che è bello viaggiare, che è istruttivo. Ma tutto l’insieme mi dà l’idea di una grande follia collettiva.