Pensieri di Diogene

Natale prossimo?


    Ricomincia il tam-tam del Natale. Oggi ho visto addirittura il cruscotto di un'auto decorato con del filo natalizio. Ma siamo al 14 novembre: manca più di un mese. A me sembra che questo desiderio di anticipare sia una vera ansia sociale. Come a riempire un vuoto del presente si cerca di anticipare il futuro. Chiaramente c'è l'imperio delle aziende, dei grandi e piccoli fratelli che sussurrano suadenti nell'orecchio dei consumatori la necessità di far festa, di far regali, di riceverne, di spendere, di mangiare, in tutte le declinazioni divise per ceti e per possibilità finanziarie. Per chi sarà un cenone e pochi regali, per chi andrà a far Natale sul mar Rosso, in Tailandia o chissà dove altro. Ma è indubbio che le persone non sono determinate completamente dall'esterno e che quindi sposano consapevolmente questi stimoli. Non sono uno di quelli per cui il Natale è un giorno come un altro. Non per la valenza religiosa, che, come sapete, non condivido, ma se non altro come ricordo dei natali della mia infanzia o dei primi natali nella nostra famiglia con nostra figlia piccolina e anche qualche natale degli anni successivi e più vicini. Non tanto gli orpelli vari dell'albero, del presepe, dei regali (peraltro utili e modesti), quanto per l'atmosfera, per il piacere di ritrovarsi insieme, di condividere giorni di vacanza, fuori spesso freddi o uggiosi, magari con un amico lontano capitato all'improvviso. Questo potrebbe essere il senso di questa festa, così lontano dall'attivismo consumistico di questi giorni.