Pensieri di Diogene

Vaccini ed età


Quando si è passati al nuovo governo io ero abbastanza contento (anche se, sul piano della pandemia, assolvo il precedente almeno per la prima ondata) perché pensavo che la gestione sanitaria sarebbe stata più razionale, ma ora devo ricredermi. Con 105 e rotti mila morti e la presenza di un vaccino che può impedire di morire, la vaccinazione è stata gestita con criteri del tutto irrazionali. Non si è pensato di proteggere seriamente i più fragili, quelli che se si ammalavano potevano morire, ma è subentrata la logica delle lobbies. A parte i medici e gli infermieri che andavano comunque vaccinati per primi, sì, si è partiti dagli ultraottantenni delle RSA, ma in contemporanea  si è deciso che andavano vaccinati esercito, polizia, professori, ecc, e solo successivamente partire con quelli dai 75 o anche dai 65 che, se ammalati, hanno grande probabilità di morire. Col bel risultato che, nella media nazionale, ma anche in quella regionale, la classe di età   25-29  è stata vaccinata il doppio dei 70-79, e forse occorre considerare che la prima è, presumibilmente, anche una classe più grande. Draghi lo aveva detto in Parlamento, che la vaccinazione andava fatta per età, ma solo dopo le denunzie sui media si è ritenuto di cambiare passo e di scendere per fasce di età. Questo è illogico non solo per i morti (forse non interessa a nessuno se un settantenne muore) ma anche per i costi monetari. Perché, se un poliziotto 25enne si ammala di covid, fa l'infezione a casa, sta in quarantena, lo Stato gli paga la malattia e stop. Se si ammala un 75enne e finisce in terapia intensiva, e magari intubato, sono migliaia di euro al giorno. Io speravo che almeno questo calcolo fosse presente a chi si occupa del nostro Paese, dato che ormai solo "gli sghei" contano, ma evidentemente no.