Storia XX Secolo

La disfatta di Caporetto


Sul fronte dell'Isonzo, Cadorna aveva disposto, a sud (destra), la 3ª Armata comandata dal Duca d'Aosta e costituita da quattro corpi d'armata; a nord (sinistra), la 2ª Armata, comandata dal generale Luigi Capello e costituita da otto corpi d'armata. L'offensiva austro-tedesca iniziò alle ore 2.00 del 24 ottobre 1917 con tiri di preparazione dell'artiglieria, prima a gas, poi a granate fino alle 5.30 circa. Verso le 6.00 cominciò un violentissimo tiro di distruzione a preparazione dell'attacco delle fanterie. I rapporti del comando d'artiglieria del 27º Corpo d'armata (colonnello Cannoniere) indicano che il tiro tra le 2.00 e le 6.00 produsse perdite molto lievi. Solo nella conca di Plezzo i gas ebbero effetti apprezzabili.L'attacco delle fanterie cominciò alle ore 8.00 con uno sfondamento immediato sull'ala sinistra, nella conca di Plezzo sul fianco sinistro della 2ª armata. Tale parte di fronte era presidiata a sud, tra Tolmino e Gabrije (paese a metà strada tra Tolmino e Caporetto), dal 27º Corpo d'armata di Pietro Badoglio. A complicare le cose sopraggiunse la situazione – solo leggermente meno drammatica - del fronte del 4º Corpo d'armata (Cavaciocchi), confinante a sud con il Corpo d'armata comandato da Badoglio. Il vero disastro, infatti, cominciò quando il nemico, arrivò a Caporetto, da entrambi i lati dell'Isonzo.La debole, intempestiva ed inefficace risposta delle artiglierie Italiane sul fronte del 27º Corpo d'armata, è una delle ragioni accertate dello sfondamento, ma il motivo per cui ciò avvenne è tutt'oggi fonte di disquisizioni. Incuneato tra i due corpi d'armata ed in posizione più arretrata era stato disposto molto frettolosamente anche il 7º Corpo d'armata comandato dal generale Luigi Bongiovanni. La sua efficacia fu nulla. La mancanza di riserve dietro il 4º Corpo d'armata, fu senz'altro uno dei motivi principali che contribuirono alla disfatta.Nel dettaglio, le ragioni che permisero lo sfondamento furono:Disposizione eccessivamente offensiva della 2ª Armata (generale Capello) ed in particolare del 27º Corpo d'armata (Badoglio), con le artiglierie ed alcune unità (tre divisioni su quattro sulla sinistra dell'Isonzo) troppo avanzate rispetto alla prima linea di fronte e un fianco sinistro eccessivamente debole. Comunicazioni difettose a tutti i livelli, rese ancora più precarie dalle condizioni meteorologiche (pioggia battente e nebbia a valle; bufere di neve in quota) e conseguente assenza di azioni di comando e di manovra. Mancanza di esperienza difensiva: le precedenti undici battaglie dell'Isonzo erano state tutte offensive. Utilizzo difettoso e di scarsa efficacia dell'artiglieria. L'ordine, più o meno esplicito, di non rispondere al tiro di preparazione (ore 2.00 - 6.00) era, infatti, fino ad allora, la regola di utilizzo delle artiglierie nell'esercito italiano. Solo nella primavera del 1918, e proprio a causa della sconfitta di Caporetto, furono cambiate le regole di risposta al fuoco. Debolezza e disposizione sbilanciata delle riserve, tutte a sud della linea di sfondamento. Badoglio, pur essendo a pochi chilometri dal fronte, seppe dell'attacco delle fanterie nemiche solo verso mezzogiorno, e riuscì a comunicarlo al comando della 2ª Armata (Capello) soltanto qualche ora dopo. Cadorna seppe della gravità dello sfondamento e del fatto che il nemico aveva conquistato alcune forti posizioni solo alle ore 22.00.Al di là delle responsabilità di singole piccole e medie unità, le colpe maggiori di ordine strategico non possono che essere attribuite al comando supremo (Luigi Cadorna) e al comando d'armata interessato (Capello), mentre quelle di ordine tattico ai tre comandanti dei corpi d'armata coinvolti (Badoglio, quindi, Cavaciocchi e Bongiovanni). Tutti vennero giudicati colpevoli dalla commissione d'inchiesta di prima istanza, del 1918-19, con l'unica eccezione di Badoglio.Tuttavia l'errore tattico più sconcertante ed oggettivamente misterioso fu senza dubbio operato da Badoglio sul suo fianco sinistro (riva destra dell'Isonzo tra la testa di ponte austriaca davanti a Tolmino e Caporetto). Questa linea, lunga pochi chilometri, costituiva il confine tra la zona di competenza del Corpo d'armata di Badoglio (riva destra) e la zona assegnata al Corpo d'armata di Cavaciocchi (riva sinistra). Nonostante tutte le informazioni indicassero proprio in questa linea la direttrice dell'attacco nemico, la riva destra fu lasciata praticamente sguarnita con il solo presidio di piccoli reparti, mentre il grosso della 19ª divisione e della brigata Napoli era arroccato sui monti sovrastanti. In presenza di nebbia fitta e pioggia, le truppe italiane in quota non si accorsero minimamente del passaggio dei tedeschi in fondovalle, e, in sole 4 ore, le unità tedesche risalirono la riva destra arrivando integre a Caporetto, sorprendendo da dietro le unità del IV Corpo d'armata (Cavaciocchi).Fonte: Wikipedia