Le cose della vita

Che cos'è l' amor !!!


La prima volta che la rividi, dopo tanto e tanto tempo, non la riconobbi affatto. Ero in libreria, e giravo tra i tavoli imbanditi di volumi, messi lì come fossero pietanze, lucidamente colorati e perfino odorosi per attirare i sensi prima che il cervello; come sono cambiati i libri: prima erano quasi tutti dello stesso colore, col titolo e l’ autore scritti piccoli piccoli, e adesso invece sembrano trailer di film, con prefazione, critiche positive e note sull’ autore già in prima di copertina: d’ altronde siamo o non siamo nell’ era dell’ apparire ? Lei invece sì che mi riconobbe, e mi salutò, nonostante ci fossimo lasciati malissimo anni prima e per evidente colpa mia; riconobbi il suo sorriso prima ancora che la sua voce, che pure era sempre la stessa.Come stai, e tu, io bene, che fai sei tornata in città, si i figli sono sposati e non avendo niente che mi tenesse a Torino sono tornata a casa di mia madre, e tu che mi dici, mah solita vita, lavoro ancora, figli grandi, abito sempre nello stesso quartiere, strano che non ti abbia ancora vista nei paraggi, per forza sono tornata ieri, e giù una risata. Era, ancora e di più, bellissima. Allora ci si incontra, certo ci si vedrà, ciao, ciao. Ci salutammo con due baci sulle guance come parenti o vecchi amici, e a toccare nuovamente la sua mano mi sorpresi stupidamente emozionato. Mi chiesi chissà come sarebbe stata la vita con lei, che di tanto in tanto ricordavo, ma senza particolari rimpianti, soltanto nei momenti un po’ così. Dopo qualche giorno da quello invece non riuscivo a non pensarci, a casa ero distratto, la mia compagna cominciò a chiedermi cosa avessi da un po’ di tempo, niente qualche preoccupazione di lavoro, ma niente di serio, stai tranquilla. Feci di tutto per rivederla, per rincontrarla, e a pensarci adesso non fu difficile, anzi. E infatti quella settimana stessa la rividi alla fermata dell’ autobus, tornando a casa, io scendevo da quello di ogni giorno, lei da un altro che arrivò nello stesso istante. Ci salutammo, in modo naturale percorremmo la strada insieme, come fosse abitudine farlo, chiacchierammo, poi lei mi chiese se conoscessi un bravo dentista, si che lo conosco, anzi devo andarci proprio dopodomani pomeriggio, se vuoi andiamo insieme, magari chiamo per sapere se c’è spazio. Mi diede il suo numero, per controllare le feci uno squillo, ci salutammo. La sera nel controllare il cellulare trovai un suo sms, era un sorriso fatto con i caratteri :-) : nel buio sorrisi a mia volta. Per niente al mondo potevo permettere che qualcosa rimandasse quell’ appuntamento col dentista, per la prima volta nella mia vita non vedevo l’ ora di andarci : in un angolino remoto della mia capacità di intendere e volere qualcuno ammise che si trattava di un orribile pensiero. Il giorno dopo la chiamai per confermarle l’appuntamento, sarei passato a prenderla l’ indomani alle cinque, ti ricordi dove abito ? , mentii e le chiesi di ricordarmelo, figurarsi, c’ero passato due volte con la macchina sperando di vederla. Arrivai sotto casa sua con un quarto d’ora di anticipo, ma non la chiamai, eppure lei scese prima, disse di avermi visto dalla finestra. Non ricordo come guidai e che strade presi in quel tragitto verso lo studio, ma ricordo benissimo ogni sciocchezza che dissi, improvvisamente e miserevolmente loquace, come le cose di lei, assolutamente saggia, brillante, colta, arguta e … bellissima quando la guardavo, sempre troppo a lungo per uno che stia guidando. Facemmo presto, lei rimediò ad una otturazione un po’ troppo frettolosa, il mio era solo un controllo: benedetti, santi tutti i controlli ai denti. La riaccompagnai, non sapevo come strapparle un altro appuntamento, non potevo chiederle di tornare ancora dal dentista. Lei mi anticipò e mi chiese se avessi voluto salire a prendere qualcosa, ma si volentieri balbettai come un cretino. Adesso non so dire quale fu il momento o la parola che ci fece abbracciare, baciare, sconvolti e affannati sul divano di sua madre, fortunatamente, o forse opportunamente, a cena a casa dell’ altra figlia, ma di quella prima e unica volta che facemmo l’ amore ricorderò sempre i suoi occhi, splendenti e sereni anche nei momenti più animati. La chiamata per sapere dove diavolo fossi finito per fortuna arrivò solo mentre parlavamo delle cose accaduteci dopo esserci persi di vista: si sono uscito adesso dal dentista, c’è stato un caso urgente che ha spostato tutti gli appuntamenti in avanti, ho preferito aspettare, scusa se non ti ho avvertita, sto arrivando. Lei sorrise, vai è davvero tardi, mi baciò lievemente sulla guancia e andò verso la cucina, lasciandomi elegantemente libero il bagno. Vigliaccamente pensai che sarebbe stato impossibile togliere le tracce del suo profumo, e ancor di più del suo odore. Feci una veloce e per quanto potei non profumata doccia, sciacquandomi più volte e stando attento ad asciugare bene i capelli, chissà magari l’ odore sui vestiti dello studio avrebbe coperto tutto. Evitai di salutarla ancora e scesi, incamminandomi verso le mie rinnovate incertezze. Quando la richiamai, il giorno dopo, non rispose, né lo fece le altre volte che provai. Mi feci coraggio e chiamai a casa di sua madre, mi disse che Francesca era tornata su a Torino, sua figlia doveva partorire, non volli chiederle un numero fisso. Pian piano, nel corso dei mesi e poi degli anni che si sommarono a quel giorno, cominciai a pensare che nessuna fosse mai tornata, a riprendersi e a dare qualcosa rimasta in sospeso. Mi rimase, e mi rimane ancora, come unico segno che forse fu tutto vero, una faccina sorridente, fatta coi caratteri.
Buon Natale, davvero, a tutti !