Il coraggio di guardare il cielo

Post n°3 pubblicato il 23 Ottobre 2008 da gvdgl8
 

Un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere corrono senza sosta, perfettamente organizzate. Sezione trasporto aghi e foglie; sezione ricerca semi, insetti, larve; sezione allevamento e cura piccoli; comitato difesa dagli assalti...

Un giorno la formica n. 49.783.511 si fermò. Ansimando s'appoggiò al lungo ago che stava trascinando e alzò lo sguardo. Si sentiva svenire... abituata a scansare i fili d'erba, i sassolini, i bruchi, ora i suoi occhi si smarrivano nell'azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava d'emozione guardando il grande tronco, i rami ordinati, il verde brillante.

"N. 49.783.511 - gridò il capo settore - gli altri sgobbano e tu poltrisci! T'assegno un quarto d'ora supplementare!".

La sera la formica n. 49.783.511 fece il recupero di lavoro. Poi mentre tutte s'infilavano nelle tane, restò fuori e scoprì le stelle. Un incanto!

Tutta la notte ebbe gli occhi pieni di luce. Da allora i turni supplementari aumentavano, ma lei non si preoccupava. Diceva a tutti: "Alzate gli occhi: c'è qualcosa di grande sopra di noi, non possiamo portare solo larve e semi! Non avete mai guardato nemmeno l'abete?".

La prendevano in giro: "Tu guardi e guardi, ma come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la casa quando piove?".

La formica n. 49.783.511 lavorava, s'impegnava, rendeva bello il suo formicaio. Ma brontolavano lo stesso: "Se guardare il cielo fosse utile, dovresti essere più brava di noi, invece sei anche tu come noi. Le stelle non servono a niente".

Che volete, per capire che cos'è guardare il cielo bisogna provare, spiegare non si può.

Hai mai provato a spiegare la preghiera? C'è sempre un tizio pieno di "saggezza", che ti risponde: "uomo n. 789.451.331 smettila:  bisogna studiare, lavorare, produrre; fare sport per mantenersi sani; bisogna cambiare il mondo, avere mentalità scientifica; bisogna divertirsi, essere moderni ...".

Il formicaio umano va avanti. Molti credono d'essere importanti solo perché portano aghi d'abete, o costruiscono case, o governano il mondo...ma non hanno il coraggio di guardare il cielo...e sono distrutti!

 
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Solo il vento lo sa

Post n°2 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da gvdgl8
 

Un mattino il soffione fu afferrato dalle dita invisibili e forti del vento. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute e volarono via, ghermiti dalla corrente d'aria. "Addio... addio", si salutavano i piccoli semi. Mentre la maggioranza atterrava nella buona terra degli orti e dei prati, uno, il più piccolo di tutti, fece un volo molto breve e finì in una screpolatura del cemento di un marciapiede. C'era un pizzico di polvere depositato dal vento e dalla pioggia, così meschino in confronto alla buona terra grassa del prato. "Ma è tutta mia!", si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici.

Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina sbilenca e scarabocchiata. Proprio su quella panchina si sedeva spesso un giovane. Era un giovane dall'aria tormentata e lo sguardo inquieto.

Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno. Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento. Rise amaramente: "Non ce la farai!

Sei come me!", e con un piede le calpestò. Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro. Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda coraggiosa pianticella.

Dopo qualche giorno spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità. Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l'amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sullo schienale della panchina e gridò: "Ma certo! Ce la possiamo fare!". Aveva voglia di piangere e di ridere. Sfiorò con le dita la testolina gialla del fiore.

Le piante sentono l'amore e la bontà degli esseri umani. Per il piccolo e coraggioso dente di leone la carezza del giovane fu la cosa più bella della vita. 

Non chiedere al vento perché ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi. Tu sei un messaggio.

 
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       I due vasi

Post n°1 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da gvdgl8
 

Un’anziana donna cinese aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto ed era sempre pieno d’acqua alla fine della camminata dal ruscello a casa, al contrario di quello crepato che arrivava sempre mezzo vuoto. Per anni andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.

 

    Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato creato.

 

    Un giorno parlò alla donna lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa!"

 

    La vecchia sorrise: “Non ti sei accorto che ci sono dei fiori sul sentiero dalla tua parte, ma non dalla parte dell’altro vaso? E sai perché? Perché io ho sempre saputo del tuo difetto ed ho piantato semi di fiori dal tuo lato, sul sentiero. Ogni giorno, mentre torniamo a casa, tu li innaffi.  Per anni ho potuto raccogliere quei bei fiori utilizzandoli per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa. Ognuno di noi ha una propria specifica caratteristica. Ma sono la crepa e il difetto che ognuno ha, a far sì che la nostra vita sia interessante e gratificante”. 

 
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