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BOLIVAR A MILANO NEL 1805

Post n°75 pubblicato il 08 Giugno 2011 da assostrdabonaparte

“Giuro innanzi a voi; giuro per il Dio dei miei padri; giuro su di loro; giuro sul mio onore e sulla mia Patria che non darò riposo al mio braccio né pace all’anima mia fino a quando non avrò spezzato le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo” Queste furono le parole che Simon Bolivar, il Libertador, pronunciò a Roma il 15 Agosto 1805 sul Monte Sacro. Era stato un anno inteso per Simon de Bolivar in Italia, paese verso il quale nutriva un , un rapporto intenso e non di facciata. Il Libertador riconosceva al nostro Paese una sintesi eccelsa di cultura universale, di oriente e occidente. E ammirazione vera e sincera verso i precursori del Risorgimento nazionale e dell’illuminismo come Filangeri ,Foscolo, Monti e Verri che secondo Bolivar sapevano coniugare gli ideali dei Rosseau e Montesquieu per porli al servizio del popolo. Nel Maggio del 1805 ebbe modo durante la sua presenza a Milano di porter venir a contatto direttamente con molti di quegli intellettuali che aveva conosciuto solamente tramite i loro i scritti e frequentare i circoli liberali e più avanzati dell’aristocrazia lombarda che già allora comprendeva la necessità la necessità di costruire una società inclusiva e che il benessere collettivo passava attraverso la soluzione dei problemi che oggi potremmo definire di “marginalità sociale” . Questa “borghesia illuminata” ambrosiana susciterà molto interesse nel Libertador . Il 26 Maggio 1805 Simon Bolivar fu presente all’incoronazione di Napoleone nel Duomo di Milano provocando un forte dolore personale e ideale , l’incoronazione di Napoleone viene vissuta , potremmo dire in modo “foscoliano” da Simon Bolivar come la fine di un sogno , un sogno caratterizzato dalla vittoria degli ideali di libertà , eguaglianza e fratellanza . Ma allo stesso tempo se da un lato vede nel nuovo sovrano d’Italia il tramonto di quegli ideali per i quali una generazione in Francia si era battattuta rimane allo stesso tempo fiducioso perché è cosciente sapeva che il momento del riscatto nazionale per l’Italia e per l’America latina era vicino. Infatti il Libertador con un raffinato grado di conoscenza delle questioni politiche internazionali, nutriva la consapevolezza che il suo sogno di unire l’America Latina dal Messico all’Argentina, fosse una base importante per un diverso assetto degli equilibri mondiali. Anzi, potremmo parlare di ordine mondiale. Bolivar, infatti, sapeva che la sua lotta di liberazione non poteva essere considerata esclusivamente nell’area geografica in cui si svolgeva, dato che essa coinvolgeva interessi enormi di altri Paesi. Come Garibaldi, come Mazzini, non ha mai fermato lo sguardo ai confini nazionali, bensì seppe dare alla sua visione di libertà e unione dei popoli un valore universale; essa si fondava su forme di organizzazione transnazionali che rispecchiassero i grandi assetti continentali con le proprie caratteristiche politiche, economiche , culturali. In chiusura vorrei ricordare le parole di Luigi Musini, patriota garibaldino: “Quest’uomo straordinario, il cui nome io pronuncio con rispetto ed amore, come gli antichi eroi della Grecia e di Roma, ebbe un solo culto: la patria; una sola aspirazione: la libertà. La sua tomba è un altare, dove le generazioni degli uomini liberi depositeranno eternamente il fiore perenne della gratitudine.

Dott. Marco Baratto

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