Blog
Un blog creato da edu.anna il 03/12/2008

storie di un edu

ragazzi difficili

 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 

 

VACANZE

Post n°19 pubblicato il 17 Giugno 2009 da edu.anna

Sono iniziate le vacanze. Il centro è chiuso e finalmente ci si riposa. Chissà che il tempo porti consiglio

 
 
 

GIGI2

Post n°18 pubblicato il 14 Maggio 2009 da edu.anna

Aprì gli occhi. “Come? Cosa? Ma…Vaffancuoco. Nooo, sono a casa! Ma è possibile!!! Proprio quando cominciavo a divertirmi…Kaiser!!!”

Ebbene si, Gigi si era svegliato, ma questa volta veramente e in camera sua dove chissà da quanto tempo dormiva. In realtà era ancora pieno pomeriggio, non ne era passato molto di tempo infondo, ma il nostro Gigi si svegliò triste, di malumore.

“Vaffancuoco, fancuoco, fancuoco…”

Gigi era solito usare queste buffe espressioni inventate da lui. Semplicemente gli sembrava di dire delle parolacce ma senza far male a nessuno e, soprattutto, senza che la madre gli rompesse l’anima. C’era stato un periodo della sua vita, non molto lontano, in cui Gigi riusciva a sfogare la sua rabbia soltanto dicendo un’infinità di parolacce. Non riusciva a farne a meno, era diventata una mania. Ma ora quel tempo era passato e lui aveva imparato a rendere innocue quelle brutte espressioni trasformandole in qualcos’altro. Più di una volta, proprio con le sue invenzioni, aveva fatto ridere l’intera classe, tranne la maestra però che non gradiva comunque si inveisse contro di lei, nemmeno se con fantasia.

“Ti sei addormentato di nuovo…” lo prese in giro la sorella. “Mio fratello non è normale, sicuramente ha qualche problema di crescita o roba simile” disse all’amica che in quel momento la guardava annoiata dal bagno con un’enorme cuffia in testa. “ Ma chi se ne frega” fece lei. “Piuttosto vieni ad aiutarmi che questa tinta comincia a prudere, sei sicura che non sia pericolosa?”

“Sicurissima, me l’ha consigliata Valeria, vedrai!” rispose chiudendosi di nuovo nel bagno con la compagna.

“Ecco perfino quella stonata ha un sacco di amici” pensò Luigi sentendosi sempre più solo. Decise di uscire, un po’ d’aria fresca gli avrebbe fatto di sicuro bene. Il sole era ancora alto. Avrebbe fatto un salto al parchetto, magari c’era qualcuno che giocava a calcio e lui avrebbe potuto guardare la partita e tifare per chi gli fosse sembrato più simpatico. Al parco però non c’era anima viva. Si sedette su una panchina e cominciò a giocherellare con una lucertola. Sapeva che se l’avesse presa per la coda questa prima o poi si sarebbe staccata. Era tentato da una voglia irrefrenabile di farlo ma si ricordava molto bene che l’ultima volta che aveva torturato uno di quei poveri animaletti si era sentito così in colpa da star male. Lasciò perdere.

L’aria di ottobre era ancora calda. Era una splendida giornata, forse una delle ultime e lui voleva godersela fino in fondo. Fra poco sarebbe arrivato l’inverno buio, freddo, umido e grigio. Fece un profondo respiro liberatorio e nel silenzio della natura sentì delle voci. Qualcuno stava parlando, anzi stava litigando. Luigi si voltò in direzione delle voci e vide tra i cespugli due figure muoversi. Si avvicinò piano, piano cercando di non fare il minimo rumore. E  poi la vide. Era lei, l’assoluta, l’irraggiungibile, la ragazza più bella della sua classe anzi in realtà, ora che ci pensava, era la ragazza più bella che avesse mai visto. Era strano per lui vederla in un contesto così diverso. Di solito la sbirciava da lontano. Sebbene fossero compagni di classe ormai dalla prima elementare Gigi non era mai riuscito ad avvicinarsi a lei. Poche erano state le volte che lui era riuscito a parlarle. Tra il primo e l’ultimo banco c’è un oceano. “Anzi un deserto” sussurrò Gigi pensando al suo ultimo sogno.

