STORM_X

 


Prendendo spunto dai due interventi di teoclide e mauro, vorrei approfondire i concetti che ho loro appena accennato nel messaggio precedente intanto per affermare (per quanto mi riguarda) che "la normalità" (sempre secondo me) non dipende da alcun fattore, né la si può "misurare", essendo essa stessa una convenzione, un fattore assolutamente non tangibile né tantomeno "regolato" o regolabile da norme predefinite... mi chiedevo infatti: "...e se la cosiddetta normalità non dipendesse da nulla? ...se non esistesse, se fosse soltanto un vocabolo inventato per descrivere qualcosa che "convenzionalmente" dovrebbe (secondo chi?) essere "così o colà" ma che in realtà non è catalogabile da nessuno?? E poi: cosa si può definire "normale" e cosa "anormale"?!?! Secondo punto del mio mini-ragionamento: l'uomo in sé presenta molteplici "sfaccettature" che lo fanno apparire diverso a seconda delle circostanze e, pur rimanendo egli sempre uguale e coerente con se stesso, è considerato dagli altri sempre in maniera differente, talvolta così talvolta colà sempre però restando un individuo che non può assumere e presentare "canoni" unici, statici e definibili... i nostri comportamenti sono strettamente collegati alle situazioni e ai contesti in cui ci ritroviamo, ma non per questo se oggi appaio aggressiva e domani dolce vuol dire che il mio interlocutore ha parlato con 2 persone differenti: in me sono presenti e "latenti" tanti comportamenti e modi di essere anche tra di loro contrastanti...ciò secondo voi può voler dire che ognuno di noi è "normale" ed "anormale" contemporaneamente?!?!?!?!?!?(sì)