Creato da SbAmBaTa il 02/10/2007
Ci sono giorni in cui pensi che tutto vada a rotoli... ci sono persone che riescono ad affrontare i propri problemi... e altre che si fanno soffocare da questi ultimi... Io voglio essere diversa... ORA... voglio essere... VIVA!?!
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Parte Prima...
L’ospedale aveva un profumo di rose fresche, i muri erano
colorati, e c’era un’aria di felicità tutta intorno a me. Questa volta non mi
faceva paura, ma mi rendeva serena, riusciva a darmi sicurezza e protezione.
Ricordo ancora l’ultima volta che mi trovai in quel luogo.
C’era odore di sudore, le pareti erano sporche, i corridoi ricolmi di persone
in cerca d’aiuto e si udivano le urla di persone disperate, il pianto di chi sapeva
che la persona che ama non sarebbe tornata più, e quel giorno a piangere fui anche
io!
“Nonna non c’è più”, ma le mie gambe avevano già smesso da
un pezzo di reggermi, e la mia mente rifiutava il pensiero.
“Non fare così, lei soffrirebbe nel vederti piangere”,
avrei voluto urlare “E io? A me chi ci pensa?”, ma la mia voce non voleva
uscire.
La mia nonna era come una madre per me, sentimenti che non
si sarebbero potuti spiegare. La mia infanzia l’avevo vissuta con lei, come la
mia adolescenza, e il mio diventare Donna. Ero la sua vita, il suo gioiello, la
sua ancora di salvezza. No.. non poteva essere vero, quella donna sotto quel
lenzuolo non era lei, si erano certamente sbagliati, la mia nonna stava
dormendo!
Ma non era così, non si erano sbagliati, non stava
dormendo.
Poi guardai lui, l’uomo che aveva condiviso con lei quasi
50 anni, con quei suoi occhi grigi che ti parlavano, che i dicevano ti voglio
bene, che ti facevano capire che eri importante; quegli occhi quel giorno
chiedevano aiuto, si stavano spegnendo!
Fu il giorno più brutto della mia vita fino ad ora, e mi
ripromisi di non entrare più in un ospedale.
Ma così non fu!
Eccomi di nuovo qui, ma come vi ho detto questa volta sono
felice.
“Ho paura!” dissi, “Paura di cosa?” mi rispose, “Ho paura
che le cose non vadano per come dovrebbero!”. Ci fu silenzio per un secondo in
quella stanza, poi mi guardò, mi prese la mano, e sorrise.
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