Linda ora era lì a pochi centimetri da lui ma non era sola. Un ragazzotto molto più grande di loro la stava toccando, stava cercando di baciarla. Ora la ragazza era costretta a terra con le mani sopra la testa tenute ferme da quelle del ragazzo. Lui tentava di baciarla ma lei si dimenava, girava la testa da una parte e dall’altra. Piangeva sottovoce ma non urlava, non chiamava aiuto.

Luigi era come paralizzato. “Dai muoviti!” si diceva “Fai qualcosa.” Ma il suo corpo non rispondeva ai comandi. Poi si decise e fece l’unica cosa che credeva di essere in grado di fare: l’imbranato!

Si alzò si colpo e si mise a correre. Inciampò con energia in quel groviglio di corpi e cadde giusto giusto di ginocchio nel mignolino della mano sinistra del ragazzotto facendolo urlare di dolore. Linda ne approfittò per liberarsi dalla presa e scappare via.

Luigi si rialzò chiedendo infinitamente scusa ma il ragazzo cominciò a inveire pesantemente su di lui stringendosi il dito tra le mani. Diede una spinta a Gigi che lo fece ricadere a terra ma fortunatamente la cosa finì lì. Il ragazzo se ne andò bestemmiando.

Gigi rimase di nuovo solo. Un ginocchio sbucciato ma nulla di grave. Si mise seduto e bagnandosi un dito di saliva cercò di pulirsi la ferita. Era meglio tornare a casa a disinfettarsi un po’.  “Queste cose non vanno trascurate” si disse.  Ma mentre se ne stava andando una mano lo fermò. “Grazie” le disse una vocina dolce come il miele. “Se non era per te finivo nei guai. Che stronzo, non trovi?”

“Non si dicono le parolacce” esordì Luigi in pieno panico. Lei lo guardò stranita “ Sei proprio strano Gigetto” le disse e se ne andò.

Lui le sussurrò “Mi chiamo Luigi” quando Linda ormai se n’era andata.

Gigi tornando a casa continuò incessantemente a pensare a quella stupida, stupidissima frase che aveva pronunciato “…non si dicono le parolacce… ma si può essere più stronzi di così?

 
 
 

GIGI

Post n°17 pubblicato il 14 Maggio 2009 da edu.anna

Quando si risvegliò si sentiva intontito, spaesato. Aprì gli occhi e rimase per qualche secondo a guardarsi intorno. Non riusciva a ricordare né cos’era successo, né perché si trovasse in quel posto così curioso. Di sicuro era una tenda, molto grande ed accogliente. Tutta colorata. Il profumo d’incenso era ovunque. Con lui non c’era nessuno. Si alzò a fatica. Tutto gli doleva.
“Ecco” disse fra se e se “Ora ricordo”. Come in un film ripercorse velocemente la sua avventura nel deserto. Il caldo, la sete.
Scostò la tenda e si rese conto che era notte. Delle ombre si stavano avvicinando. Luigi si precipitò nella brandina dalla quale, qualche secondo prima, si era alzato. Il cuore gli batteva all’impazzata. Chiuse gli occhi e fece finta di dormire. Dopo pochi secondi entrarono due ragazze che parlavano tra loro in una lingua strana, sconosciuta ma che Luigi stranamente capiva benissimo.
“L’abbiamo trovato oggi” diceva quella che sembrava essere la più giovane “Era svenuto ma sembra forte, sono convinta che si riprenderà”

Luigi si sentì lusingato. Dopo tutto qualcuno stava dicendo qualcosa di carino su di lui e lui non ne era proprio abituato. Era una bella sensazione, molto, molto piacevole…
“Ehi, ehi tu sei sveglio?”
“Eh!? Chi siete? Che volete? Cosa ci faccio qui?”
“Non ricordi nulla?” chiese la ragazza con voce gentile.
“No” mentì Gigi “Nulla, dove sono?”

