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Pietro Secchia ed il mito della resistenza tradita

Post n°3 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da Albatrox1

Pietro Secchia nacque ad Occhieppo Superiore nel biellese il 19 dicembre 1903, è stato un importante dirigente del Partito Comunista Italiano ( PCI ).
 
Secchia nato da una famiglia operaia e frequentò brillantemente il liceo classico, ma a causa della povertà fu costretto ad abbandonare gli studi e a cercarelavoro. Nel 1917 venne assunto come impiegato in un'industria laniera, ma venne licenziato tre anni per aver partecipato ad uno sciopero.
Nel 1919 si iscrisse alla FIGS  ed iniziò un'attività politica sempre più intensa di lotta contro il fascismo.
 
Nel 1931 il Tribunale Speciale lo condannò a 17 anni e 9 mesi di reclusione per attività antifascista. Nel 1936 la sua condanna fu trmutata in confino.
 
Nel 1943 Secchia partecipò alla Resistenza in qualità di commissario generale delle Brigate Garibaldi, comuniste.Come Longo, sosteneva una politica rivoluzionaria che preparasse all'insurrezione armata.
 
Nel dopoguerra, Secchia dovette accettare la svolta di Salerno di Palmiro Togliatti, che spingeva il PCI in direzione della collaborazione con gli altri partiti di massa e con le istituzioni.
 
La posizione di Secchia si indebolitò considerevolmente a partire dal 1954, dopo l'uscita dal PCI di Giulio Seniga, suo stretto collaboratore.dopo aver diffuso un documento segreto del Comitato del PCUS, in cui si invitavano i partiti comunisti a ripristinare i metodi democratici per non ripetere gli errori commessi in URSS.
 
Pietro Secchia fu l’esponente comunista che più di qualsiasi altro incarnò il mito della resistenza tradita, del sogno rivoluzionario, dell’aspirazione comunista alla conquista del potere tramite l’iniziativa popolare rivoluzionaria, contro il disegno togliattiano basato sulla via pacifica al comunismo.
 
Il mito della resistenza tradita e incompiuta contribuì a formare e plasmare l’identità politica delle Brigate rosse.
Fonte: Wikipedia

 
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