“Sei a casa nostra, straniero” intervenne la donna più anziana. “Sei nostro ospite, non ti preoccupare, ci prenderemo noi cura di te. Ora mangia qualcosa e poi cerca di riposare, vedrai che molto presto anche i tuoi ricordi torneranno. Buona notte.”
Gigi rimase nuovamente solo. Accanto a lui un piatto di cibo. Riconosceva del riso, qualche pezzo di carne e delle verdure. Sembrava ottimo. Ne ingurgitò un primo boccone ma si pentì subito di quell’ingordigia. Il fuoco riempì in breve tempo la sua bocca. Era la cosa più piccante che avesse mai mangiato. A lui non era mai piaciuto il cibo piccante ma finì il piatto ad una velocità supersonica. Evidentemente i gusti cambiano!

 
 
 

GIGI

Post n°16 pubblicato il 14 Maggio 2009 da edu.anna

A furor di popolo (...come no!) il protagonista della storia non si chiamerà più Otto ma Luigi. I bambini hanno deciso!!!

 
 
 

LE AVENTURE DI OTTO 2

Post n°15 pubblicato il 06 Maggio 2009 da edu.anna

Dopo pranzo Otto si impose di non dormire. Era domenica e tutta la famiglia faceva sempre un riposino ristoratore ma Otto aveva già sognato abbastanza. Era ora di vivere un pò di realtà... Prese l'Xbox e cominciò a giocare al suo Tekken preferito, il numero 2. Non aveva rivali, era sicuramente il migliore di tutti. Per la verità non si era mai confrontato con nessuno e la seconda versione era la sua preferita perchè era l'unica che possedeva.
Questi pensieri lo rattristarono. Gettò il videogioco sul letto e vi ci si buttò sopra nascondendo la testa sul cuscino. Perchè non riusciva ad avere un vero amico? Perchè si ritrovava ad essere sempre solo?
Era la prima volta che Otto aveva pensieri così su se stesso, sulla sua vita. E tutto ciò gli faceva molto male. Non poteva sapere che proprio in quel momento stava crescendo.
"Forse" si diceva "se riuscissi a convincere mamma a comprarmi il cellulare nuovo!" A nove anni Otto era tra i pochi della classe a non possedere un telefonino con funzione Bluetooth. I suoi compagni passavano la maggior parte del tempo a scambiarsi musica, a fare video divertenti, a mandarsi sms, mms e chi più ne ha più ne metta. Il mondo della scuola era un postaccio difficile e inospitale per i tipi banali come il nostro Otto.
Neanche a dirlo il ragazzo chiuse gli occhi e si addormentò.

Questa volta si ritrovò in un'altra dimensione, in una realtà diversa e affascinante. Tutto intorno a lui c'era soltanto il deserto. Niente tv, video, telefono ed ora che ci rifletteva su bene non c'era nemmeno un goccio d'acqua. Come avrebbe fatto a sopravvivere? Cominciò a camminare seguendo un sentiero immaginario tracciato sulle dune che lui sentiva di conoscere molto bene. Il sole era cocente ma le forze non gli mancavano. Camminò senza sosta per ore ed ore quando finalmente si aprì di fronte ai suoi occhi una magnifica distesa di verde. Alberi e acqua lo attendevano lì, a pochi metri, ma più si avvicinava e più la sua salvezza si dissolveva.
La disperazione cominciò ad avere il sopravvento. Quell'acqua era solo un maledetto miraggio e lui ora era davvero al limite delle proprie forze. Cadde a terra. Tentò di rialzarsi ma cadde di nuovo. Non ce la faceva più. Era arrivata la fine. Perse i sensi...

 
 
 
Successivi »
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

MAN_FLYfraroby1968jackpiacelokas.buberallesmgi.amatidesideriax0iannaconematteoladydark777SirenettaLauraSirStephen.61dananoc83to_revivepiratadelleroscharquai67
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963